Recensione: Children Of Eve
I greci Nightfall tornano sotto l’egida della francese Season Of Mist con un nuovo lavoro che lascia davvero a bocca aperta. La storica collaborazione Grecia-Francia, che caratterizza la scena ellenica sin dai suoi albori, continua a dare frutti pregevoli. Il predecessore At Night We Prey uscì in piena era-Covid, pagandone le conseguenze soprattutto in termini di promozione live. Dopo aver affrontato il delicato e importante tema della depressione nel disco del 2021, Efthimis e i Nightfall tornano con un proposito ambizioso: riportare nella mente degli esseri umani – come ci ha raccontato il frontman stesso – l’unico vero ingrediente affinché le cose filino lisce, vale a dire la ragione. I brani, infatti, tematicamente sono orientati verso una critica molto ragionata e costruttiva dell’ingerenza delle religioni istituzionalizzate nel quotidiano di uomini e donne, mettendo a rischio le arti e il libero pensiero.
In termini di sound Children Of Eve emerge potente ed elegante, frutto della collaborazione produttiva tra i Nightfall e Thimios Krikos degli InnerWish, con mix e mastering curato dal rinomato Jacob Hansen (Volbeat, Amaranthe e The Black Dahlia Murder). L’album vanta un suono contemporaneamente cristallino e devastante, aggirando però le trappole di certe produzioni moderne sin troppo artificiali. Sebbene immersi nell’era digitale, i Nightfall sono riusciti nell’impresa di infondere al lavoro quel calore sonoro caratteristico e fondamentale che contraddistingue da sempre la scena greca, celebre per i suoi inconfondibili canoni musicali ed estetici.
L’intro cadenzata di ‘I Hate’ lascia ben presto spazio a memorabili riff di death metal dalle venature di quel black melodico di cui i greci sono maestri e ierofanti. Nessuna tregua per le ritmiche mastodontiche che accompagnano epici cori dal sapore mediterraneo. Fotis, luogo comune quanto vuoi, è una vera e propria macchina da guerra: provate a lasciarvi stendere dal blast-beat di ‘The Cannibal’ e mi perdonerete la definizione banale per un batterista tecnico, veloce ma allo stesso tempo parte integrante della macchina creativa dei Nightfall con i suoi personali fill. L’incedere quasi doom di ‘Inside My Head’ ben accoglie le suggestioni liriche che riportano al difficile tema affrontato nell’album precedente. Fa piacere sentire che i Nightfall si lasciano attraversare senza paura, creativamente parlando, da tutte le fasi della loro mirabile carriera senza inseguire la moda del momento: nel furioso blackened death melodico di Children Of Eve, infatti, un brano come ‘With Outlandish Desire To Disobey’ riporta alla mente il tentativo – a suo tempo ingiustamente stroncato – di includere elementi gothic metal nel sound della band. Vi invitiamo, perciò, a riascoltare senza i pregiudizi di quei giorni il dittico Lesbian Show e Diva Futura: sicuramente troverete gradite sorprese! La conclusione è affidata a ‘Christian Svengali’ che con il suo portamento maestoso fonde il metal più epico (ricordiamo che i Nightfall realizzarono una cover di ‘Thor’ dei Manowar nel 1995!) con suggestioni gotiche enfatizzate dalle tastiere e l’elaborato riffing tipicamente ellenico, ingrediente del quale non ne avremo mai abbastanza. Bentornati Nightfall, ora attraversate il Mare Adriatico e conquistate i palchi italiani con la vostra falange sonora!
Per maggiori informazioni su Metal Music against Depression, iniziativa importantissima dei Nightfall, cliccate qui sotto: