Recensione: Angelost

Di Fabio Vellata - 30 Gennaio 2006 - 0:00
Angelost
Band: Faro
Etichetta:
Genere:
Anno: 2006
Nazione:
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67

Ritorna la proposta Hard Rock del bravo Chitral Somapala, dotato cantante già di Firewind, Moonlight Agony ed Avalon, originario dello Sri Lanka ed in possesso di una voce piuttosto duttile e ben adattabile a svariati generi musicali come i suoi trascorsi dimostrano.
Già attivo sotto il monicker Faro un paio di anni orsono con Dawn Of Forever, cd che aveva raccolto una buona dose di consensi grazie ad una discreta qualità dei brani ed alle effettive doti degli elementi, Somapala è rimasto il solo a dare continuità al progetto che risulta completamente rivoluzionato con l’innesto di alcune vecchie volpi della scena teutonica: Barish Kepic (chitarra), Michael Müller (Basso) e Dominic Hülshorst (Batteria) tutti musicisti dal solido back ground hard rock e con trascorsi in realtà “istituzionali” come Bonfire e Jaded Heart, sono infatti i nuovi membri della band.

Date le premesse, il genere proposto non lascerebbe dunque grandissimo spazio a sorprese o particolari invenzioni, mentre è in realtà da notare, come già accaduto nel precedente album, una attitudine a volte “progressiva” nello svolgimento dei brani che, partendo da tonalità del tutto assimilabili al classico e robusto Hard Rock made in Germany che ha nei già citati Jaded Heart e Bonfire i propri ispiratori, divaga di tanto in tanto spostandosi su territori leggermente più elaborati, richiamando alla mente (in modo piuttosto vago per la verità) quanto proposto dai Masterplan in primis e qua e là spruzzate dal sapore neoclassico, confermando così la discreta fusione tra le varie anime del gruppo.
Validissime intenzioni quindi, sommate ad un potenziale di tutto rispetto che tuttavia non danno origine ai “botti” che ci saremmo aspettati, andando a realizzare piuttosto un onestissimo cd di musica hard non privo di situazioni interessanti, ma inseribile invero in una fascia qualitativa media che sicuramente non crea disappunti, ma nemmeno sconvolge in modo eccessivo i nostri sensi e permane dunque nell’ambito del “carino ma probabilmente non fondamentale”; i pezzi proposti sono per lo più di buona fattura, e non si possono segnalare gravi mancanze ne in sede di produzione ne tanto meno di esecuzione, mancano però le canzoni memorabili in grado di far fare il salto di qualità al disco che così rischia di passare piuttosto inosservato o di cadere troppo presto nel dimenticatoio.
Entrando più specificatamente nel merito dei brani, si segnalano senza alcun dubbio “Strange Dreams”, un pezzo che in taluni frangenti tenta di emulare le atmosfere inarrivabili di “Flow” dei Conception, (in special modo per il cantato di Somapala che molto ricorda quello di Khan), la progressiva “The Forbidden Land”, la rocciosa e cadenzata “Damned Eternally”, dotata di un piacevole ritornello, e l’altrettanto “ciondolante” ma più notturna “Where Did It Go” dove lo spettro degli ultimi Jaded Heart si fa estremamente concreto e palese; interessante anche la ballatona di rito intitolata “Heavenly Light”, ridondante di atmosfere zuccherose e molto romantiche.
Si evidenzia inoltre la chiusura riservata a “Dancing In The Dark”, cover del boss Bruce Springsteen, esperimento che potrà far storcere il naso a molti ma che in verità non reputo mal riuscita e trovo tutto sommato divertente.

Analizzato con calma il cd dunque non appare malvagio e non suscita apprezzamenti negativi, pur permanendo sempre nell’ambito già definito della media levatura. E’ da sottolineare in particolar modo che ad un primo e frettoloso ascolto ben difficilmente questo prodotto colpisce l’attenzione ma sembra destinato a rivelare i suoi frutti solo dopo una certa quantità di passaggi, caratteristica questa parecchio insolita per un lavoro catalogabile come Hard Rock e dovuta alla sua natura “ibrida”, derivante dalla commistione di generi a volte più diretti e volte più elaborati che si rincorrono lungo tutta la sua durata.
In conclusione si può legittimamente affermare che questo “Angelost” è un album discreto, non certo trascendentale o di particolare rilevanza ma comunque non da cestinare: se avete qualche euro in più da spendere e non sapete dove buttarlo potete farci un pensierino, in caso contrario evitate senza remore sicuri di non tralasciare un capolavoro, ed orientatevi su qualcosa di qualitativamente superiore.

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