Recensione: Against All Good And Evil

Di Daniele D'Adamo - 19 Dicembre 2011 - 0:00
Against All Good And Evil
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Anno: 2011
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55

Buona fucina di ottime band di metal estremo (Bishop Of Hexen, Eternal Gray, Melechesh, Orphaned Land, Spawn Of Evil) nonostante i tanti problemi che ne funestano la vita di tutti i giorni, Israele è la patria, anche, dei Prey For Nothing, sorta di supergruppo nato nel 2005. Ne fanno parte, non a caso, gente come Yotam “Defiler” Avni (ex-Abed, ex-Frantic, ex-Matricid) alla voce, Yaniv Aboudy (ex-DamnNation) e Tal Behar (ex-Betrayer) alle chitarre, Amir Salomon al basso (ex-DamnNation, ex-Edgend, ex-Spawn Of Evil) e Iftah Levi alla batteria (MasteRiff, ex-DamnNation).

Come spesso accade, però, non sempre a un’indubbia eccellenza in campo tecnico dei singoli membri corrisponde un’altrettanta straordinarietà quando gli stessi giocano in squadra. Questo, almeno, è quello che emerge dall’analisi dell’ultimo lavoro in studio dell’ensemble israeliano, “Against All Good And Evil”. L’album, il secondo dopo il buon esordio coinciso con “Violence Divine” del 2008, conferma la poliedricità stilistica dei Nostri, impegnati a sviscerare un death metal abbracciante sia il corrispondente lato melodic, sia quello technical; il tutto segnato da forti influenze thrash e prog. Un bel guazzabuglio, non c’è dubbio, cui, in effetti, non è facile metter mano per definizione: far combaciare quattro generi ben distinti senza perdere la bussola è un’impresa davvero complessa e, se ci si concentra solo sullo stile musicale, si può dire che i Prey For Nothing siano riusciti in quest’impresa.

Lungo i sessantacinque minuti di “Against All Good And Evil”, difatti, si ha sempre la sensazione che Defiler e compagni abbiano ben chiaro cosa fare. Il sound che si srotola attraverso le tredici canzoni che compongono il CD non mostra alcuna indecisione, anzi rimanendo saldamente ancorato a se stesso, mutando nei particolari ma non nella sostanza di base. Un buon lavoro di coesione stilistica e di compattezza esecutiva, il quale fa sì che sia garantita la necessaria continuità tipologica fra i vari pezzi che mettono insieme l’opera.    

Con ciò, purtroppo per i Prey For Nothing, terminano le note positive di “Against All Good And Evil”. Per restare in tema di stile, proprio la sua consistenza e immutabilità – così piacevole da un lato – comporta un effetto secondario assai sgradevole. Prendendo a caso un qualunque segmento del platter, infatti, non accade mai che si riesca a fissare il marchio di fabbrica del combo di Haifa. È in pratica impossibile, cioè, poter affermare: «ehi, questi sono i Prey For Nothing!». La loro riconoscibilità è davvero mestiere per gli apparati uditivi più fini e, fra essi, per i maniaci del genere. A suonare le note del disco, per farla breve, potrebbe essere chiunque. Sintomo di un’assenza pressoché completa di personalità.    

Come se questo non bastasse, a forza di ascoltare i brani di “Against All Good And Evil” accade il contrario di quello che dovrebbe verificarsi. Invece di ‘entrare’ in testa, le varie song si disperdono, dal punto di vista compositivo, in un mare pressoché sterminato di note: un esercizio fine e complicato di bravura esecutiva, accompagnato però da una noia sempre più forte. Noia che, dopo una decina di passaggi, diventa quasi insopportabile. Non bastano, insomma, impegno sociale nei temi trattati e varietà, anche, nella durata dei singoli episodi: manca l’inventiva, quella in grado di trasformare un songwriting ordinario in un’esplosione di musicalità. Da “Treachery” a “Against All Evil” si contano sulle dita di una mano i momenti che possano svegliare l’auditorio da un profondo torpore. Il melodic death metal non è mai abbastanza… melodico per provocare emozioni, il prog è troppo scolastico e privo di calore, thrash e technical death metal si perdono nell’estesa quanto uniforme matrice armonica che forma l’ossatura del full-length.

Benché “Against All Good And Evil” non presti il fianco ad alcuna critica per quanto riguarda la sua manifattura, artwork compreso, non riesce ad avvicinare la sufficienza; anzi affondando miseramente nei meandri del tedio più grigio. Se i Prey For Nothing non sapranno, in futuro, inventare musica (molto) più accattivante e in grado di attirare l’attenzione, saranno una delle numerose realtà tanto preparate quanto passionalmente vuote.

Daniele “dani66” D’Adamo

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Tracce:
1. Treachery 8:29     
2. My Final Relapse 4:14     
3. Unmake You 0:46     
4. Buried By The Light 6:03     
5. Chekhov’s Gun 4:43     
6. Deciphering The Signal 5:15     
7. Axis Mundi 3:11     
8. Home Made Holocaust 4:20     
9. Turning Shears To Swords 5:14     
10. Technocrat 5:10     
11. Spiritual Guillotine 4:33     
12. Against All Good 7:48     
13. Against All Evil 5:35       

Durata 65 min.

Formazione:
Yotam “Defiler” Avni – Voce
Yaniv Aboudy – Chitarra
Tal Behar – Chitarra
Amir Salomon – Basso
Iftah Levi – Batteria
 

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