Recensione: Angel of Retribution

Di Enzo - 2 Marzo 2005 - 0:00
Angel of Retribution
Band: Judas Priest
Etichetta:
Genere:
Anno: 2005
Nazione:
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85

I padri dell’Heavy Metal, è tutta racchiusa in quella parola, “padri”, l’essenza di una band che prende il nome di Judas Priest. Il nuovo disco di Tipton e soci è un album di cruciale importanza, è suo, infatti, il compito di far ritornare sulla scena una band appena riunitasi nella sua formazione storica. Cercherò di analizzare questo album nel modo più oggettivo possibile, per quanto oggettiva possa essere, sia ben inteso, una recensione. Sta di fatto che, nella mia oggettività, non rapporterò questo disco ai classici del passato (cosa assurda quantomai inutile) ma bensì rapporterò l’album principalmente al contesto musicale odierno.

Il lavoro parte con l’anthemica ed addirittura epica (!) Judas Rising e, cari ragazzi, questa canzone dall’andamento solenne e dal feeling oscuro è davvero un’incredibile hit song. Refrain memorabili quanto cattivi si mescolano, in un cadenzato ammasso di metallo solido, al muro sonoro poderoso e solenne innalzato dal duo Tipton/Downing cui si accompagna l’ottima prestazione di un Rob Halford quanto mai in forma. La seguente fast song Deal With The Devil spinge il disco su binari orientati verso un sound di matrice classicamente “eighty” mentre Revolution, dall’andamento hard rockkeggiante di stampo 70′, è forse il brano più debole del lotto, risulta penalizzante infatti il taglio di chitarre decisamente modernista cui si affiancano refrain noiosi e ripetitivi. Per fortuna c’è la maestosa Worth Fighting For (Turbo meets Screaming for Vengeance!) a ridonare freschezza e valore al platter. La song, addirittura dall’incedere cromato, è scandita dal poderoso drumming di Travis che accompagna la calda voce di Rob the Metal God Halford intento ad intonare melodie di classe e mitici refrain melodici eppur malinconici (davvero degni di assoluta nota!). Demonizer è un’altra massiccia fast song mentre ciò non si può dire della seguente Wheels of Fire, cadenzato brano dall’andamento sostenuto che cede presto il passo alla struggente quanto sensuale ballad Angel (una specie di “Before thw Dawn” pt 2). Ci pensa la sanguigna Hellrider a spingere il disco verso i suoi pochi punti di pura violenza metallica, la song, infatti, si rivela essere un devastante componimento grazie a refrain epici e possenti ed ai suoi millimetrici riff intenti a sprigionare la poderosa Heavy Metal art marchiata Judas Priest. Ragazzi volete sapere cosa sia un vortice di metallo pesante nel 2005? Hellrider deve essere la vostra unica risposta!
Eulogy, lenta e malinconica nel suo triste incedere, è il preludio al brano capolavoro Lochness, lunga suite che, grazie a riff cupi e poderosi, ad un’interpretazione vocale davvero esemplare, ad una costruzione melodica misteriosa e cadenzata ed a refrain scanditi da chorus pregni di un’epicità quanto mai solenne, si attesta ad essere tra i brani migliori che hanno caratterizzato “Angel of Retribution”.

I Judas Priest hanno già dimostrato tutto a tutti nel corso degli anni e proprio per questo, oggi, il rapporto al passato non può sussistere, eppur non sussistendo “Angel of Retribution” si sforza di essere un disco attuale che guarda proprio al passato, un disco moderno e non modernista, un album che non esplode (se non in qualche rarissimo caso) in pura violenza sonora, ma che riesce comunque a porsi in una posizione di assoluto rilievo su tutta la scena Heavy Metal. Ragazzi, Judas is Rising, il resto, lasciatelo a casa.

Vincenzo Ferrara

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