Recensione: Beware of the Dog

Di Andrea Bacigalupo - 22 Maggio 2020 - 0:19
Beware of the Dog
Band: Tysondog
Etichetta: Neat Records
Genere: Heavy 
Anno: 1984
Nazione:
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85

Ci sono artisti che, per quanto validi, hanno ottenuto lo stesso successo del riso in bianco in ospedale. Poca promozione, scarsa produzione, una sbagliata distribuzione degli album … chissà … Per i Tysondog, probabilmente, è stato il momento sbagliato.

Nato nel 1983, in quel di Newcastle, il gruppo ha esordito nel 1984 con ‘Beware of the Dog’, uno di quegli album che più NWOBHM non si può.

Peccato che, nel 1984, questo importante movimento musicale, la cui data di nascita convenzionale è stata fissata nel 1979 e che vedeva coinvolti tantissimi giovani della classe operaia inglese, era ormai quasi giunto alla fine (se così si può dire, visto che ne subiamo le influenze ancora oggi).

Pensare che solo l’anno prima erano usciti una tonnellata di album di band appartenenti a questa incredibile scuola, come ‘Court in the Act’ dei Satan, ‘See You in Hell’ dei Grim Reaper, ‘Pyromania’ dei Def Leppard, ‘All for One’ dei Raven, ‘Power and the Glory’ dei Saxon …. Ahhh, già, dimenticavo, anche quel ‘dischetto’ chiamato ‘Piece of Mind’ degli Iron Maiden, che dell’onda sono stati la cresta (o lo sono ancora …).

Tra l’altro, nel 1983, era in atto una vera e propria rivoluzione metallica ed i torrenti di lava incandescente rovesciata dai calderoni infernali straripavano, travolgendo qualsiasi ponte.

Ad esempio i Black Sabbath, arruolato Ian Gillan al posto di Ronnie James Dio, voltavano di nuova pagina e davano alle stampe il controverso, ma comunque valido ‘Born Again’, i malvagi Mercyful Fate esordivano sulla lunga distanza con ‘Melissa’, attirando non poca attenzione con le loro atmosfere cupe e sinistre, mentre gli Accept confermavano la loro forza con il granitico ‘Balls to the Wall’.

L’onda della NWOBHM s’infrangeva sulle coste americane allargandosi a macchia d’olio. Gli artisti del nuovo continente non volevano cedere le armi e si opponevano con prodotti sopra le righe: il profondo ‘Sirens’ dei Savatage, l’irruente ‘Shout at the Devil’ dei Motley Crue, il sofisticato ‘Holy Diver’ dei Dio e ribaltavano l’onda sui lidi europei trasformandola in un potente tsunami: nasceva il feroce Thrash Metal di ‘Kill ‘em All’ dei Metallica e di ‘Show no Mercy’ degli Slayer, figlio legittimo, scapestrato ed incazzato della ribelle NWOBHM e dell’Hardcore.

Il 1984 parte dunque con le tasche dei metallari più o meno vuote, al massimo qualche spilla da puntare sul chiodo.

Gli artisti legati alla NWOBHM che incisero in quell’anno furono forse un po’ meno (Jaguar, Tokyo Blade, Praying Mantis e Tank tra loro), in compenso irruppero i Destruction con ‘Sentence of Death’, gli Anthrax con ‘Fistful of Metal’, i Riot con ‘Born in America’ e di nuovo eccellenze come Scorpions con ‘Love at First Sting’, Judas Priest con il riuscitissimo ‘Defender of the Faith’,  i Metallica, balzati alle stelle in poco tempo, con ‘Ride the Lighting’ ed ancora gli Iron Maiden con il fondamentale ‘Powerslave’.

C’era veramente l’imbarazzo della scelta, ed è così che i Tysondog, soffocati da così tanto magma, non hanno ottenuto il successo che meritavano. Si, perché ‘Beware of the Dog’, peraltro prodotto dal compaesano Conrad Thomas Lant, in arte Cronos dei demoniaci Venom, è semplicemente un ‘discone’.

In neanche quaranta minuti i Tysondog esprimono un vero Heavy Metal scuro e pesante (tipo Satan o Demon, cercando un paragone), senza esagerazioni ma altamente dinamico, istintivo ed al contempo ad alto tasso tecnico.

In ‘Beware of the Dog’ c’è tutto quello che non può mancare in un disco Heavy Metal: buona voce, intensa, espressiva e ben modulata, ottimo riffing, ritmiche potenti ed assoli importanti racchiusi in un sound pesante e penetrante, coinvolgente e straripante d’energia, il sound che ha reso grande la NWOBHM.

Parlando sommariamente dei brani, ‘Hammerhead’ è un impatto frontale dal quale non se ne esce illesi: con il suo attacco potente, il riff tagliente e la sua velocità d’esecuzione è semplicemente da palco, come dimostra il suo finale avvincente.

La potenza è esaltata in ‘Dog Soldiers’, dal riff granitico e l’assolo da maestri.

Si entra all’inferno con la cadenza martoriante di ‘Demons’, ma si sa: i cancelli dell’Ade sono sempre aperti a New Castle.

The Inquisitor’, la veloce ‘Dead Meat’, ‘Painted Heroes’ fino a ‘Day of the Butcher’ sono tutti pezzi riusciti che possono concorrere tranquillamente con i lavori di band più blasonate, compreso quello conclusivo ‘In the End’, una ballad sofferta e malinconica che s’indurisce verso il finale.

I Tysondog hanno successivamente pubblicato l’album ‘Crimes of Insanity’ nel 1986 per poi sciogliersi nel 1987.

Come tante altre band di quegli anni sono tornati e, con i tre quinti della formazione originale, hanno inciso ‘Cry Havoc’ nel 2015, rimarcando la loro presenza nella storia della musica d’acciaio.

E’ però ‘Beware of the Dog’ il lavoro che li rappresenta, un album che merita di essere rispolverato e riscoperto, un album terribilmente True Metal …

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