Recensione: Abstract Senses

Di Claudio Casero - 20 Aprile 2005 - 0:00
Abstract Senses
Band: Ad Vitam
Etichetta:
Genere:
Anno: 2004
Nazione:
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84

Gli Ad Vitam Aeternam, gruppo composto da Celine de Kerliviou (voce), Fabien Longeot (chitarra e voce), Jean Suire (chitarra), Cathy Bontant (tastiera), Aurelien Guyot d’Amfreville (basso) e Nicolas Joyeux (batteria), ci propongono questo “Abstract senses” prodotto dall’olandese Karmageddon Media. Il combo ci propone un gothic metal abbastanza classico caratterizzato da una voce femminile operistica ed una maschile growl.

Si parte con “Bitterness” in cui i riff potenti di chitarra ben si oppongono alla voce calda e pulita di Celine creando un contrasto di grande effetto, contrasto reso ancora più piacevole dalla voce maschile pressoché perfetta che conferisce maggiore potenza a tutto il brano. Le parti più riflessive sono però decisamente meno convincenti e alla lunga un poco noiose, soprattutto per quanto riguarda l’assolo che risulta essere banale e ripetitivo.
La seguente “Picture of Dorian Gray” è una canzone decisamente migliore della precedente; la voce femminile, un sapiente mix tra Tarja dei Nightwish e Zed Yago, “duella” magistralmente con Fabien rendendo il brano molto particolare ed interessante. Caratteristica peculiare è la capacità di dare potenza a tutti i cinque minuti anche senza utilizzare le banali cavalcate di doppia cassa e i riff a 200 all’ora.
Con “Dementia” gli Ad Vitam Aeternam si muovono verso sonorità più prettamente metal classico con un suono di chitarra granitico e martellante. Stupendo risulta essere il ritornello che culla con dolcezza e potenza allo stesso tempo la mente dell’ascoltatore portandolo a sognare lande fantastiche popolate da maghi e cavalieri che vivono per combattere il male.
“Phoney icons” è il brano che decisamente mi convince di meno a partire dall’utilizzo delle tastiere con un suono simile a quello di un clavicembalo che fa sembrare la canzone un minuetto. Passi per il lento, ma alla lunga risulta decisamente noioso e alquanto ripetitivo sia dal punto di vista vocale che musicale con scarsissimi cambi di intonazione e con chitarre che tengono le stesse note per tutta la durata della canzone. Unico lato degno di nota è la parte narrata e sussurrata che non nascondo mi ha fatto venire un brivido lungo la schiena.
La seguente “In the throes of apocalypse” è senza dubbio il brano migliore di tutto il cd; esso è infatti caratterizzato da una notevole complessità dovuta a notevoli cambi di tempo e ad un intrecciarsi di voci a dir poco stupendo, il tutto condito con un tappeto di tastiere che crea un sottofondo alquanto piacevole. Celine riesce a plasmare la sua voce in maniera direi magistrale passando da momenti dolci ad altri più decisi e potenti.
Si prosegue con “Les meandres de l’ame” e con la titletrack in cui la band ci dà esempio di come metal classico e gothic si possono mischiare senza creare imbarazzanti controsensi. I due brani si ascoltano molto piacevolmente grazie ad una struttura non molto complessa ma non per questo banale o ripetitiva.
Il cd si conclude con “The grievous musician”, un brano decisamente più d’atmosfera rispetto agli altri sette; la voce di Fabien riesce a risultare calda e potente al tempo stesso. Dal punto di vista musicale la canzone in questione è perfetta e caratterizzata da parti veloci che lasciano spazio a momenti più riflessivi per poi riesplodere in potenti riff di chitarra che tolgono il fiato.

In conclusione questo “Abstract senses” è un ottimo lavoro di gothic metal che sconfina talvolta nel metal classico trovando qua e là riferimenti a gruppi più blasonati ma senza mai perdere originalità e mantenendo un sound docile e possente al tempo stesso, caratteristica che è molto difficile da trovare nei gruppi gothic di questo ultimo periodo.

TRACKLIST:
1. Bitterness
2. Picture of Dorian Gray
3. Dementia
4. Phoney icons
5. In the throes of apocalypse
6. Les meandres de l’ame
7. Abstract senses
8. The grievous musician

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