Recensione: Atomizer

Di Daniele D'Adamo - 17 Giugno 2010 - 0:00
Atomizer
Band: Mammutant
Etichetta:
Genere:
Anno: 2010
Nazione:
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71

«Xorgos», ricco e popoloso pianeta di lontano un sistema solare. Dopo una lunga e sanguinosa guerra che ha portato alla distruzione del pianeta stesso, i «Cugothian», unica razza aliena sopravvissuta, vagano ora per lo Spazio in cerca di nuove prede. Prossimo obiettivo dei terribili «Cyberzerker Warriors», la Terra!

Questa, in sintesi, la storia alla base di “Atomizer”, concept-album di science fiction dei tedeschi Mammutant. Se tale ambientazione e il relativo artwork non sono particolarmente originali (Star Trek docet) e anzi, magari, fanno un po’ sorridere, la musica rappresenta un aspetto della questione che viene, invece, preso maledettamente sul serio. Musica che, peraltro, si è evoluta sia dal punto di vista tecnico sia artistico da “New World Disorder”, primo full-length datato 2008; regalando con ciò ai bavaresi il supporto professionale della Massacre Records. E a proposito di Star Trek, se non fosse che le colonne sonore di film e telefilm debbano avere una presa il più possibilmente ampia sul pubblico, evitando con ciò il metal estremo, i Nostri sarebbero i perfetti interpreti musicali delle agghiaccianti scorribande dei Borg, organismi cibernetici senza alcuna pietà, inneggianti al motto «La resistenza è inutile.».

Con questo non significa che “Atomizer” sia un capolavoro: meglio «mettere subito i puntini sulle i» per evitare equivoci. D’altro canto, non bisogna incappare nell’errore di prendere sottogamba il lavoro per via del colorito contorno extra-musicale. Lo stile propinato dal trio è una furibonda ma ordinata miscela di cyber-death e thrash, con leggero orientamento – come del resto ci si poteva aspettare – verso il primo dei generi citati anche se non sarebbe così bislacco parlare di cyber-thrash! L’impatto acustico è davvero forte, seppur il ritmo si assesti spesso sul più classico tempo medio da spacca-ossa (in “Season Of The Wolves” c’è un atipico esempio d’accelerazione più spinta … ). Dopo l’immancabile incipit deputato, stavolta, a teletrasportare l’ascoltatore nell’orrida astronave dei «Cyberzerker Warriors», “Kutulu Rising” sfodera una grinta e un tiro che resusciterebbero dal torpore anche il più addormentato dei metalhead. Ritmo medio, potente, arricchito dai trasognanti campionamenti ambient che fungono da sottofondo musicale (“Vermingod”). Il guitarwork di Gabul non si può certo definire complesso o innovativo né per la ritmica né per i soli; così come lo stesso artista, in veste di vocalist, evita di provocare troppi danni con il suo roco screaming. Il rifferama e le linee vocali sono piacevolmente lineari e – credo – appositamente semplici per realizzare a canzoni dall’immediata assimilazione (nella migliore tradizione dei Borg … ). Come dimostra “Season Of The Wolves”, che mette a dura prova, sin dalla prima nota, la mobilità delle nostre vertebre cervicali. Non di meno Maschgullh e Sardukh si dannano l’anima per complicare troppo la vita al songwriting che, quasi incredibilmente, si dimostra fresco e riuscito, nonostante l’apparente praticità della proposta. Apparente, perché, comunque, per tirar fuori dal cilindro qualcosa che, in qualche modo, possa essere interessante, non è facile per nessuno. Non mancano comprensibilmente episodi segnati da melodie dal deciso sapore extraterrestre, come “Enter Bukatha” e la successiva “The Fall Of Ultrosstus”, con il groove assestato con (quasi) immutabile continuità sui poderosi, incalzanti mid-tempo come nella visionaria “Paradise Of Flesh”; song che per il sottoscritto rappresenta meglio delle altre lo stile granitico del gruppo. “Cyberincarceration” e “Brainslugs” sfasciano definitivamente quel po’ che è rimasto in piedi del vostro apparato uditivo, nell’ipotesi – consigliata – che “Atomizer” sia ascoltato ad alto volume.

I Mammutant dimostrano, con schiettezza, che a volte basta una buona idea sviluppata con intelligenza per realizzare un prodotto divertente, godibile e, comunque, tosto e coerente con le tematiche affrontate. “Atomizer” non farà al Storia del metal, ma sicuramente girerà parecchio, nei lettori degli amanti del cyber-death/thrash.

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Track-list:
1. Cannibals 1:18
2. Kutulu Rising 5:02
3. Season Of The Wolves 4:26
4. Atomizer 4:39
5. Take No Prisoners 3:51
6. Enter Bukatha 1:16
7. The Fall Of Ultrosstus 4:00
8. Paradise Of Flesh 3:51
9. Kamuula Karmajakk 4:11
10. Vermingod 4:12
11. Cyberincarceration 4:01
12. Brainslugs 3:57

Line-up:
Gabul – vox, guitar
Maschgullh – bass
Sardukh – drums

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