Recensione: Black Covers White

Di Orso Comellini - 14 Aprile 2011 - 0:00
Black Covers White
Band: KLL
Etichetta:
Genere:
Anno: 2011
Nazione:
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65

“Black Covers White” è l’album di debutto dei trentini KLL, combo attivo nell’underground italiano già da una decina d’anni e fautore di un thrash moderno carico di groove con alcune atmosfere dal sapore vagamente retrò (anni novanta).

Dopo essersi formati nel 2001, i Nostri danno alle stampe ben tre demo: “Kill” (2002), “Psycho” (2004) e “Morbid” (2007). Queste release sono ben accolte da critica e fan e permettono loro di suonare su vari palchi del suolo italico. Inoltre, fanno circolare il proprio nome partecipando alla compilation “Metalparty” e al programma “Sala Prove” su Rock Tv. Approdano così all’Alkemist Fanatix Europe (agenzia di management e promozione) e ottengono infine un contratto con la Lost Sound Records per realizzare il full-length in oggetto.

Colpisce ma non stupisce, quindi, la cura per ogni singolo dettaglio con cui è stato realizzato questo “Black Covers White”. Validi, infatti, sia l’artwork curato dallo Studio Antisocial, sia la produzione di Wahoomy Corvi dietro al mixer del RealSound Studio di Parma; poi completata da Mika Jussila presso i celebri Finnvox Studio in Finlandia (Amorphis, Angra, Doro, Gamma Ray, Sabaton e tanti altri). Interessanti anche i testi, che legano le canzoni con una sorta di concept sull’animo umano. Candido e immacolato al momento della nascita (l’opener “The First Breath”) ma destinato giorno dopo giorno a macchiarsi sempre più di nero (le conclusive “Last Dream…” e “… Of Your Black Spirit”). Infine, il songwriting, aspetto di certo non secondario. Anche in questo caso, complessivamente, le tracce che compongono il platter in questione scorrono piacevolmente e senza annoiare, complice la buona tecnica dei musicisti coinvolti. Canzoni come “Hidden Prison”, “Blind No More”, “Obscured Light” e “… Of Your Black Spirit” mettono in mostra una certa complicità fra le due asce Fronza/De Rosa e non solo (anche la coppia Marinelli e P. Pisoni al basso e batteria non è certamente da meno). Riff diretti e coinvolgenti che rimandano agli ultimi Slayer (“God Hate Us All” su tutti) o ai Machine Head. Quasi mai puntando sulle tipiche sfuriate degli anni ottanta e sui soli vorticosi, ma facendo un ampio uso di vibrati, armonici artificiali, ecc…
Il cantato rabbioso di Andrea Pisoni, pur senza grandi variazioni o concessioni ad aperture melodiche, si addice al senso di angoscia e oppressione che caratterizza l’album. Dopo ripetuti ascolti, però, la sensazione iniziale che il disco sia anche troppo compatto e omogeneo non viene del tutto fugata. Se da un lato, come affermato in precedenza, è vero che non sono riscontrabili netti cali a livello compositivo (o meglio non ci sono dei filler, fra i pezzi), d’altra parte i brani più azzeccati non riescono a spiccare totalmente il volo, così da alzare in maniera decisiva la media dell’album. Doverosa la segnalazione del videoclip di “The Key”, dedicato idealmente a Pietro Galea, amico e membro fondatore del gruppo prematuramente scomparso nel 2007.

“Black Covers White” è un primo importante tassello per i KLL ed è un’ulteriore conferma dell’elevata levatura della scena metal italica attuale. Le capacità per fare bene anche (e soprattutto) in futuro i Nostri, a mio avviso, le possiedono e il definitivo salto di qualità è dietro l’angolo.

Orso “Orso 80” Comellini

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Track-list:
1. The First Breath 1:14
2. The Key 3:05
3. Esuba 3:21
4. Day By Day 3:20
5. Hidden Prison 4:47
6. Black Covers White 3:37
7. Blind No More 4:42
8. Obscured Light 5:08
9. I’m Not 4:49
10. Last Dream… 3:49
11. … Of Your Black Spirit 5:00

All tracks 43 min. ca.

Line-up:
Andrea Pisoni – Vocals
Francesco Fronza – Guitar
Marco De Rosa – Guitar
Massimo Marinelli – Bass
Paolo Pisoni – Drums
 

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