Recensione: Behind the Mask

Di LeatherKnight - 6 Gennaio 2004 - 0:00
Behind the Mask
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Anno: 2003
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72

Per chi segue l’underground tricolore, il nome Screaming Shadows non dovrebbe suonare nuovo. Nati effettivamente nel ’99 come Eruption, dopo un’esperienza poco proficua l’anno prima, questi ragazzi sardi trovarono una lineup stabile solo due anni dopo, ribattezzandosi con l’attuale monicker.
Alla fine del 2003 la band di Sassari torna a farsi sentire autoproducendosi il loro primo full-lenght, terzo capitolo della loro discografia.

La proposta musicale dei nostri fondamentalmente è interessante: abbiamo a che fare con un piacevole heavy metal classico marcatamente impreziosito da un guitawork indubbiamente pregevole ed un raffinato senso della melodia in generale.
Tuttavia, allargando progressivamente la prospettiva con cui analizziamo “Behind the Mask”, non possiamo fare a meno di notare che un disco così promettente in partenza sia vittima purtroppo di qualche doloroso punto debole che ne mina il risultato.

Nell’arco delle dieci canzoni qui presentate (della durata complessiva di circa cinquanta minuti) rimaniamo piacevolmente impressionati innanzi tutto dall’indubbia abilità nel comporre e suonare degli Screaming Shadows. Ad onor del vero non è poi così comune ritrovarsi un disco così pregevole dal punto di vista tecnico. A parte il già citato operato del duo Marras/Giribaldi, spendiamo encomi anche per gli addetti alla sezione ritmica (in particolar modo per il signor Fancellu) che non sono da meno e svolgono anche un buon lavoro, che riesce a vivacizzare anche quelle parti che -per un motivo o per l’altro- ci inducono a ridimensionare l’entusiasmo per “Behind the Mask”.

Chiariamo innanzi tutto che, inevitabilmente, la produzione di questo album non paga giustizia all’effettivo valore che i brani dovrebbero avere, e conseguentemente ne compromette il risultato finale in maniera piuttosto evidente: la resa sonora pur rimanendo su livelli di decenza non avvantaggia di certo “Behind the Mask” e controbilancia il buon songwriting con una forte mancanza di tridimensionalità delle canzoni.

Su questo sfondo si stagliano anche un altro paio di situazioni poco felici. Partiamo con la prima: così come testimoniato dal “Live” degli Screaming Shadows, Luigi Usai è un ragazzo che se la cava anche abbastanza bene dietro il microfono, ma stavolta le sue prestazioni alla lunga non riescono a fare proprio presa. Il cantanto manca di mordente (così come poi parte del guitarwork) ed espressività trascinante; il continuo uso di toni alti (con esiti tutt’altro che godibili nella maggior parte delle volte) non riesce a migliorare la situazione di certo.

Obiettivamente poi, il guitarwork per quanto tecnicamente interessante, risulta non di rado abbastanza prolisso e soporifero nelle atmosfere,  appiattendo l’espressività delle parti di chitarra e in particolar modo degli assoli (che per quanto affascinati e raffinati, certo non destano emozioni memorabili). “I’ll Find My Freedom” ad esempio, per quanto essenzialmente bella, in questa veste non convince più di tanto.

Mettendo insieme i tasselli di questo puzzle, si forma davanti a nostri occhi dunque un’immagine abbastanza chiara alla fine: “Behind the Mask” è fondamentalmente un bel disco come già detto, con buone idee ed una lineup non proprio anonima. D’altra parte notiamo, ascolto dopo ascolto, che qualcosa non va. Nulla di tremendo, per carità; è anche concepibile considerando il fatto che la band sta muovendo i primi passi seri solo adesso.
Ma “Behind the Mask” non riesce purtroppo a rimanere in piedi sotto il peso dei suoi molteplici spunti e di una personalità musicale abbastanza complessa ma ancora non sufficientemente supportata da elementi indispensabili (una produzione più adeguata alla caratura della proposta offerta; uno studio più mirato ed incisivo di vocals e strumenti, ecc..) senza i quali l’intero lavoro viene ricoperto da insidiose ombre che lo rendo meno invitante di quanto già potrebbe essere.

Al di là però dei dubbi e delle remore, giusto per la cronaca, citiamo brani come “Pain and Tears” e “I Want You To Burn” come passaggi molto positivi del disco, dove si intravede già il potenziale degli Screaming Shadows in una dimensione più equilibrata. Da notare poi che l’album viene distribuito con artwork professionale ed involucro in plastica attorno: anche questo un segnale da parte della band nel volersi imporre con spirito quanto più professionale possibile. Non è mica roba da poco, eh!

Il disco è acquistabile in alcuni punti vendita di Sassari o direttamente dalla band. Per ulteriori informazioni, visitate il sito ufficiale degli Screaming Shadows, dove potete anche scaricare degli mp3s per far giudicare -cosa più importante di tutte- anche alle vostre orecchie. Anche così, al limite, si può supportare la nostra scena underground.

Leopoldo “LeatherKnight” Puzielli

1) Leave Us Here
2) Eyes of the Night
3) Come Inside
4) I Want You to Burn
5) Dark Shadow
6) Another War Cry
7) Pain and Tears
8) I’ll find my Freedom
9) Voices
10) The Cry of the King

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