Recensione: Babylon
Sono passati ben sei anni dall’ultimo full-length – “The Brotherhood” – dei Lynch Mob, la band capitanata dal chitarrista (già nei Dokken) George Lynch. A dispetto dei numerosissimi impegni artistici del formidabile axeman (The End Machine, Sweet & Lynch, un recente album solo strumentale da solista, solo per citarne qualcuno), ecco che in questo 2023 vede la luce di un nuovo lavoro della band, dal titolo “Babylon”.
La line-up della band è qui modificata qui al cinquanta per cento: resta alla batteria l’ottimo Jimmy D’anda (già con i Bulletboys), mentre ecco arrivare al basso Jaron Gulino degli Heavens Edge.
Il cambiamento più rilevante è però quello del cantante. Via ancora una volta Oni Logan (con i Lynch Mob all’inizio del grande successo “Wicked Sensation” del 1989, poi sostituito da Robert Mason e quindi tornato all’ovile in una successiva reunion dopo lo split), al microfono troviamo ora Gabriel Colón.
Il nuovo cantante, in particolare, suscita interesse con il suo stile un tantino sensuale un po’ dalle parti di certo glam/street rock, bene in evidenza in canzoni come Time After Time (tra i maggiormente catchy nei riff e nelle melodie) e Million Miles Away (ballata elettrica contraddistinta dal canto sensuale e dallo scintillio delle note della chitarra), entrambi tra i brani più affascinanti del disco.
Sono anche assolutamente brillanti anche quelle tracce che percorrono del tutto un percorso totalmente nello stile dei più tipici Lynch Mob, quali l’altra perla Fire Master e l’opener Erase, dai riff scuri e circolari, dal canto e dall’incedere spavaldo e dagli assoli taglienti e nervosi.
Degno di nota certamente l’hard rock ora arrembante e dalla chitarra torrenziale di How You Fall, ora dominato dai riff della sei-corde di The Synner, ora dai contorni epici e orientaleggianti della title-track Babylon.
Altrove l’heavy rock di George Lynch e soci assume altresì connotati più gioiosi e notevolmente ottantiani come nell’orecchiabile Let It Go e nella veloce I’m Ready.
In definitiva, “Babylon” è un lavoro certamente in linea con la storia, soprattutto più recente, dei Lynch Mob, pieno di grinta ed energia e con alcune canzoni particolarmente efficaci. E, se il songwriting altrove non è costantemente memorabile (ma sempre su livelli soddisfacenti) dappertutto il full-length trasuda un amore sconfinato per la chitarra elettrica in chiave hard rock e dintorni.
Francesco Maraglino