Recensione: Charming Grace

Di Fabio Vellata - 13 Aprile 2013 - 23:27
Charming Grace
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Anno: 2013
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84

In un periodo come quello attuale, costellato da difficoltà di vario genere ed estrazione, gli appassionati di hard rock e AOR nati nel nostro beneamato bel paese hanno quanto meno potuto gioire musicalmente, sollazzati dalla bontà di alcuni progetti di valore eccezionale quali, tra gli altri, Edge Of Forever, Lionville e Shining Line.
Tre nomi di grandissimo prestigio – dentro e fuori i nostri confini – che, uniti ad altre ottime realtà del settore come Wheels Of Fire, Hungryheart, Skill In Veins e Danger Zone, hanno contribuito a rendere meno amara – almeno sotto il profilo degli ascolti – un’epoca travagliata e sofferente, raggruppandosi in una scena melodica tutta italiana che ha saputo distinguersi nella produzione di album di assoluta raffinatezza e grande classe. Release realmente capaci di preservare intatto lo spirito melodico appartenuto eoni fa a ensemble radicati oltreoceano, portabandiera assoluti di un modo di comporre divenuto, con gli anni, unico e distintivo.

Pierpaolo “Zorro” Monti, Alessandro Del Vecchio, Stefano Leonetti, Amos Monti, Davide Barbieri, Mario Percudani, Josh Zinghetti: un gruppo di artisti autentici che nell’arco dell’ultimo lustro ha dato slancio e vitalità ad uno stile peculiare come quello del rock melodico, addensando attorno a se l’interesse e l’attenzione dell’intera comunità di melodic rockers internazionale, tanto da diventarne uno degli assi portanti attualmente più credibili e di maggior prestigio.

Charming Grace, side project “nuovo di pacca”, fuori proprio in questi giorni per Avenue of Allies, è l’ulteriore, ennesima e reiterata conferma di una prospettiva evoluta e transnazionale di un movimento artistico come quello dell’AOR italiano, circolo ormai più che affidabile di grandi musicisti in grado di calamitare sempre maggiori interessi e simpatie anche nelle fasce più “alte” (o leggendarie se volete), degli esponenti storici di tale settore specifico.
Nasce così l’ennesimo successo annunciato che, a partire dalla line up esibita nei crediti di copertina, sorprenderebbe solo qualora gli esiti si rivelassero infausti o di scarso profilo. Non è così e non poteva essere altrimenti: un’apertura di album come quella affidata all’eccellente “Everytime You Touch My Heart”, eseguita da Davide Barbieri con l’ottimo Nick Workman (già singer di Kick e Vega) chiarifica il concetto sin dalle prime battute, definendo – come in una sorta di ipotetico avviso introduttivo – quelle che sono le coordinate su cui l’intero album provvederà a svilupparsi.
Solo AOR di qualità e del tipo classico, con stampato a fuoco sulla fronte, la sigla “eighties”.

Detto, per dovere di pura onestà intellettuale, che Charming Grace – pur se composto da musica di  livello talora stellare – non riesce del tutto a pareggiare l’estrema eccellenza del debutto dei Lionville o la straordinaria caratura del primo Shining Line, va altrettanto sottolineato quanto la bravura e la classe superiore dei protagonisti sin qui citati non possa ormai apparire nelle forme di un fuoco di paglia destinato ad un successo episodico, casuale o limitato nel tempo. Ma piuttosto, come una realtà consolidata che, con costanza, metodo ed obiettivi ben chiari, riesce ad offrire al pubblico di appassionati motivi concreti per cui gioire ed entusiasmarsi.
Una scaletta corposa e molto lunga, apparecchiata da “Zorro” Monti (già motore, guarda caso, proprio di Shining Line) è, infatti, terreno fertile per la semina di brani uniformemente interessanti, all’interno dei quali riconoscere alcune perle di maggior splendore artistico ed emozionale.

Oltre all’ottima opener di cui abbiamo detto poc’anzi, risulta impossibile non porre l’accento sulle melodie fresche e primaverili della seguente “The Way You Feel Inside”, stupendo pezzo di radioso AOR, nobilitato dalla presenza al microfono di Moon Calhoun, grandissimo ed indimenticato interprete che ha legato ad “How Long”, capolavoro irraggiungibile del grande Michael Thompson, l’apice della propria carriera artistica.
Abbiamo parlato di piani “alti” del rock melodico mondiale non a caso: al terzo passaggio, eccoci quindi al cospetto dell’ennesimo nome leggendario del settore. David Forbes, storico ed intenso singer dei Boulevard, segna nel migliore dei modi un brano che sembra proprio essere un consapevole trait d’union con la precedente manifestazione discografica di Zorro Monti: “Shining Light”, un nome che sa di garanzia.

Bello davvero ascoltare questo piccolo bignami di AOR deluxe proprio in concomitanza con l’arrivo della primavera. Sensazioni piacevoli che si amplificano, favorendo la percezione di solare positività tipica di un suono costruito per trasmettere emozioni calde, edulcorate ed eleganti.

Il puro piacere d’ascolto prosegue ancora, inaugurando una serie di collaborazioni tutte tricolori con le Survivoriane “Close Your Eyes” (magistrale duetto con Michele Luppi), “The Sound Of Your Heart” (ennesima comparsata di Ale Del Vecchio, un nome che ormai la tastiera del sottoscritto ha imparato a scrivere con il pilota automatico, tante sono le partecipazioni che lo vedono coinvolto) e “Through The Stars” (questa volta il protagonista è Stefano Leonetti dei Lionville), fulgidi esempi di AOR puro e semplice, da manuale.
Quello come potrebbe essere insegnato in una ipotetica università del Rock.

Quello di cui Jim Peterik, Neal Schon e Mick Jones andrebbero fieri.

In tema di “italian AOR duets” la palma di pezzo meglio riuscito spetta tuttavia alla frizzante “Everybody’s Broken”, cover di Bon Jovi eseguita in compagnia di Josh Zinghetti degli Hungryheart che profuma di voglia di vivere, animata da una linea portante maggiormente gioiosa e ricca di vitalità rispetto all’originale che, ancora una volta, riesce ad incoraggiare un po’ di ottimismo e spirito positivo nel cuore di chi ascolta.
Si sa, la musica ha talvolta una sorta di potere terapeutico: quello di comunicare sensazioni piacevoli che sappiano ristorare l’animo, è uno dei doni tipici del miglior rock adulto.

“Leave a Light On” (altra cover, questa volta di Belinda Carlisle) proposta in collaborazione con la sconosciuta (comunque bravissima) singer Aure, è l’ultimo passaggio di un album che, sin dall’annuncio della sua realizzazione, ci attendevamo proprio così.
Deliziosamente melodico, stupendamente primaverile ed appassionatamente ancorato a stilemi che non smetteremo mai di amare alla follia.

Dopo Edge of Forever, Shining Line e Lionville, ecco il quarto passaggio della collezione dei “classici” dell’AOR tricolore: Charming Grace, un disco che, pur presentando qualche minimo peccato veniale (una lunghezza forse eccessiva ed un paio di filler), si profila quale degno epigono dei grandi progetti testè nominati.

Non poteva essere altrimenti…

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