Recensione: A Beautiful Sickness

Di Stefano Risso - 3 Luglio 2005 - 0:00
A Beautiful Sickness
Etichetta:
Genere:
Anno: 2004
Nazione:
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80

Davvero una bella sorpresa questi Project: Failing Flesh. La
formazione americana debutta sul mercato discografico nel 2003 con A Beautiful
Sickness
che nonostante sia il primo lavoro in studio mette in luce le
buonissime qualità del gruppo con una proposta a cavallo tra la tradizione e la
modernità.

Il combo è composto da un terzetto di musicisti: Eric Forrest
al microfono (ex Voivod), Tim Gutierrez e Kevin 131 agli strumenti (non meglio
precisati nel libretto del disco). Un disco a cavallo tra vecchio e nuovo
dicevamo. Questa è stata la prima sensazione che mi è pervenuta ascoltando le
dieci tracce del cd. Si tratta di un thrash metal condito da numerose influenze
con inserti strumentali/elettronici a volte davvero sorprendenti. Alla base
della proposta dei PFF sta un thrash robusto e trascinante, appartenente alla
scuola degli anni 80, sopra il quale i nostri giocano a mescolare le carte, in
modo da assecondare la propria ispirazione al meglio. Non mancano però richiami
al thrash “futurista” di gruppi immensi come SYL, Meshuggah o Fear Factory (o
agli stessi Voivod), influenze death metal, industrial, senza rinunciare
all’utilizzo di filtri vocali, loop futuristici, tastiere, piano e addirittura
di un violino. Niente paura…tutto questo popò di strumenti e citazioni non
risultano slegati all’interno del disco. La bravura di questi musicisti è
davvero notevole nel rendere le canzoni dirette e dall’ascolto molto non troppo
difficile, tenendo conto della quantità di influenze e strumenti utilizzati.

Il disco parte subito alla grande con tre songs una meglio
dell’altra. La title-track posta in apertura è quantomai indicativa di cosa si
troverà nei minuti seguenti. Dopo una prima parte di puro thrash un organetto dà
l’inizio ad uno dei momenti migliori del disco: riffs squadrati e pesantissimi,
blast-beat e voce pulita filtrata, seguiti da un intermezzo pienamente death
metal (con tanto di accenno in growl) che si dilegua un break atmosferico, prima
di ritornare al thrash d’inizio canzone. Planet Dead ricalca lo schema della
precedente traccia con rinnovata violenza e feeling. La terza 9mm Movie è un
brano lento e decadente, dove fanno la voce grossa gli arrangiamenti, gli
inserti sinfonici e un malatissimo violino sul finale. Se il disco si mantenesse
su queste coordinate avremmo di fronte un autentico capolavoro; purtroppo le
restanti canzoni non riusciranno ad eguagliare le prime tre. La coppia Scene The
Crime
e Entrance Wound sono comunque pienamente soddisfacenti, anche se la
componente sperimentale forse calca un po’ la mano (vedi l’accompagnamento di
pianoforte completamente dissonante e ai limiti della cacofonia nella quinta
traccia). La seconda parte del disco si lascia ascoltare volentieri, dove
spiccano la settima Dementia Pugilistica, dove le sperimentazioni sono messe da
parte a favore di un thrash/death potentissimo, Taste Of The Lie (in pieno stile
Ministry) e la nona Higware Act che nelle ritmiche e nel cantato (qui
particolarmente urlato) ricorda il genio Townsend. Chiude una cover dei Venom (Warhead)
rivisitata secondo i canoni dei PFF.

A Beautiful Sickness è quindi di un disco nel
complesso ben riuscito, che gode di una produzione praticamente perfetta.
Nonostante le numerose influenze e gli strumenti insoliti utilizzati, questo
album gode di una propria identità e risulta ad essere a tratti molto
convincente. Onore a questi musicisti alla ricerca di forme sonore proiettate
nel futuro senza snaturare l’essenza del metal. Vivamente consigliato.

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