Recensione: Alloy

Di Michelangelo Lubrano - 13 Dicembre 2011 - 0:00
Alloy
Band: Trillium
Etichetta:
Genere:
Anno: 2011
Nazione:
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65

Dopo aver ascoltato e riascoltato questo disco diverse volte, purtroppo riesce particolarmente difficoltoso il trovare un’evoluzione rispetto ai precedenti lavori della nostra brava cantante statunitense Amanda Somerville.
Forse il problema risiede nell’aver coltivato troppe speranze, tuttavia va sottolineato come quest’opera prima del progetto “Trillium” non aggiunga nulla a quanto già prodotto in tempi meno recenti dalla biondissima singer.

Il disco, infatti, suona come un progetto AOR, con sonorità più cupe inclinate verso il gothic-heavy di stampo scandinavo, territorio in cui la nostrana Frontiers è semplicemente maestra.
Negli ultimi periodi si è creata molta attenzione attorno ad Amanda Somerville, viste le sue innumerevoli collaborazioni, ragion per cui l’album aveva acceso delle aspettative di prim’ordine. Ed il lavoro nel suo complesso appare gradevole: è di facile presa, tutte le canzoni hanno una struttura molto semplice, radiofonica e lineare. La produzione è assolutamente perfetta, visto che il songwriting e i suoni sono stati elaborati da Sascha Paeth, Robert Hunecke e Miro Rodemberg, personale di grande e comprovata esperienza. L’intero full length inoltre, è suonato in maniera ineccepibile e cantato perfettamente dalla bravissima interprete americana.
Ciò che non convince del tutto sono però le strutture dei pezzi che sembrano realizzate in serie come in una sorta di catena di montaggio. Esagerate sono le similitudini per durata e cadenza dei brani: una release discografica insomma, che ricorda molti prodotti già usciti in precedenza nel corso degli anni.

Composizione e songwriting riescono comunque ad essere suggestivi nel descrivere luoghi e ambientazioni drammatiche ispirate dalla acutissima ugola di mrs Somerville, abile nel tradurre il tutto con pathos e romanticismo gotico.
La opener “Machine gun” ad esempio, è un energico pezzo a tinte prog-power AOR che scaldano l’ambiente portando il disco subito su un intenzione molto gothic metal. La vivacissima ”Utter descension” poi, è sicuramente uno dei momenti più scuri e ben riusciti dell’album, in cui la dolce ugola della nostra eroina sancisce un’eccellente interpretazione al servizio del brano.
Le atmosfere di questa opera sono spesso buie e crepuscolari, rendono la musica un fiabesco sottofondo ove la voce della cantante impazza e domina.
Da segnalare il fantastico duetto con l’onnipresente Jorn Lande sulla tiratissima “Scream it”, a mio avviso la migliore traccia dell’intero lavoro, in cui i colori vocali di Lande si fondono e scontrano con i vocalizzi della platinata e talentuosa singer.
La dolcissima “Slow it down” non solo segna la fine del disco, ma determina il più alto momento di intimismo dell’album, una buona ballad con chiari cenni AOR eseguita da una squadra di assoluto valore.

Nel complesso questo “Alloy” non è quindi un brutto disco. Difetto maggiore è il suonare di tanto in tanto freddo ed artificiale: le soluzioni scelte per la composizione dell’intero capitolo sonoro non riescono quasi mai a riscaldare le orecchie dell’ascoltatore. In alcuni estratti inoltre, sembra quasi che la bravissima Amanda non riesca a muoversi con troppa disinvoltura.
Sarebbe stato curioso o forse più consono, sentire voci molto più simili a quelle di Tarja Turunen o Sharon Den Adel applicate a canzoni di tale fattura. Ma questa è solo una modesta opinione personale.

Nulla di particolarmente innovativo insomma, ma comunque da consigliare agli amanti delle produzioni Frontiers degli ultimi periodi, senza dimenticare tutti coloro particolarmente attratti dalle ugole femminili di somma qualità.

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Tracklist:

01. Machine gun
02. Coward
03. Purge
04. Utter Descension
05. Bow To The Ego
06. Mistaken
07. Scream It
08. Justifiable Casualty
09. Path Of Least Resistance
10. Into The Dissonance
11. Slow It Down

Line Up:

Amanda Somerville: voce
Sascha Paeth: chitarra,basso e tastiere
Sander Gommans: chitarre
Michael “Miro” Rodenberg: Tastiere
Olaf Reitmeier: chitarra acustica
Robert Hunecke: batteria
Jorn Lande: voce su “Scream It”
Mat Sinner: basso su”Love Is An Illusion”

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