Recensione: Aurora Consurgens

Di Gaetano Loffredo - 7 Novembre 2006 - 0:00
Aurora Consurgens
Band: Angra
Etichetta:
Genere:
Anno: 2006
Nazione:
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75

Nessuna parata di stelle per il nuovo disco dei brasiliani Angra. Dopo il successo ottenuto con Temple of Shadows, grazie anche agli importanti e innumerevoli ospiti che vi partecipano, la storica formazione capitanata dalla coppia di asce Kiko Loureiro e Rafael Bittencourt  ritorna sugli scaffali con l’innovativo Aurora Consurgens, lavoro realizzato per scuotere l’ambiente del power metal che da troppi anni ormai, si crogiola sui capolavori del passato.

Avrebbero potuto consegnarci un Temple of Shadows 2 con la consapevolezza di chi sa di tirare un calcio di rigore a porta sguarnita ma la banda paulista, ancora una volta, ha deciso di mettersi in discussione con qualcosa di nemmeno lontanamente accostabile ad Angels Cry e Holy Land e aggressivo quel tanto che basta per rimembrare l’enigmatico Fireworks.
Il dischetto, a onor del vero, spiazza nei primi ascolti presentandosi come un tributo alle peculiarità balistiche che da sempre imputiamo al guitar hero Loureiro ma le difficoltà recettive incontrate nei suoi cinquanta minuti svaniscono col passare del tempo, quando a poco a poco si dissolve l’aurea protettiva rivelandoci un disco dai contorni Angra al cento per cento. Non è facile trovare melodia sconfinando spesso e volentieri nei virtuosismi, non credete?

Impossibile, quindi, non innamorarsi dei brani spigliati e sofisticati (Ego Painted Grey), delle cavalcate scorrevoli e melodiche (The Voice Commanding You, Window To Nowhere) o delle ballate acustiche e sdolcinate (Breaking Ties e Abandoned Fate) , il tutto contrapposto alle liriche deprimenti ispirate da un Tommaso D’Aquino mai tanto attuali, meritevoli e, se mi consentite, scomode. Consultate l’intervista di Edu Falaschi per saperne di più.

Aurora Consurgens, al di là della sacralità e del fanatismo incondizionato dei fedelissimi, è un album nel suo complesso gradevole e consistente, energico e moderno, ricco di spunti innovativi e non per questo deprecabili o mal riusciti.
Ho apprezzato la disinvoltura e la classe con le quali i nostri si sono districati nel labirinto dei suoi spartiti senza scadere nei banali citazionismi che, purtroppo, Rebirth e Temple of Shadows hanno, in qualche sparuto momento, registrato.
Ben venga la svolta aggressiva e semi-progressiva tenendo conto dell’esistenza di falle (non tecniche, compositive) ma anche di ampi margini di miglioramento.

In fondo, ragazzi, non è ciò che lo stesso Tommaso D’Aquino vi ha suggerito?

Gaetano Loffredo

Non c’è che dire: un album come Aurora Consurgens gli Angra non lo avevano mai realizzato. Il mutamento era annunciato, ma non per questo suona meno sorprendente. Via il prog che aveva bagnato gli ormai remoti esordi, via il power delle tastiere ariose e dei cori ammiccanti, mentre il folk superstite corre a nascondersi tra le pieghe di un riffing serrato e aggressivo come mai si era sentito prima. Resta un suono potente, graffiante, muscolare, senza dubbio moderno, a tratti persino claustrofobico. Naturale che balzino alla mente gli ultimi Shaaman, i quali tuttavia con ‘Reason’ avevano intrapreso una via per molti versi più tortuosa.
Ad Aurora Consurgens, invece, l’immediatezza non fa difetto. Un disco spontaneo, diretto e – perché no? – orecchiabile, trascinato dalle chitarre gemelle dei leader storici Loureiro e Bittencourt e capace di andare facilmente a bersaglio con le bordate heavy di Ego Painted Grey, il pathos sognante di Scream Your Heart Out, le sublimi orchestrazioni di Breaking Ties. Chi vuole chitarre solide e aggressive, chi cerca cori rapidi ad ancorarsi alla memoria senza scadere nel banale, chi vuole raffiche incalzanti di assoli al fulmicotone, troverà qui pane per i suoi denti.
Certo, la tracklist non è esente da difetti, e non manca qualche passaggio un po’ prolisso o sottotono, particolarmente nella fase centrale (chi ha detto Salvation: Suicide?). Ma senza bisogno di gridare per forza al capolavoro, si può tranquillamente affermare che gli Angra abbiano fatto davvero un ottimo lavoro. Imprevisto e imprevedibile, Aurora Consurgens apre nuove interessanti vie per il futuro: un segnale importante per una formazione giunta dopo tanti travagli al sesto full-length da studio, che dimostra oggi di avere ancora tanto da dire.

Riccardo Angelini

Tracklist:
1.The Course Of Nature
2.The Voice Commanding You
3.Ego Painted Grey
4.Breaking Ties
5.Salvation: Suicide
6.Window To Nowhere
7.So Near So Far
8.Passing By
9.Scream Your Heart Out
10.Abandoned Fate

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