Recensione: Alive

Di Vittorio Cafiero - 9 Marzo 2023 - 15:10
Alive
Etichetta: Frontiers Records
Genere: Hard Rock 
Anno: 2023
Nazione:
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70

A due anni dall’uscita del suo secondo album solista “Standing On The Edge”, torna, nuovamente su Frontiers Records, l’indomito settantenne irlandese Robin McAuley il quale, accanto all’interessante progetto Black Swan, dimostra di avere energia e voglia per rimettersi alla prova, ancora una volta coadiuvato da fidatissimi elementi di “casa Frontiers” che già lo avevano supportato nel suo primo lavoro con l’etichetta napoletana. Stiamo parlando di Andrea Seveso alla chitarra (Kraemer, Inner Stream, Zadra), l’onnipresente Alessandro Del Vecchio al basso e tastiere e a Nicholas Papapicco (Mayank, Inner Stream, Killer Kings) alla batteria.

Squadra che vince non si cambia, si è soliti dire in questi casi. Del resto, il precedente lavoro del cantante irlandese era piaciuto, nulla di innovativo certamente, ma era stato percepito come fresco nella scrittura e curato nell’esecuzione. A proposito della scrittura, anche questa volta i pezzi sono stati scritti in gran parte dallo stesso McAuley, affiancato da Del Vecchio e da una serie di compositori in quota Frontiers Records. E lo stesso di può dire di “Alive” che di nuovo propone pezzi snelli, agili, facilmente memorizzabili, cantati e suonati egregiamente. Si tratta di hard rock di una certa classe, mai sbracato, ma che guarda solo da lontano ad atmosfere AOR, rimanendo saldamente ancorato ad un’anima prettamente hard. La melodia la fa certamente da padrone, quindi, anche con refrain facilmente memorizzabili, ma siamo lontani da soluzioni prettamente melodic rock. Questo grazie anche al particolare timbro di Robin McAuley, mai veramente arrotondato e sempre con il suo piglio rock blues e la voce leggermente graffiata. Esemplificativo in questo senso il pezzo di apertura, “Alive” che esplode bene, anche se poi subito si appoggia completamente sulla linea vocale e su un ritornello corale e melodico, seguita a ruota da ”Dead As A Bone” grintosa, che cresce bene nelle strofe fino al climax del ritornello e caratterizzata da un ottimo lavoro di chitarra in chiave solistica. Piace poi “Feel Like Hell”, incalzante nell’incedere e melodica al punto giusto, così come è altrettanto melodica “Can’t Go On” e non potrebbe essere altrimenti, trattandosi della classica ballad à la Robin McAuley, forse non particolarmente originale, ma se si ama Robin, qui l’ancora lungocrinito cantante dà del suo meglio e proprio nello stile che meglio lo caratterizza: un hard rock melodico ma sanguigno, genuino e passionale. E’ valido l’up-tempo così come le ritmiche di “Fading Away”, mentre “My Only Son” sembra decisamente un’outtake del disco precedente e che dimostra come McAuley dia il meglio di sé quanto canta a briglie sciolte, con picchi emozionali davvero marcati. Ha un incipit tipicamente eighties When The Time Has Come, che poi si sviluppa con un altro ritornello corale e melodico.

La costruzione strofa/bridge/ritornello, per quanto valida, è sempre più o meno simile tra un pezzo e l’altro e questo rende impossibile qualsiasi variazione rilevante, a scapito proprio della dinamica dei pezzi. Al di là dell’ottimo livello dei collaboratori scelti anche in questa occasione, forse è lecito augurarsi maggiore turn-over per la prossima uscita e magari un po’ più di “drive”, che la collaborazione online e priva di coesione dal vivo non possono garantire. Il limite di questo progetto (e di quelli similmente strutturati) è che formalmente tutto è al posto giusto, ma che la chimica potenziale non si sviluppa pienamente.

Alive” è un lavoro caratterizzato da pezzi validi, senza particolari sorprese o scossoni. La scrittura è omogenea, regolare. Si tratta indubbiamente di un buon seguito del primo album solista su Frontiers, che forse aveva qualcosa in più a livello di incisività dei singoli brani. Questa volta, è palese una certa uniformità che porta con sé rischio di omologazione nei confronti delle altre, numerosissime uscite targate Frontiers. Detto questo, fa sempre un gran piacere riascoltare un rocker di razza come Robin McAuley.

Vittorio Cafiero

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