Recensione: Biglietto per l’Inferno

Di Filippo Benedetto - 18 Febbraio 2005 - 0:00
Biglietto per l’Inferno
Etichetta:
Genere: Prog Rock 
Anno: 1974
Nazione:
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95

Il panorama progressive rock italiano ha consegnato alla storia della musica episodi di grande spessore culturale. Bands come la PFM, Banco di Mutuo Soccorso, Osanna e i qui recensiti Biglietto Per l’Inferno hanno, a modesto parere del sottoscritto, importanza cruciale per capire quanto fermento di creatività ci fosse a cavallo della seconda metà degli anni sessanta e i primi anni degli anni 70. Questi ultimi, in particolare, sono riusciti a sfiorare quasi il mito del culto grazie ad un’unica opera, dall’omonimo titolo, ricca di suggestioni visive e non solo musicali, pregna di una visionarietà narrativa in bilico tra misticismo e realismo. I consensi di critica e di pubblico del debut “Biglietto per l’inferno” permisero al combo originario di Lecco di arrivare a calcare il palco in apertura nientemeno che degli UFO, mostrando al pubblico la grande forza carismatica del frontman – cantante e flautista – che con la teatralità delle sue movenze e della sua particolare voce sapeva affascinare il pubblico. Claudio Canali, così si chiamava il singer del combo prog rock, oggi lo ritroviamo sotto altri panni, quelli di un umile frate in perenne ritiro spirituale nell’eremo di un solitario Convento nei pressi di Lecco.
Verrebbe da porsi la domanda spontanea se in qualche modo i testi da lui scritti per “Biglietto per l’inferno” fossero in realtà una confessione che a tutti noi faceva raccontando di un viaggio tortuoso verso la redenzione dal peccato. Infatti, se leggiamo alcuni versi della song più rappresentativa di quest’album – “Confessione” appunto – “Racconta fratello, qual è il tuo peccato […] Ascoltami frate, non so se ho peccato, ho ucciso un bastardo che avrebbe voluto […]”, notiamo la verve comunicativa che trasmette la voce di Canali che, con grande partecipazione emotiva, si cala nella parte del “confessore” (prima) e del “confessato/peccatore” (poi) con un’alternanza, in sottofondo, di soffuse armonie e aperture hard progressive di grande impatto. Sembra essere racchiusa proprio nella stretta alleanza di “parole e musica” il viaggio con “Biglietto per l’inferno” attraverso le inquietudini e le speranze non solo di un gruppo di ragazzi vogliosi di “comunicare” ma anche di un’intera generazione. Inoltre il sound, certo forse ormai datato, aggiunge un’aurea di mistero e sacralità al tutto quasi a risaltare la bellezza in sé di un’opera che vuole comunicare “oltre” il tempo e lo spazio. Questo è stato l’hard rock progressivo del “Biglietto per l’inferno” e a dare ulteriore dimostrazione del forte valore artistico di questo platter non possiamo non citare altri episodi come l’opener “Ansia”, brano che si sviluppa tra lievi arpeggi per chitarra acustica nella fase introduttiva per poi sprigionare tutta la sua forza espressiva in un turbinio di passaggi pianistici e ritmiche serrate e puntuali degne delle più originali partiture prog rock, oppure la struggente bellezza di “La Strana Regina” con quell’incedere cupo e coinvolgente che sfocerà in un’improvissa scarica di adrenalinica distorsione elettrica intrecciata a interventi per flauto che riecheggiano i Jethro Tull o ancora la splendida “Il Nevare” che approfondisce il discorso precedentemente affrontato esaltando ulteriormente il contrasto cromatico tra atmosfere sulfuree e momenti di più roccioso impatto. Ovviamente su tutto ciò regna sovrana la Parola, con il suo forte valore evocativo e i suoi ammonimenti contro “l’empietà” umana. Discorso a parte va fatto per il penultimo brano, lungo e articolato (ben 13 minuti!), dal titolo “L’amico suicida”: qui l’espressività “dark” del combo si dispiega con forza dipanandosi lungo tutta la durata del pezzo, sia nei momenti in cui l’incedere si fa lento e “appassito”, sia nei momenti dove la potenza rock ha il sopravvento. Grande è l’abilità, di tutti i musicisti coinvolti, nel creare una trama melodica di spessore… merito di un lavoro mai ovvio e scontato per quanto riguarda gli arrangiamenti. In chiusura merita una nota particolare la versione strumentale di “Confessione” che, senza il cantato, mostra in tutta la sua evidenza la caratura del “Biglietto per l’inferno”, rapendo il cuore.

E’ un peccato che questo gruppo si sia sciolto dopo solo due albums (il secondo disco, “Il Tempo della Semina”, è stato pubblicato molti anni dopo la sua registrazione, intorno alla metà degli anni 80)…. Un vero peccato, perché in un solo “33 giri” questi ragazzi riuscirono a concentrare vera passione per la musica, dando alle stampe, bisogna convenirne, uno dei migliori albums di hard rock progressivo italiano.

Nota Finale: la recensione di questo album è tratta dall’ascolto del “Biglietto per l’Inferno” rieditato dalla casa discografica “La Vetraia” (fondata da “Baffo” Banfi, tastierista del gruppo) che, in un interessantissimo cofanetto, ha ripreso con tre cd – di cui uno live proprio dalla già citata esibizione con supporter degli UFO del 1974 – e un DVD, la fulminea ed esaltante del combo prog rock di Lecco.

Tracklist:

Ansia
Confessione
Una strana regina
Il nevare
L’amico suicida
Confessione (Strumentale)

Line Up:

Giuseppe “Baffo” Banfi: organo, sintetizzatore
Claudio Canali: flauto, voce
Fausto Bianchini: basso
Marco Mainetti: chitarra
Mauro Gnecchi: batteria
Giuseppe Cossa: pianoforte, organo

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