Recensione: 21

Di Kiara Laetitia - 24 Febbraio 2012 - 0:00
21
Band: Rage
Etichetta:
Genere:
Anno: 2012
Nazione:
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85

Cosa dire di una band con quasi 30 anni di carriera alle spalle che non sia già stato detto e scritto? I superlativi chiaramente si sprecano, perché i Rage sono una di quelle band che sfornano sempre lavori di ottima qualità, nonostante sia difficile essere sempre al top, album dopo album per 21 dischi.
Eh sì, ‘21’ è il ventunesimo album del trio tedesco, una celebrazione al numero copioso di dischi prodotti, ma anche un omaggio al gioco del blackjack e una metafora sulla vita: si gioca, si rischia, si perde, a volte poco a volte tutto…
Un disco nato dalla voglia di fare heavy metal, di quello puro, possente; i Rage amano quello che fanno e si divertono ancora come trent’anni fa e non è cosa da sottovalutare, specialmente nel music business odierno dove ormai le band cercano (e badate bene, ho detto “cercano”) di produrre album che possano piacere, per attirare fette di mercato. Questo non è lo spirito ‘metal’ e non è quello che l’heavy metal ha sempre rappresentato: la rottura con gli schemi del mainstream e di tutto quello di tendenza.
Quello che si può avvertire ascoltando questo album è onestà, libertà espressiva e intellettuale e tanto sano divertimento in studio. Ogni canzone è uno schiaffo in faccia non solo per la musica, ma anche per i testi. I Rage, infatti, in questo lavoro, parlano dei rapporti difficili con i genitori, di suicidio, tutti testi di esperienze vere vissute dalla band.

L’album parte con l’intro ‘The House wins’, una conversazione al casinò fra il rumore delle fiches che ci porta subito nell’atmosfera giusta. Segue ‘21’ la titletrack, possente e melodica, vera opener, che parte con un vibe in stile Alice Cooper, per poi trasformarsi in un inno heavy metal. È incredibile sentire degli artisti che dopo anni di carriera hanno ancora la passione di fare questo mestiere e di crederci…e questo davvero si sente nel disco. André e Viktor la fanno da padroni non solo in questo pezzo ma in tutto l’album.
Segue ‘Forever Dead’, una delle migliori tracce a parere di chi scrive. È potente, veloce, graffiante, in alcuni passaggi mi ricorda persino i Metallica. Il ritornello è di quelli da cantare a squarciagola, horns up.
‘Feel my Pain’ è la prossima. Apre sommessa, quasi sottovoce, ma quando entrano le chitarre si trasforma in un potente e ben calibrato mid-tempo. Molti potrebbero definirlo un pezzo “pop-metal”, ma questo brano è la dimostrazione che non bisogna sempre correre per fare delle ottime canzoni. Nelle parti senza chitarre, la voce di Peavey ha un qualcosa di magico, si sente la sofferenza, il dolore, riesce ad essere sporca e cristallina allo stesso tempo. E’ difficile da spiegare, bisogna ascoltare.
‘Serial killer’ è rabbiosa e funge da trait d’union con ‘Psycho Terror’, un pezzo con un groove particolare, in cui le chitarre sono magicamente distorte e ben si accompagnano al lavoro dietro le pelli di André. Verso la fine del pezzo vi è persino un piccolo assolo di batteria. Come dicevo prima, solo chi ha passione per il proprio mestiere riesce ad avere tali raffinatezze e i Rage adorano quello che fanno.
‘Destiny’così come ‘Death Romantic’ sono altri due inni. I ritornelli sono sempre le parti più melodiche dell’intero brano e ben si presteranno per la performance live, mentre invece ‘Black and White’ passa abbastanza inosservata. Ma non è ancora il tempo di riposarsi, ecco infatti che arriva ‘Concrete Wall’, altro pezzo di rilievo di questo disco. Smolsky ci incanta anche questa volta con i suoi virtuosismi.
Il disco si chiude con ‘Eternally’, una ballad. Lo stile però non quello classico da ballad, ma è di influenze dark, sentimentale, ma con un lato oscuro. La voce è profonda, ricca di dinamiche e potente.

La produzione è stata curata nei minimi dettagli da Charles Bauerfeind (Hammerfall, Helloween) e dallo stesso Viktor Smolsky; le chitarre regnano sovrane, la batteria è potentissima e la voce fa da collante a questo lavoro.
Sono convinta che questo disco piacerà ai fan dei Rage e, per chi non lo fosse, consiglio di ascoltarlo.

Kiara Laetitia

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Tracklist:
01. House Wins
02. Twenty One
03. Forever Dead
04. Feel My Pain
05. Serial Killer
06. Psycho Terror
07. Destiny
08. Death Romantic
09. Black And White
10. Concrete Wall
11. Eternally
 

Line-up:
Peter “Peavy” Wagner – Voice & Bass
Victor Smolski – Guitars
André Hilgers – Drums

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