Recensione: Chaos

Di Emilio Sonno - 27 Giugno 2003 - 0:00
Chaos
Band: Anger
Etichetta:
Genere:
Anno: 2002
Nazione:
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72

Si, è vero, il disco non è uscito esattamente ieri e vederlo recensito solo ora potrebbe sembrare strano eppure ci vuole del tempo: e già ci vuole proprio del tempo per sviscerarlo, analizzarlo e riuscire a comprenderlo perché rappresenta un sintomatico esempio del cambiamento dei tempi, dell’evoluzione che la musica subisce col trascorrere degli anni, un passo in avanti che anticipa una delle possibili direzioni future che il metal potrebbe scegliere di seguire.
Così, dopo l’era del symphonic, accostato ormai ad ogni genere possibile e immaginabile, è ora il turno dell’elettronica ed ecco affacciarsi, dopo molti anni vissuti sperimentando nell’underground, gli Anger con il loro primo full lenght, riuscitissimo, soprattutto nel dividere la critica.
Questo non è il classico album metal, anzi di classico ha veramente poco dato che la sua caratteristica principale è per l’appunto l’originalità; basti solo pensare alla definizione appositamente creata per identificare il genere: discodeath.
Chaos è un cd difronte al quale i più puritani e tradizionalisti storceranno sicuramente il naso rischiando di giudicarlo troppo frettolosamente, banalizzando e sottovalutando quella che invece è una interessantissima proposta.
Dire che al fianco del mastermind e singer, nonché chitarrista, del gruppo, Maurice Butler, c’è il vecchio e fidato amico bassista Mass Quake non aiuta i più ad avere un’idea del loro sound come neanche aiuta, se non addirittura confonde, suggerire che a completare il gruppo ci pensano i celeberrimi Oleg Smirnoff e Frank Andiver che certo non hanno bisogno di presentazioni.
Il loro, altro non è che un singolare ibrido di tecnologia elettronica, tipica dell’industrial, impiantato su una matrice essenzialmente death: volendo semplificare, gli Anger rappresentano una sorta di trait d’union tra i Fear Factory meno scontati e superficiali e gli ultimi Death SS (…che il magico tocco di Oleg ai synth c’entri qualcosa?); un genere che, vista la sua particolare natura, unita alla forte spinta innovativa, certo può essere non facile da digerire in particolar modo ad un primo ascolto, ma che in definitiva rimane comunque molto catchy, capace di sedurre con le sue stravaganti alchimie sonore e le sue ritmiche ossessive e ripetitive, come gli stessi testi, piuttosto minali, che spesso non vanno oltre le quattro righe! lasciando ampio spazio ad una musica elettronica fatta di samples, filtri ed effetti speciali, quasi disco appunto, sempre in perfetto equilibrio sull’orlo del baratro della banalità che tante vittime ha fatto e continua a fare.
Loud acceso, alto volume, bassi a palla e ai più open mind basteranno già le prime note dell’iniziale F.I.Y.A. a far muovere il classico “piedino”, da sempre severo arbitro in fatto di musica, per poi essere conquistati da song micidiali quali l’indiavolata Lady Violence con i suoi rozzi chitarroni o la paranoica United States of Satan dai ritmi ipnotici. La mansoniana Discodeath è un brano dalle tipiche liriche scarne, ridotte davvero all’osso, che senza perdersi troppo in inutili fronzoli, accompagnano la base musicale come se la ruvida voce di Maurice fosse solo l’ennesimo martellante effetto speciale. La concitata Inside è una delle mie preferite: molto grintosa, aggressiva e con un Frank scatenato sia che si trovi ad avere a che fare con una batteria reale che con una “virtuale”. Con la stupenda Fuck Off ci si rende conto del gran lavoro di Mass che fra basso e samples certo non si risparmia creando mood incantevoli, qui come altrove: un altro importante aspetto di questo album è infatti la complessità delle sue tracce che risultano avere un’intricata matassa di suoni ed effetti in grado di regalare canzoni sempre nuove ad ogni ascolto. Out of Control è la vera perla di questo debut: un costrutto sonoro decisamente speedy con sorprendenti cambi di tempo e dai ritmi frenetici, infarciti dei loop più diversi.
Un disco che precorre i tempi, per una band che, comunque vada, si è già guadagnata la sua piccola nicchia nel grande libro della storia del metallo. A questo punto 15 euro sembrerebbero un prezzo veramente abbordabile per conoscere anticipatamente una bella fetta di futuro.
Emilio “ARMiF3R” Sonno

Tracklist: 1. F.I.Y.A.
2. Change
3. Inside
4. Lady Violence
5. Petit Paradise
6. Back to Be Alive
7. Fuck Off
8. Discodeath
9. United States of Satan
10. Blackside
11. Walking Down
12. Out of Control

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