Recensione: American Made

Di Andrea Bacigalupo - 10 Giugno 2020 - 0:01
American Made
Band: BPMD
Etichetta: Napalm Records
Genere: Heavy  Thrash 
Anno: 2020
Nazione:
Scopri tutti i dettagli dell'album
85

BPMD: ‘B’, come Bobby ‘Blitz’ Ellsworth, frontman degli Overkill da sempre, una tra le voci più significative ed aggressive del Thrash Metal.

‘P’, come Mike Portnoy, eclettico batterista, nei Dream Theater dagli inizi della loro carriera per ventidue anni, partecipando a dieci album (coloro che hanno dato una nuova dimensione all’Heavy Metal introducendo tessiture progressive) e poi per tre anni con gli Adrenaline Mob, a suonare Groove Metal ed ora con il supergruppo Metal Allegiance e con i Son of Apollo.

‘M’, come Mark Menghi, estroso bassista dei Metal Allegiance.

‘D’, come Phil Demmel, rocambolesco chitarrista che ha iniziato la sua carriera prendendoci a sassate con i suoi Vio-lence, dove è recentemente rientrato facendo coppia con Bobby Gustafson, altra leggenda delle sei corde, e poi ha continuato nei Machine Head.

Quattro pilastri dell’Heavy Metal che hanno deciso di interpretare brani monumento di artisti monumento del movimento Hard Rock americano degli anni ’70.

Ecco, basta, abbiamo detto tutto. La recensione può chiudersi qua.

Cosa possiamo dire d’altro? Beh, che l’idea non è proprio originalissima, ma importa qualcosa? Il quartetto prende una manciata di queste canzoni storiche e le fa schizzare in aria, quanto un tappo stappando una bottiglia del migliore spumante rigorosamente italiano, facendole proprie, arrangiandole secondo il proprio stile ad alto tasso metallico.

Non c’è nostalgia in ‘American Made’, bensì rispetto, perché di questi brani ne viene mantenuta l’impronta. Per il resto è tutto furioso e granitico Heavy Metal, pieno di grinta ed energia.

L’adrenalina scorre a fiumi in questo platter, che diverte e ci fa sentire vivi. Il quartetto è in gran forma e ci mette l’anima, oltre a, naturalmente, tanta tecnica ed esperienza.

Voce fuori dalle righe quella di ‘Blitz’, che non cerca di imitare le grandi del passato, perché non ne ha bisogno. Gran lavoro di chitarra ritmica e solista, un basso fulminate ed una batteria massacrante: non si può chiedere di più.

D’altronde questi sono i brani con cui i nostri sono cresciuti, che li hanno portati ad essere quello che sono.

La scelta dei classici è stata sufficientemente eterogenea per mantenere vivo l’interesse, tutta roba grossa rigorosamente proveniente dal movimento Hard Rock americano, all’epoca in piena competizione con quello inglese di Deep Purple, Led Zeppellin e Black Sabbath (mi fermo qui, in questa sede non si parla di loro).

Abbiamo il Rock ‘N’ Roll granitico di Ted Nugent e quello più sfacciato degli Aerosmith, che vengono trasformati in un grintoso Thrash ‘N’ Roll (rispettivamente ‘Wang Dang Sweet Poontang’ e ‘Toys In The Attic’).

L’Hard Rock pestato è ancora più pestato in ‘Evil’ dei Cactus, brano originariamente scritto dal bluesman Willie Dixon.

I primi vagiti Heavy Metal di Blue Oyster Cult e Van Halen diventano torrenti di lava ribollente in piena (‘Tattoo Vampire’ e ‘D.O.A.’). Elettrizzante è Phil Demmel che si confronta con il mitico ed innovativo Eddie Van Halen.

La forza di ZZ Top, Lynyrd Skynyrd, Mountain e James Gang viene portata all’eccesso e supera il punto critico; l’esplosione avviene alla fine, con l’inno ‘We’re an American Band’ dei Grand Funk Railroad, altra band icona del tempo.

Chiudiamo: ‘American Made’ è un gran bel lavoro spavaldo e spregiudicato al punto giusto per portare all’attualità dei brani fondamentali senza svilire la loro importanza storica, concepito da chi ha le piastrine del sangue in pura lega di titanio.

‘Long Live Rock ‘N’ Roll’, grandi BPDM!!!

Ultimi album di BPMD

Band: BPMD
Genere: Heavy  Thrash 
Anno: 2020
85