Death

Live Report: Decapitated + Cryptopsy + Warbringer + Carnation @ Legend Club, Milano – 05/06/2025

Di Jennifer Carminati - 6 Giugno 2025 - 12:04
Live Report: Decapitated + Cryptopsy + Warbringer + Carnation @ Legend Club, Milano – 05/06/2025

Live Report: Decapitated + Cryptopsy + Warbringer + Carnation @ Legend Club, Milano – 05/06/2025
a cura di Jennifer Carminati

Se il 2025 vi sembra abbastanza mansueto, vi state proprio sbagliando.

All’annuncio mesi fa da parte di Hellfire Booking Agency dell’”Infernal Bloodshed Over Europe 2025 Tour” che vede affiancati due colossi del death metal come Decapitated e Cryptopsy, la terra sotto i nostri piedi ha iniziato a tremare e non possiamo biasimarla.

Due date dissolute previste questo giugno: il 5 giugno al Legend Club di Milano e il giorno dopo al Locomotiv di Bologna. A rincarare l’assalto sonoro ci pensano Warbringer e Carnation. Non pensate di uscirne illesi, io ho già messo in conto qualche ammaccatura alla carrozzeria personale.

I Decapitated sono un’insurrezione indicibile di brutalità, energia inesauribile e creatività multi-tempo fra elementi death metal e grindcore. Formatisi in Polonia alla fine degli Anni ’90, sono una delle punte di diamante non solo del loro Paese ma dell’intera Europa, con un profilo internazionale tanto brillante quanto becero.

Da un paesino in Centro Europa a fenomeno di indubbia rilevanza globale, i Decapitated sono una storia di devastazione sonora, distruzione di generi ed esplosività in studio e sul palco inquantificabile. Trionfo sovrastante la tragedia, il death metal dei Decapitated ha stravolto il panorama metal con otto rilasci dalla pesantezza macerante. Il tutto coronato da una ferocia e fusione di death, grind e black con macchie di metal postmoderno, profondità atmosferiche e un’introspezione pungente, acuta e semplicemente paralizzante.

Death metal canadese noto per il suo tecnicismo brillante e una resa sonora ripudiante ogni compromesso, i Cryptopsy sbrindellano la scena estrema dal ’92, divorando per la prima volta l’underground quasi trent’anni fa e sbaragliando prima Century Media e poi Nuclear Blast. Decimato nuovamente ogni aspettativa della critica con “As Gomorrah Burns”, lo scorso anno, i Cryptopsy fanno del loro approccio inclemente e di esibizioni da superpredatori il loro punto di forza, lasciando alle proprie spalle migliaia di concerti in 47 Paesi, tra cui fortunatamente il nostro da cui passano spesso e volentieri.

L’“Infernal Bloodshed Over Europe 2025 Tour” è un tour dall’incredibile rapporto qualità-prezzo, della serie “minima spesa massima resa”, con quattro band dal grande impatto in sede live che avranno il compito di punire e annientare tutto e tutti.

Trentasei date in tutto il Continente, per frantumare ulteriormente cervelli e corpi, già abbastanza provati di chi come me ne vede tanti di concerti.

Eventi che si preannunciavano imperdibili per tutti gli amanti del genere, e in effetti l’affluenza almeno in quel del locale di viale Enrico Fermi, non ha di certo deluso le aspettative.

Quattro chiacchiere con gli amici qui ritrovati, prima birra della serata in mano e con il mio compagno Luca, ci addentriamo subito dopo l’apertura porte all’interno del locale per accaparrarci un posto in transenna, come ci piace fare in questi contesti piccoli sì, ma che in un attimo possono diventare una bolgia infernale se ci si ritrova in mezzo al pit.

Ed è proprio quello che sta per accadere tra le mura del Legend Club di Milano.

Vediamo quindi come è andata la data milanese e soprattutto, se arrivate a leggere fino alla fine, scoprirete se ne sono uscita indenne o meno.

Carnation

Ok, torniamo indietro di quattro ore, quando abbiamo dato inizio a questa festa brutale con il marchio assolutamente schiacciante del giovane gruppo belga Carnation.

Con titoli come “Cycle of Suffering” e “Plaguebreeder” è facile capire cosa ci aspetta: death metal senza fronzoli accompagnato da un’ottima presenza scenica del frontman su tutti, ma anche gli altri componenti della band non sono da meno in quanto a carisma. Viso e collo totalmente pitturati di vernice rosso scuro e nero e alcune catene a sostenere il loro atteggiamento intransigente e a conferire un tono di cattiveria e violenza ai brani proposti.

Una band che avevo già incontrato prima e che oggi ha decisamente impressionato anche il pubblico del Legend, molto coinvolto nel loro death metal diretto e senza disordine.

A mio parere, rendono molto ma molto di più dal vivo che su disco: sono ragazzi giovani, che hanno la giusta malizia e sanno cosa fa presa sul pubblico, soprattutto nelle nuove generazioni di metalheads, qui presenti in maniera piuttosto copiosa, ed è giusto così.

Le due chitarre, con Joeri degli Evil Invaders a sostituire Jonathan Verstrepen, unite alla base ritmica possente, danno luogo ad un vero e proprio wall of sound massiccio e incazzato, come piace alla sottoscritta.

La voce di Duson è potente e velenosa, sputata fuori con orgoglio e rabbia in egual misura: growling aggressivi e cattivi si alternano ad uno screaming lancinante, lasciando il giusto spazio ad un retrogusto di maligna melodia.

Con la loro genuina ferocia, i Carnation sono stati certamente un ottimo inizio di serata, peccato davvero che abbiamo avuto un set così breve, ma è forse inevitabile per un tour che vede ben quattro band in lineup.

Lineup
  • Simon Duson – voce
  • Joeri (Evil Invaders) – chitarra
  • Bert Vervoort – chitarra
  • Yarne Heylen – basso
  • Vincent Verstrepen – batteria
Setlist
  1. Maruta
  2. Cycle of Suffering
  3. Sepulcher of Alteration
  4. Submerged in Deafening Silence
  5. Plaguebreeder
  6. Where Death Lies

Carnation

 

Warbringer

Non si può nascondere il fatto che gli americani Warbringer avevano qui tra le mura del locale di viale Enrico Fermi una buona dose di fan ad aspettarli. Si è subito aperta una buca nella folla durante la prima canzone mentre si scatenavano al ritmo della band più veloce e divertente della serata.

Probabilmente l’eccezione in cartellone, essendo il thrash il loro genere piuttosto che il death dominante delle altre band, ma devo ammettere che ci sono stati alla grande con una performance trascinante e al di sopra delle mie aspettative.

Dal momento in cui hanno invaso i confini del palco del Legend, c’è stata un’energia in crescendo, un insieme di entusiasmo e di accurato thrash metal che ci è stato consegnato con fervore e precisione.

Il massiccio John Kevill è stato perfetto per tutto il set, i suoi doveri vocali non sono diminuiti di un centimetro e la ferocia con cui Carlos Cruz ha battuto sulle pelli è stata accattivante e ammirevole a dir poco.  Anche in questa formazione troviamo un membro degli Evil Invaders, Max Mayhem, al basso al posto di Chase Bryant, e non al suo strumento principale ovvero la chitarra.

E come non può essere simpatico un frontman che imbraccia una spada durante la frenetica e furiosa “The Sword And The Cross” con i suoi intricati raccordi che  precede la altrettanto coinvolgente “Remain Violent”, assolutamente feroce: un quasi inno che ha avuto la capacità di trasformare l’intera stanza in un ritrovo di amici che cantano tutti insieme.

Senza ombra di dubbio ci voleva questa sana dose di thrash metal attraverso i Warbringer: questi californiani sono divertenti e violenti allo stesso tempo, sono quel tipo di guastafeste che desideri quando non è casa tua ad essere il luogo dell’evento per cui te ne freghi se poi rimane tutto sottosopra e in disordine. Non so se ho reso l’idea ma la metafora con una festa secondo me calza a pennello con il clima che si è respirato in questa mezz’ora abbondante in loro compagnia.

Con la loro esibizione genuina e senza pretesa di piacere a tutti, anche se di fatto è stato poi così, i Warbringer, hanno definitivamente scaldato gli animi degli ormai numerosissimi presenti in questo Legend Club divenuto come vi anticipavo inizialmente, una bolgia di sudore e birra.

Ci si rivede al Brutal Assault 25 ragazzi.

Lineup
  • John Kevill – voce
  • Chase Becker – chitarra
  • Adam Carroll – chitarra
  • Max Mayhem (Evil Invaders) – basso
  • Carlos Cruz – batteria
Setlist
  1. Firepower Kills
  2. Hunter-Seeker
  3. Living in a Whirlwind
  4. Neuromancer
  5. Woe to the Vanquished
  6. The Sword and the Cross
  7. Remain Violent
  8. Total War

Cryptopsy

I canadesi Cryptopsy sono una band di lunga data nella scena death metal e con il nuovo “An Insatiable Violence”, album di imminente uscita, celebreranno oltre 30 anni di intransigenza estrema.

Il quartetto con sede a Montreal, composto dal membro fondatore e unico rimasto della formazione originaria, il batterista Flo Mounier, dal chitarrista Christian Donaldson, dal cantante Matt McGachy e dal bassista Olivier Pinard, sostituito da un turnista in questo tour, nei 60 minuti che seguono ci faranno sentire tutto il loro potente ed estremo death metal, molto brutal a tratti.

L’intera “For Whom The Bell Tolls” dei Metallica come intro di benvenuto al loro set duro e brutale come era lecito aspettarsi.

“Slit Your Guts”, dall’album “None So Vile”, illumina il palcoscenico con massicci riff death e voci rocciose: uscito nel 1996, e considerato da molti amanti del genere, uno dei migliori album brutal death metal della storia, e mi trovo pienamente d’accordo.

Ancora una volta, il pit si apre per i più coraggiosi che tentano un po’ di surf sulla folla, ben riuscito devo ammettere, visto che qui al Legend non c’è praticamente spazio tra palco e transenna, per cui si finisce direttamente tra i componenti della band di turno, non sempre contenti giustamente di vedersi assaliti dai fan più focosi.

Nessuno questa sera sembra volersi fermare per riprendere fiato, questo combo micidiale è una macchina per uccidere ben oliata: la spietata e aggressiva presenza scenica di tutti questi musicisti rendono la performance davvero sorprendente.

La voce di McGachy è assolutamente come la ricordavo: spietata e feroce, mentre i riff di Donaldson sono stati una costante masterclass di complessità e destrezza alla velocità della luce. Remy LeGresley è stato altrettanto notevole nel gestire le quattro corde al posto di Olivier Pinard che si sta prendendo una pausa in questo tour.

Menzione d’onore per l’esecuzione impeccabile di “Open Face Surgery” e la conclusiva “Phobophile”, micidiali bombe lanciateci addosso con una potenza deflagrante.

Flo Mounier, brutalmente tecnico e velocissimo, sembra una drum machine umana, e vuole essere un complimento s’intende. Pochi altri batteristi in questo genere estremo hanno saputo attirare la mia attenzione come lui, micidiale davvero. E grazie ancora per aver lanciato la bacchetta proprio verso il mio compagno Luca, che ha apprezzato notevolmente il gesto.

Il combo brutal death metal canadese, ormai totalmente rinnovato nella lineup, vede nel giovane Matt McGachy, nella band dal 2007 eh, un frontman di tutto rispetto, con un growling potente e incisivo, e una presenza scenica perfetta per il genere, carismatico e ottimo aizzatore di pit.

Con il nuovo album, “An Insatiable Violence”, pronto in uscita a giugno, è giusto che la band presenti un nuovo brano, “Until There’s Nothing Left”, se farci pregustare quello che arriverà a breve nelle case di molti dei presenti qui questa sera.

Il colosso canadese che potremmo definire brevemente “un condensato di brutalità” ci ha assolutamente annientato dall’inizio alla fine del set dimostrando a tutti noi perché sono visti come uno dei padrini del genere. Ogni volta che mi sono confrontata con la brutalità tecnica dei Cryptopsy ne sono rimasta sempre sbalordita, e oggi non è stato diverso.

Lineup
  • Matt McGachy – voce
  • Christian Donaldson – chitarra
  • Remy LeGresley – basso
  • Flo Mounier – batteria
Setlist
  1. Slit Your Guts
  2. Lascivious Undivine
  3. Open Face Surgery
  4. Godless Deceiver
  5. Graves of the Fathers
  6. Until There’s Nothing Left
  7. Flayed the Swine
  8. Phobophile

 

Cryptopsy

Decapitated

Giusto il tempo di riprendere fiato e scolarsi un’altra birra che arriva il momento degli headliner di questo micidiale tour.

In qualsiasi altra serata, i Cryptopsy avrebbero potuto essere tranquillamente gli headliner. Tuttavia, i pezzi grossi con la fetta di tempo più grande al cartellone di questa sera sono i maghi della morte polacchi Decapitated.

“A Poem About An Old Prison Man” ha dato il via al set ed è parso subito ovvio che la band era lì per annientare definitivamente i frequentatori del locale di viale Enrico Fermi ormai gremito.

Mentre l’esecuzione della scaletta proseguiva, cresceva anche la ferocia e la spietatezza con cui i Decapitated ci attaccavano: le schiaccianti “Earth Scar” e “Last Supper” su tutti, violente da far venire l’acquolina in bocca per quello che seguirà a breve.

“Cancer Culture” e “404” hanno fatto letteralmente tremare le mura del Legend, con i ritmi quasi ballabili e saltellanti fino a quando i suoi schemi complessi entrano in gioco e ti sciolgono il cervello. In brani come “Sensual Sickness” e “Spheres of Madness”, l’intensità della brutalità dei nostri ha raggiunto l’apice. Quasi tutte e otto le uscite in studio della band ricevono una visita, anche se l’ultimo “Cancer Culture” del 2022 ha fatto la parte da padrona.

Pogo e moshpit si scatenano in maniera inesorabile a quasi ogni loro attacco, impossibile rimanere impassibili di fronte all’esecuzione micidiale e impeccabile di brani spesso articolati tecnicamente ma allo stesso tempo coinvolgenti e travolgenti in una maniera incredibile.

Il nuovo cantante, Eemeli Bodde, in questi mesi ha avuto il tempo di ambientarsi nel ruolo di frontman della band, dopo l’inaspettata dipartita di Rafal Piotrowski lo scorso novembre., e riesce a dar voce nella maniera giusta a quelle travolgenti composizioni tecnicamente brutali che sono i loro brani. Ha preso l’impressionante discografia dei Decapitated e l’ha fatta propria, tanto di cappello veramente per esserci riuscito in così poco tempo ed essere ora sul palco a dimostrarcelo.

Questa è stata per me la prima occasione per vederlo e direi che i doveri del frontman sono in buone mani, dato che ha davvero buttato fuori ogni grugnito, ringhio e urlo come un professionista, mentre interagiva costantemente con il pubblico.

L’opulenta e corrosiva “Kill The Cult” rappresenta l’ennesima dose di death metal pieno di rabbia, angoscia e schiacciante nel suo peso specifico.

A chiudere un’esibizione davvero volata via ci pensa “Iconoclast”, e i nostri, dopo aver salutato e ringraziato a dovere il pubblico accorso questa sera, si allontanano dal palco nell’ entusiasmo generale di quella che si è rivelata essere a tutti gli effetti un’ottima serata all’insegna del metal estremo, senza troppi fronzoli, come piace alla sottoscritta.

Anche se il tech-death non è proprio per tutti, non si può negare quanto il pubblico si stesse divertendo e i Decapitated si sono decisamente confermati come una band dal vivo di fascia alta che ha meritato di essere in cima al cartellone.

I Decapitated, come i loro predecessori sul palco, sono tornati sul palco per far male e noi non chiedevamo di meglio.

Essendo passati tre anni dall’ultimo album, speriamo che il loro prossimo passo dopo questo tour sia in studio con date a supporto in un futuro non troppo lontano. Se passeranno dall’Italia, so già che ci sarò.

Lineup
  • Eemeli Bodde – voce
  • Wacław Vogg, Kiełtyka – chitarra
  • Paweł Pavlo Pasek – basso
  • James Stewart – batteria
Setlist
  1. A Poem About an Old Prison Man
  2. Just a Cigarette
  3. ThreeDimensional Defect
  4. Earth Scar
  5. The Blasphemous Psalm to the Dummy God Creation
  6. Last Supper
  7. Sensual Sickness
  8. Spheres of Madness
  9. Cancer Culture
  10. 404
  11. Winds of Creation
  12. Kill the Cult
  13. Suicidal Space Programme
  14. Iconoclast

Contusi, sudati e dilaniati il giusto, con le orecchie che ancora fischiano e le ossa che scricchiolano, io ed il mio compagno Luca ci dirigiamo verso casa con una sola consapevolezza in testa: il metal estremo è esattamente quello di cui ho bisogno e la lineup di questo “Infernal Bloodshed Over Europe 2025 Tour” ne porta in giro degni rappresentanti.

L’infernale spargimento di sangue su Milano sarà giustamente ricordato come una delle serate più brutali, ma anche divertenti, del 2025.

Non so spiegarvi bene il perché ma ho visto la lineup di questa sera un po’ come il vecchio che accompagna il nuovo a prendersi il suo spazio; il giusto ricambio generazionale, sopra e sotto il palco, che ci vuole affinché la fiamma nera del metallo continui ad ardere nei nostri cuori.

Solo partecipando ai concerti e comprando il merchandising, tutto questo può continuare ad esistere. E io voglio continuare a contribuire a tutto ciò, e voi?

Ci si rivede prestissimo, sempre tra queste righe.

Stay tuned and Stay Metal.