Recensione: Apostasy

Di Nicola Furlan - 11 Maggio 2024 - 1:09

La scuola finlandese ha insegnato al mondo intero come si produce melodic death doom, è cosa pressoché nota. Band come Amorphis e Insomnium non solo hanno delineato i tratti musicali di un modo di esprimere il rapporto dell’uomo con la natura tramite la rilettura del misticismo o della tradizione della “Terra di Kaleva”, ma hanno anche reso accattivante, intenso e fruibile l’estremo fatto musica.

I tedeschi Welcome to Pleshiwar hanno in parte mutuato ispirazioni e mood di quella scena appena citata, sono entrati in sala prove, poi in studio di registrazione e sono usciti sul mercato con l’esordio intitolato “Apostasy”. Un disco davvero valido.

Ascoltare “Apostasy” è come un viaggio di sensazioni. Si ha la percezione di essere immersi in una foresta antica e avvolta dalla nebbia, dove gli alberi si ergono come guardiani silenziosi e le ombre danzano tra i rami. La voce in growl del talentuoso Sascha Kaiser si alza come un possente sospiro tra gli alberi, intrecciando narrazioni ad aggressivi scream, più o meno profondi. Nel cuore della melodia, emergono le chitarre pesantemente distorte a livello ritmico e chirurgiche a livello di arrangiamenti sulle note alte. La melodia così strutturata aggiunge un tocco di dramma e mistero ai brani; “Sorrow” ne è l’esempio lampante. Le armonie in generale si intrecciano e si sovrappongono, creando un’atmosfera di tensione e magia. Ogni nota è carica di significato ancestrale, mentre il ritmo ipnotico delle sezioni ritmiche ‘doomy’ cullano in un viaggio attraverso antichi boschi e terre dimenticate.
Unico appunto: la produzione poteva essere maggiormente curata, soprattutto per ciò che riguarda il mixaggio.

“Apostasy”” è davvero una gemma preziosa nello sconfinato mondo della musica priva di personalità ed asettica che abbraccia ormai una molteplice parte delle produzioni di musica estrema. La fiammella qualitativa qui contenuta però rappresenta ancora un ulteriore punto di arrivo che speriamo continui ad alimentarsi con la qualità compositiva di questi quattro validi musicisti.

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