Recensione: Black Market Enlightenment

Di Vladimir Sajin - 14 Dicembre 2018 - 0:01
Black Market Enlightenment
Band: Antimatter
Etichetta:
Genere: Alternative Metal 
Anno: 2018
Nazione:
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Antimatter è un progetto musicale nato nel 1998 dall’unione di due ottimi musicisti e compositori come Mick Moss e l’ex Anathema Duncan Patterson. Dopo l’abbandono di Patterson nel 2005 la band si è trasformata in un progetto solista di Moss. Le sonorità che accompagnano ogni uscita discografica sono un mix tra alternative rock, doom e gothic, con elementi post rock/metal, il tutto architettato con una grande sensibilità, delicatezza e qualità sia compositiva che produttiva. I temi affrontati rivestono un ruolo molto importante per immergere l’ascoltatore nelle atmosfere create dalla band, sondando aspetti più intimi e nascosti delle varie condizioni umane, il tutto con una maturità e profondità degna della letteratura di Dostoevskij o Baudelaire.

 

Con questo ”Black Market Enlightenment” Mick Moss affronta il grande tema delle dipendenze dell’essere umano: l’ uomo aspira fin dalla nascita alla ricerca del bello e della felicità, ma quando questa ricerca diventa assillante e incessante, si trasforma in un bisogno, ovvero in una malattia del piacere. Già in passato, grazie a poeti come Charles Baudelaire, nasceva il “culto della droga”: la noia, l’angoscia derivata dall’esclusione dalla vita nella società decadente, viene soppiantata dai cosiddetti “paradisi artificiali”. Freud, invece, attribuisce un ruolo fondamentale alla ricerca del piacere, fino a teorizzare che lo sviluppo umano è affiancato all’appagamento di impulsi sessuali. Infine, la crescita di alcune sostanze allucinogene naturali come alcuni funghi, lo studio della composizione chimica e della produzione di alcool etilico, la dipendenza religiosa o di culto e la dipendenza da strutture informatiche come la tv e i social network contribuiscono alla creazione forzata di questi mondi alternativi e artificiali. Il piacere è un sentimento o un’esperienza che induce l’uomo in uno stato di benessere. Anche un gesto semplice e banale può essere espressione del piacere, purché provochi felicità nell’individuo. Il piacere agisce a livello profondamente psicologico, e tende a essere ripetuto, al contrario delle esperienze noiose e irrilevanti, ma quando la ricerca del piacere diventa ossessiva, l’uomo finisce per diventarne dipendente. Per dipendenza si intende un’alterazione del comportamento che da semplice e comune abitudine diventa una ricerca esagerata e patologica del piacere attraverso mezzi, sostanze e comportamenti che sfociano in una malattia. Si può essere dipendenti da qualsiasi minimo gesto, azione e comportamento, e non soltanto dall’abuso di alcool o sostanze stupefacenti. In questo racconto musicale gli Antimatter ci immergono nel piacere e nella dipendenza, che sono due concetti estremamente collegati tra loro, il passaggio dall’uno all’altro avviene quando il desiderio, trasformatosi in un bisogno assoluto di assumere una particolare sostanza o di compiere una determinata azione, diventa prioritario su tutti gli altri interessi. Dal momento in cui l’oggetto scatenante appare totalmente scollegato da ogni forma razionale del piacere, e quando l’esperienza gratificante continua a essere ripetuta, giorno dopo giorno, si è totalmente dipendenti da essa, non si può farne a meno. Analizzando meglio, siamo tutti dipendenti da qualcosa. Di fronte a una società completamente cambiata, in cui gli intellettuali avvertono di aver perso il loro ruolo sociale, si sente l’esigenza da parte degli artisti (musicisti, scrittori, poeti) di elevarsi al di sopra dei “comuni mortali”, rifiutando e disprezzando la società contemporanea. A questo scopo Mick Moss affida un ruolo importante alle dipendenze sia fisiche che mentali, in quanto sono in grado di raggiungere il sublime e l’ideale. Una dimensione mentale in cui un individuo può realizzarsi per quello che è. Questi gli permettono di trasformare le sensazioni, raggiungendo qualcosa che non si trova nel mondo in cui vivevano prima, i loro effetti diventano sempre più intensi e penetranti, il suono diventa colore, il colore diventa suono e ogni giorno è vissuto come un’esperienza paradisiaca. In ogni eccitante e in ogni droga, scopriamo un mondo diverso. Tutte queste esperienze avvengono in un variegato e vertiginoso spettacolo della mente, senza una vera e propria destinazione da raggiungere, perché la ricerca dell’ideale è una ricerca senza una meta e perennemente rinnovata su se stessa. Come ”Black Market Enlightenment” che ci racconta la profonda malinconia persistente, anche in seguito all’assunzione di ciò che produce la dipendenza, in quanto questo effetto non è duraturo e non consente una risposta adeguata alla noia e al disagio esistenziale. Ma la ricchezza di sensazioni che certe sostanze procurano, non ci induce a rinunciare a esse. Baudelaire, infatti, nell’epilogo de “I fiori del male” scriveva: «Ho estratto la quintessenza di ogni cosa. Tu mi hai dato del fango, e io ne ho fatto dell’oro».

 

Musicalmente ”Black Market Enlightenment” è esattamente tutto questo e molto altro ancora. Ci troviamo di fronte a un’ampia ricerca musicale che spazia tra diverse influenze e sfumature, utilizzando molti strumenti etnici e acustici, ma nello stesso tempo il sound viene appesantito e irrobustito dando più spazio alle chitarre elettriche e alla batteria. Brani come The third Arm’ e ‘Wish I Was Here’ creano un particolare e piacevole effetto vacuum che ti tramortisce e ti trasporta creando un risultato ipnotico. Il tutto grazie anche all’espressiva e calda voce di Mick Moss. In alcuni passaggi si avverte una lieve tensione di qualcosa di imminente che potrebbe accadere da un momento all’altro. Le atmosfere ricreate in precedenza vengono lievemente smorzate con ‘This Is Not Utopia’ un brano più orecchiabile e flebile nelle sonorità proposte. In ‘Partners in Crime’ siamo immersi in un ambiente doom metal molto sentimentale e delicato. L’accoppiata ‘Sanctification’ e ‘Existential’ risultano i brani più sperimentali dell’album, che dimostrano una grande e profonda ricerca musicale da parte degli Antimatter. Le composizioni sono arricchite dall’utilizzo di molti strumenti etnici, acustici e tribali. Si sentono influenze che spaziano dal Jazz alla musica araba, con partecipazioni di voci femminili e piccoli cori. Il tutto risulta amalgamato alla perfezione, senza né esagerare né eccedere, e senza rendere il tutto eccessivo o pomposo, come dimostra il brano più lungo e complesso dell’intero lavoro, ‘Between The Atoms’, probabilmente l’apice compositivo in assoluto di tutta la carriera della band. Siamo accolti con un potente e penetrante riff progressive e una costante vena malinconica in sottofondo. La melodia e il ritmo hanno qualcosa di molto esotico e tribale che, assieme alla voce passionale di Moss, ci accompagnano in un passaggio musicale mistico e misterioso, che può essere raggiunto solo attraverso una sostanza stupenda e stupefacente come la Musica, quando essa raggiunge lo stato d’arte come in questo caso. In chiusura troviamo ‘Liquid Light’, canzone che più si avvicina alle tipiche sonorità degli Anathema. Nella prima parte si crea un effetto claustrofobico generato da suoni sinistri e melodie desolate, mentre nella seconda la materia cambia il suo stato, diventando pura luce, che ci trasporta verso altri mondi e altre dimensioni, attraverso il suono trascinante e coinvolgente delle chitarre evanescenti, tipiche del sound post metal.

 

Black Market Enlightenment” è un lavoro complesso, maturo e profondo, consigliato a chiunque vorrà aprirsi ed immergersi per essere completamente assorbito dalla musica e dalle atmosfere degli Antimatter, l’unica avvertenza è quella di fare attenzione: potrebbe provocare dipendenza.

 

Vladimir Sajin

 

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