Recensione: Chapter I: Monarchy

Di Luca Montini - 7 Novembre 2020 - 0:10
Chapter I: Monarchy
Band: Ad Infinitum
Etichetta:
Genere: Symphonic 
Anno: 2020
Nazione:
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75

Melissa Bonny. Segnatevi questo nome. Promettente voce nel panorama metal europeo, classe 1993 e con diverse collaborazioni in curriculum con band del calibro di Serenity, Warkings e Feuerschwanz. Mezzosoprano ma anche growler, voce del progetto trance metal Rage of Light con lavori molto interessanti come l’ultimo “Imploder” (2019), ma anche protagonista di momenti un po’ stucchevoli come la cover di “Lollipop  degli Aqua ed episodi similari a rimarcare l’ostentata e peccaminosa contaminazione tra metal e musica pop che tanto disturba i puristi. “Ad Infinitum” è il nuovo progetto symphonic metal della giovane cantante svizzera, inserito nel roster di Napalm Records, con un moniker iperbolico che si fa metafora delle elevate ambizioni di Melissa&friends. A chiudere il quartetto, sotto l’inquietante maschera da cerusici in mostra nella copertina del disco si celano musicisti di tutto rispetto: il giovane Adrian Thessenvitz alla chitarra, Niklas Müller alla batteria e Jonas Asplind al basso. Tedeschi i primi due, svedese il terzo. Inutile evidenziare il fatto che ci troviamo di fronte ad un supergruppo.

Nonostante il titolo, “Chapter I: Monarchy” non è un concept album in senso forte: il tema della monarchia di Luigi XIV che ha ispirato Melissa nel songwriting è soltanto richiamato in alcuni brani, senza la pretesa di costruire una narrazione organica, con testi non particolarmente ricercati. Musicalmente gli Ad Infinitum affrontano i cliché tipici del metal sinfonico senza nemmeno provare ad uscire dai binari del genere, facendo anzi propri tutti gli stilemi del metal contemporaneo, tra melodie facili facili oltre i confini del pop, chitarroni ribassati ed arrangiamenti davvero molto curati. Pur con le dovute incertezze del primo lavoro, i ragazzi ci restituiscono un prodotto di grande qualità. Produzione inclusa, ad opera di Oliver Philipps, con il sempreverde Jacob Hansen al missaggio.

Sensualità a corte. Già dal singolo “Marching on Versailles” (oltre un milione di visualizzazioni su Youtube) uscito nel gennaio di quest’anno è possibile apprezzare l’estrema cura nelle melodie e l’immediatezza compositiva del lavoro degli Ad Infinitum. Piccolo inciso: stranisce leggermente vedere i cerusici in azione e pensare che quando il video è stato girato ben poco si sapeva della pandemia che ci avrebbe travolti di lì a poco. Si sono evidentemente avvantaggiati nella fornitura di maschere chirurgiche.

Oltre al legittimo protagonismo ed alla qualità del cantato di Melissa, punto di forza di questo lavoro è il talento dei ragazzi in lineup. Il chitarrista Adrian Thessenvitz è un vero fenomeno. Tanta qualità che permette al songwriting quasi sempre prevedibile e derivativo degli Ad Infinitum di elevarsi ai massimi livelli in tutto quello che propone. Basti pensare a brani come i mid-tempo “See You in Hell” e “Fire and Ice”, entrambi scelti come singoli, estremamente puliti nell’esecuzione e nella forma. Momenti di quiete che si alternano alla doppia cassa tirata nel refrain di “Infected Monarchy” o il riff powerello di “Live Before You Die”, tra le mie preferite del lotto, che esplode in un ritornello di sicura presa.

Chapter I: Monarchy” degli svizzeri Ad Infinitum è un piacevole concentrato di personalità e capacità tecnica, un debut di ottima qualità nell’affollato panorama del metal sinfonico. Peccato per alcune soluzioni un po’ ingenue e per la poca originalità nelle composizioni che ne limitano la longevità. Poco male, per la giovane band capitanata dalla talentuosa Melissa Bonny che ha tutte le carte in regola per superarsi, in questo progetto già lanciato… verso l’infinito (ed oltre?).

Don’t you wanna know about the wonders?
Don’t you wanna learn about the stars?
Don’t you wanna see what’s beyond
The horizon of your world?
Don’t you wanna dream above the clouds?
Live before you die!

Luca “Montsteen” Montini

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