Recensione: Black Metal Armageddon split

Di Giorgio Vicentini - 7 Novembre 2004 - 0:00
Black Metal Armageddon split
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Anno: 2004
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78

Le avevo lasciate ai due singoli pubblicati sulla compilation promozionale I Fiori del Male, ora ritrovo le due band italiane in uno spazio tutto loro: lo split dalla doppia anima intitolato Black Metal Armageddon, otto pezzi equamente spartiti in tre tracce originali più una cover per sorte.

 

Il “lato A” è riservato ai torinesi Cold Void, aperto dall’edizione 2004 di Frostbane’s Gate”, track dall’inizio stralunato e strisciante che deve molta della sua espressività al duetto pianoforte/basso. La sensazione che corre lungo i brani dei torinesi è quella di rallentato e liquido malessere come si guardasse il mondo attraverso un’ampolla piena d’acqua che oblunga i tratti, con un bisogno impellente di rifiatare soddisfatto dalle accelerazioni di stampo black. Direi che malattia ed allucinazione sono le parole migliori per definirne il lavoro, che cullano i sensi attraverso un mondo bislacco dalle fisionomie mutevoli, togliendo e ridando lucidità all’ascoltatore come in un viaggio senza una guida apparente. Giusto per capirsi, dice molto il coro della terza track, “Obscure Alcoholic Wound”, trascinato e lento come in preda ai fumi dell’alcool. Punti di forza indiscussi di questa frazione sono le ritmiche rallentate contrapposte alle accelerazioni improvvise, la produzione di qualità notevole che ben si adagia sull’alternanza tra lucidità e malattia. Pregevole anche la tecnica di base dei membri che si districano con naturalezza sia nelle parti lanciate che in quelle ipnotiche, l’atmosfera generalmente malsana ed appesantita anche da espedienti quali l’inserimento mirato delle tastiere, l’uso molto maturo e ben concepito delle voci pulite e dei parlati corali. Convincente la cover dei The Exploited denominata “Porno Slut”, che ovviamente perde per strada il mood originario, ma che suona comunque valida come un esercizio divertente e ben riuscito.

 

Come già fatto ai tempi della compilation, ci tengo a richiamare l’attenzione sul fatto che i membri della band provengono da una formazione personale ed interessi musicali variegati, che si rispecchiano opportunamente in alcune soluzioni fuori dagli schemi consueti. Interessante la proposta musicale in questione, che cerca di esplorare i lati più visionari dell’arte nera; non mi piacciono le atmosfere così bislacche e lascive, però ne è indubbia l’espressività nella fattispecie. Insomma, è questione di gusti.

 

Il “Lato B” è appannaggio dei bolognesi TOD che, a differenza del gruppo che li precede, si dedicano ad un ben più riconoscibile black dai tratti fortemente deprimenti, anche se questa immediata riconducibilità non significa che ci sia del male o della vuota banalità nella loro proposta, anzi. Se lo scopo della band è quello di rattristare, incupire ed appesantire l’animo dell’ascoltatore, beh, ci riesce alla perfezione con tre pezzi dalla durata mediamente consistente (circa sei minuti), ombrosi e carichi di disperazione nella loro voluta pochezza. Un drappo nero su base thrash black minimale ma carica d’espressività che deve molto, anzi moltissimo, all’apporto imprescindibile delle tastiere quale mezzo comunicativo fondamentale, in perfetto connubio con le ritmiche rallentate delle chitarre. Sarà la produzione, sarà il minimalismo della parte elettrica, ma ogni pezzo ha una carica emotiva stupenda, spinta in maniera esemplare dallo scream a suo modo espressivo. Se mi aveva esaltato “Hate Campaign”, ora ho di che godere sull’inizio maligno di “Blood Filled Eyes”, con la sua anima marcatamente old style arricchita dal consueto sottofondo. Chiude la disperazione di “In the Endless Black I Lay” alla quale è collegata un’outro funerea; track dal passo rallentato e melodia lacrimevole, come ci si lasciasse giacere morenti nel nero infinito. Grossa sorpresa la cover di “Do You Dream of Me” dei Tiamat, che per le sue caratteristiche si presta inaspettatamente bene ad un’iniezione massiccia e deprimente, che ne fa un pezzo più che meritevole.

 

Divagazioni finali: le due band sono in gran salute, hanno idee, spirito ed una luce guida ben chiara, anzi oscura nel caso del TOD, allucinante per i Cold Void. I pezzi ascoltati sono tutti personali, forse più “alternativi” quelli dei primi, che non si rifanno a stilemi o filoni così automaticamente definibili, ma indubbio è il fatto che entrambi si esprimono con armi immediate, diretti e caratterizzanti. Molto confortante è la personalità definita di ognuna delle band, espressa su strade diverse ma che riconducono entrambe alla stessa meta: black metal con un trademark forte.

Riprendendo i discorsi messi sul tavolo in sede di compilation, devo dire di essermi ricreduto molto velocemente riguardo ai dubbi avanzati sui Cold Void; è bastato loro aggiungere due passi a quello già fatto. Ovviamente, il discorso “gusti personali” rimane invariato, anzi ora più di prima mi dichiaro spudoratamente un tifoso dei TOD e non vedo l’ora di sentire il loro primo full lenght.

Tracklist:

COLD VOID
01. Frostbane’s Gate (2004)
02. Obscure Alcoholic Mound
03. Fistfucking Armageddon
04. Porno Slut (The Exploited)

TOD
05. Intro / Hate Campaign
06. Blood Filled Eyes
07. In the Black Endless I Lay / Outro
08. Do You Dream of Me? (Tiamat)

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