Recensione: Archetype

Di Stefano Vianello - 11 Novembre 2010 - 0:00
Archetype
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Anno: 2010
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80

Sono passati due anni dall’ultimo lavoro in studio per i Secret Sphere e il successore dell’ultima fatica prende il nome di Archetype. Si tratta del sesto disco per la band piemontese che, con il suo power metal carico di potenza e melodia, ha saputo conquistare migliaia di fan in tutto il mondo.
Dopo l’ennesimo cambio di etichetta, il gruppo arriva tra le braccia della Scarlet Records che ormai è una garanzia per quanto riguarda il sostegno alle band nostrane. A distanza di circa cinque mesi dalla pubblicazione avvenuta in Giappone, proprio a causa del cambio di label, possiamo finalmente godere anche in Europa di questo ottimo platter: un sound roccioso, veloce, melodico e in tipico stile Secret Sphere che va ad alleggerire l’atmosfera “burtoniana” dark e cupa che impregnava Sweet Blood Theory. Nonostante Antonio Agate abbia abbandonato la band l’anno scorso per motivi personali, continua insieme ad Aldo Lonobile e a tutti i membri attuali, a sfornare grandi idee per nuove canzoni e Archetype ne è il risultato.

Dopo l’introduzione orchestrale di rito Pattern Of Thought, il combo alessandrino parte subito all’attacco con una dirompente Line Of Fire, brano che vede la partecipazione di Trevor dei Sadist nelle parti di growl e di Alessandro Conti (Trick or Treat) e Damnagoras (Elvenking) nei cori, presenti poi anche nelle tracce successive. Ottimo il groove del brano che sfocia in un ritornello decisamente orecchiabile e ispirato: anche se è lampante la somiglianza del coro “Line Of Fire” con il ben noto “Hearts On Fire” degli Hammerfall, la canzone è trascinante e sicuramente può essere considerata uno dei brani più riusciti di questo disco. Con la successiva Death From Above tornano le possenti orchestrazioni che hanno caratterizzato il passato della band, ma è il riffing serrato e tagliente delle chitarre a spadroneggiare in questa traccia come in More Than Myself. Un mid-tempo molto piacevole è The Scars That You Can’t See dove si può apprezzare molto bene la potenza e la versatilità della voce di Ramon Messina che, qui e in tutto questo album, sfodera una prestazione ottima e si conferma una delle migliori voci, in ambito power metal, in circolazione al momento. L’ottima padronanza che Ramon ha della propria voce, gli permette di saltare da tonalità morbide e basse a più accattivanti e acute senza dare l’impressione di sforzarsi troppo e le melodie ne traggono ovviamente solo benefici: un esempio di come sia potente la voce, lo possiamo trovare in Future, canzone leggermente sperimentale, dove si possono sentire effetti “sintetici” sulla linea vocale, ma che in ogni caso valorizzano al massimo l’espressività.
Con Mr. Sin viene messa in evidenza la vena più rock dei Secret Sphere: si tratta di un brano piuttosto semplice, senza virtuosismi particolari, ma che proprio per la sua semplicità si stampa in testa già dal primo ascolto. La successiva In The Void rompe immediatamente la sorta di “tranquillità” che si era venuta a creare, con un riffing al limite del thrash, aggressivo, veloce e graffiante, con un ritornello leggermente più melodico dove il supporto dei già citati Conti e Damnagoras contribuisce alla resa del brano in questione.
L’ottima ballad All In A Moment, forse una delle migliori finora proposte dalla band, spiana la strada alla titletrack Archetype, altra perla compositiva in classico stile Secret Sphere, ovvero veloce, melodica e mai scontata, che va a chiudere in maniera più che degna questo ultimo lavoro.
Nella versione europea c’è spazio per ben due bonus track, a differenza di quella giapponese che non ne contiene, ovvero la ballad acustica Vertigo e la cover The Look dei Roxette.

Una nuova tessera viene aggiunta al puzzle che compone la discografia del combo piemontese che, carico di energia, sforna un album con i fiocchi grazie anche ad un’eccellente produzione che valorizza a pieno ogni membro della band. Il tour a supporto di Archetype è appena iniziato e dato l’ottimo groove su disco dei singoli brani, sicuramente, proposti in sede live, non potranno che far guadagnare ancora altri punti al gruppo.

Stefano “Elrond” Vianello

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Tracklist:
1. Pattern Of Thought
2. Line Of Fire
3. Death From Above
4. The Scars That You Can’t See
5. More Than Myself
6. Future
7. Mr. Sin
8. Into The Void
9. All In A Moment
10. Archetype
11. Vertigo (European bonus track)
12. The Look (European bonus track)

Lineup:
Ramon Messina – vocals
Aldo Lonobile – guitar
Marco Pastorino – guitar
Andy Buratto – bass
Gabriele Ciaccia – keyboards, piano
Federico Pennazzato – drums

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