Recensione: Bliss

Di Manuel Gregorin - 12 Agosto 2022 - 0:01
Bliss
Band: Tungsten
Etichetta: Arising Empire
Genere: Power 
Anno: 2022
Nazione:
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73

Anders Johansson anche se meno conosciuto rispetto ad altri suoi colleghi è comunque un veterano della scena musicale. Attivo da circa quarant’anni, il batterista svedese nell’84 entra nella band di Yngwie Malmsteen, poi dal 1999 al 2014 siede dietro le pelli degli Hammerfall. Più recentemente prende parte ad un tour con i Manowar, oltre ad aver partecipato a vari progetti e collaborazioni come Narnia e Deranged.
Nel 2019 decide di mettersi in proprio e reclutati i suoi figli Karl (basso e tastiere) e Nick (chitarra) assieme al vocalist Michael Andersson dà vita ad una sua band.
Questo progetto musicale dal nome Tungsten debutta con We Will Rise del 2019 a cui fa seguito Tundra del 2020.
Il 2022 è l’anno del nuovissimo Bliss, uscito poche settimane fa.

Pubblicato da Arising Empire l’album si presenta con undici canzoni basate si di un power metal con inserti folk e sinfonici che non di rado si allargano verso sonorità industrial o nu metal. Generi che apparentemente non paiono avere molte affinità. Un aspetto che non fa comunque demordere Johansson& Sons (certo che a chiamarli così sembra il negozio del rigattiere sotto casa!) dal voler trovare una strada in comune fra le due correnti musicali. Probabilmente in questa scelta stilistica possono aver influito i differenti gusti musicali di Johansson senior da una parte e quello dei suoi figli dall’altra.
Differenze che con questo progetto musicale si vuol provare ad incanalare sulla stessa via con l’intento di creare qualcosa di innovativo ed una volta tanto originale.

L’album inizia con In The Center, pochi secondi di suoni cibernetici come intro che cedono il posto ad un pesantissimo riff di chitarra dal sapore nu metal. Il cantato invece si mantiene più vicino al heavy power più classico intervallato però da un bridge dal sapore metalcore tra la strofa ed il ritornello. Un brano che comunque funziona, nel quale i Tungsten cercano di trovare un giusto equilibrio tra sonorità tradizionali e quelle più moderne. Nella successiva Dreamers invece si sterza drasticamente verso un power folk dalla struttura decisamente più classica. Con March Along la formazione svedese torna a sfoderare il suo lato più moderno con un pezzo industrial che in certi passaggi ricorda certe cose di Marilyn Manson. A confrontare quest’ultima traccia con quella precedente verrebbe da dubitare che possa trattarsi della stessa band, tanto i due pezzi differiscano come proposta musicale.

Un intro di piano apre Heart Of Rust, un mid tempo con influenze folk ed un ritornello epicheggiante  che nel finale acquista un po’ di vigore con tanto di cantato in screaming. Anche in questo i Tungsten  riescono a proporre delle interessanti soluzioni musicali. Un album Bliss, che spesso pare viaggiare su due differenti binari prediligendo a volte sonorità industrial e moderne altre invece quelle più vicine al power melodico.

Arrivati sin qui  viene da chiedersi come si svilupperà il resto del disco. Se sarà ancora un alternarsi tra industrial e power-folk o se la band ci stupirà con qualche altra sorpresa.
Come This Way si apre con un giro di tastiere ossessivo che farebbe presagire un brano dal piglio più moderno ma che invece dopo un po’ di secondi rivela una struttura più classica.
Sulle stesse coordinate poi anche in On The Sea, un mid tempo con influenze folk ed un cantato solenne su cui si inseriscono arrangiamenti sinfonici.

Arriva così il momento della titte track Bliss dove i Tungsten cambiano decisamente registro. Il pezzo è un pesantissimo industrial metal dall’andamento marziale di chiara scuola Rammstein. Il testo inoltre alterna un ritornello in inglese e delle strofe cantate in varie lingue tra cui si distinguono anche le parole in italiano bugie ( pronunciato “bughie”,) e danni. Un pezzo che, per quanto differisca in modo così radicale dai precedenti, riesce nella sua particolarità a farsi comunque apprezzare.

Una buona menzione anche per Wonderland in cui la band fa un tentativo di combinare in un unico brano le sue anime: sia quella più classica che quella più moderna. Il pezzo lo si può definire come un power melodico con chitarre dal suono quasi nu metal ed incursioni di tastiere vicine ad un certo industrial. Infine nel ritornello si alterna la voce pulita a quella in screaming. Un pezzo che c’entra il bersaglio, riuscendo a fondere nella giusta maniera moderno e classico. Caratteristica questa che mette in evidenza una buona versatilità artistica del quartetto svedese.
Con Afraid Of Light si torna invece su sonorità vicine al power folk più tradizionale con qualche parte sinfonica dove si inseriscono qua e là dei passaggi in screaming.
Eyes Of The Storm è un brano più riflessivo con influenze folk e chitarre dal suono moderno, preludio del pezzo conclusivo. Northern Lights, ultimo episodio di questo lotto, inizia con atmosfere orientaleggianti che aprono la strada ad una semi ballad che assume più vigore poi nella seconda parte, fino alle malinconiche note di pianoforte che ne scandiscono le ultime battute.

Sì chiude così quest’ultima fatica dei Tungsten, un lavoro che riesce comunque ad essere abbastanza convincente nonostante qualche sbavatura.
In alcuni episodi i brani tendono a sbilanciarsi eccessivamente verso il power, in certi altri verso l’industrial-nu metal. E pur riuscendo a dare in entrambi i casi una buona prova, si ha comunque la sensazione che la band stia saltando un po’ di palo in frasca non sapendo bene quale direzione prendere.
Le cose migliori sono rappresentate dagli episodi in cui i Tungsten combinano le due componenti come In The Center oppure Wonderland, che non a caso risulta essere uno degli episodi migliori di questo nuovo cd.

A conti fatti, Bliss resta comunque un prodotto con spunti interessanti, nel quale si prova a dare un aspetto più moderno al power, genere che in ogni modo rimane quale struttura portante del suono proposto dal quartetto scandinavo.
Una proposta ancora perfettibile equilibrando meglio le componenti che così, a tratti, possono apparire un po’ scollegate tra loro. Certamente gli ingredienti per creare una formula musicale appetitosa sono a disposizione dei Tungsten. Spetta a loro amalgamarli nel miglior modo possibile.

Un lavoro insomma, che potrebbe stimolare l’interesse di quella frangia di ascoltatori più aperti verso contaminazioni e sperimentazioni.
Al contrario potrebbe essere un po’ più ostico per chi è più abituato a sonorità tradizionali, sebbene un ascolto di prova potrebbe essere consigliabile anche a quest’ultima categoria di appassionati.

 

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