Recensione: Beware The Heavens
Come a volte accade nelle famiglie in cui uno dei componenti è un musicista di talento e di successo, ad uno o più componenti della famiglia stessa viene la voglia di produrre qualcosa di proprio, di personale.
E’ il caso, ad esempio, di Alexi Laiho – pluridecorato axe-man e voce dei blasonati Children Of Bodom – la cui moglie (ora ex), Kimberly Goss (professionista nel campo musicale quale backing vocals in importanti band Metal, quali Ancient, Dimmu Borgir, Therion e Avernus), nel 1997 diede origine al progetto Sinergy, aiutata in ciò dal chitarrista ritmico Jesper Strömblad (proveniente dagli In Flames).
A completare la line-up che nel 1999 diede alle stampe il primo full-lenght, Beware The Heavens (prodotto da Fredrik Nordstrom), lo stesso Alexi Laiho alla chitarra solista, Sharlee D’Angelo al basso e Ronny Milianowicz alla batteria.
Lo stile dell’album, come del resto si può facilmente prevedere dati i musicisti coinvolti nell’iniziativa, è di matrice tipicamente power europea, con puntate verso parti più speed ed anche heavy. Come del resto si può facilmente prevedere, la caratteristica peculiare del platter insiste nella voce solista di Kimberly: melodica, calda, dal timbro medio, mai eccessivamente su toni alti, impegnata ad interpretare i brani in maniera classica, intendendo con tale termine un richiamo maggiore all’heavy che al power.
Le canzoni dell’album, nove in tutto, si susseguono con linearità, senza sussulti o impennate di originalità ed innovazione. L’album, ben scritto, ben suonato e ben prodotto, rappresenta una cavalcata melodica nelle vaste praterie del power più classico ed ortodosso.
Non mancano episodi assai melodici, dall’armonia semplice e dolce, come ad esempio The Fourth World, e Razor Blade Salvation, languido lento cantato con sentimento e calore da Kimberly, impreziosito dai dorati assoli del consorte Alexi.
Compaiono poi echi di musica classica in Born Under Fire and Passion, che fa da apripista a The Warrior Princess, brano dal tipico ritmo a doppia cassa e chitarre a riff continuo, con refrain epico ed orecchiabile, così come Venoumous Vixens, dal riffing tirato e lucido. Sullo stesso piano Swarmed, canzone che inizia con un cadenzato mid-tempo per poi accelerare verso tonalità corpose e potenti, sempre ammantate da calda ed affettata armonia. Si prova anche la strada dell’hit, con Beware The Heavens, dal ritmo sostenuto, dalle arie di ampio respiro e dagli assoli di Alexi in bella evidenza.
Pulsation è poi una breve introduzione di chitarra classica a Virtual Future, che chiude il lavoro con un riff cattivo e potente, impreziosita da scrosci di leggere note di tastiera, ove Kimberly propone il suo stile caldo e melodico.
In conclusione, un album che si può definire “scolastico”: tutto è al posto giusto, niente esula dai limiti del genere proposto, le canzoni derivano da un buon songwriting, privo tuttavia di spunti di classe che consenta ad esse di elevarsi da una tranquilla e non più che discreta ed onesta qualità artistica.
A nobilitare il tutto, il lavoro alla chitarra solista di Alexi Laihlo, che tuttavia, con la sua indubbia classe, non riesce a far decollare l’album verso vette più elevate, relegando il disco stesso ad un ambito decisamente ristretto, frequentato solo dagli appassionati del genere.
Daniele D’Adamo
Tracklist:
1 – Venomous Vixens
2 – The Fourth World
3 – Born Unto Fire And Passion
4 – The Warrior Princess
5 – Beware The Heavens
6 – Razor Blade Salvation
7 – Swarmed
8 – Pulsation
9 – Virtual Future