Recensione: Anomia1

Di Alberto Fittarelli - 24 Gennaio 2007 - 0:00
Anomia1
Band: Bokor
Etichetta:
Genere:
Anno: 2007
Nazione:
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90

Oggigiorno è sempre più difficile che la musica si discosti da quanto predefinito secondo gli standard dell’industria discografica: se fai death finirai nel mercato death, se fai punk finirai sotto Epitaph, se fai successo finirai sotto Nuclear Blast. Chi si ribella a queste convenzioni, del resto solo un piccolo esempio dei limiti imposti alla musica di questi tempi, sono un pugno di gruppi che cerca vie nuove, che non vuole sfuggire alle regole del business, ma perlomeno dare la precedenza alla propria spontanea creatività artistica.

Tra questi appaiono oggi questi fenomenali svedesi, i Bokor: musicisti maturi, non certo ragazzi alle prime armi, che semplicemente mischiano in un composto organico tutta la musica capace di far provare loro delle sensazioni. Non pensiate però ad un puzzle sperimentale, il solito pappone inascoltabile, perché, anche se controvoglia, è possibile dare delle coordinate generali di quanto fatto in Anomia1: i Bokor sembrano infatti voler riunire il post rock al metal da terzo millennio dei Mastodon, la liquidità dei Tool a certe evoluzioni vocali proprie dei System Of A Down, il tutto in strutture pesantemente metal.

L’andamento è alternato, ed è quasi blasfemo doverlo descrivere a parole: dalle atmosfere sognanti di Best Trip (un titolo, un programma), si passa al riff quasi stoner di The Island Of St: Menée (Beach Of The Living Dead), con le sue evoluzioni ritmiche (grandissimo il lavoro al basso, essenziale ma fondamentale); i break violenti di Convert Into, che inizia arabeggiante ed onirica per rimandare direttamente ai Mastodon più aggressivi, lasciano lo spazio alla discesa verso la conclusione dell’album, con un senso di “spessore” musicale non certo comune.

Questo disco, semplicemente, non ha una nota fuori posto: non un riff poco ispirato, non una palese volontà di riempire minuti, non una concessione al “bisogna farlo”; solo, esclusivamente, pura e semplice arte. Potrà non attrarre i vostro gusti per genere musicale, forse, ma se a loro piace “ascoltare musica con le palle”, come dichiarano nella propria bio, sappiate anche che sono i primi a suonarla. E non ne troverete molti altri, nel vostro negozio di fiducia.

Alberto ‘Hellbound’ Fittarelli

Tracklist:

01. Crawl-The Sermons And The Dreams Of John Duncan Thunstall
02. Best Trip
03. The Island Of St: Menèe (Beachof The Living Dead)
04. Convert Into
05. Migrating
06. Avert Your Eyes

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