Recensione: Cold Slither

Di Ninni Cangiano - 31 Agosto 2025 - 10:43
Cold Slither
Band: Cold Slither
Genere: Heavy 
Anno: 2025
Nazione:
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55

Per il quarantesimo anniversario dell’episodio della serie tv G.I. Joe, intitolato “Cold Slither”, uscito inizialmente nel 1985, l’industria dei giocattoli Hasbro si è accordata con la Reigning Phoenix Music per metter su una “fictional band” da chiamare appunto Cold Slither. Ecco quindi che sono stati messi assieme tre musicisti statunitensi ed un cantante venezuelano per dare vita a questo progetto e realizzare a fine luglio 2025 questo debut album omonimo. Il full-length è dotato di discreto artwork (sinceramente mi sarei aspettato di meglio con quelle premesse) ed è composto da 11 tracce per la breve durata di poco superiore ai 33 minuti, segno che il songwriting è conciso e diretto, anche se bisogna annotare la presenza della solita inutilissima intro; ci sono poi parecchie parti parlate che saranno forse funzionali al concept (immagino, infatti, si tratti di un concept) ma, alla lunga, finiscono per stancare.

Il sound del gruppo americano è un classicissimo heavy metal, molto old-style, anche se con una registrazione al passo coi tempi; nulla insomma che ci possa far impazzire o far sbattere il capoccione più di quanto non abbiamo già fatto negli ultimi 40 anni circa. Non so chi abbia scritto i pezzi (non sono stati resi noti tali dettagli), ma è voluto andare sul sicuro, senza avventurarsi alla ricerca di innovazione o originalità; questo tipo di musica funziona egregiamente dai primi anni ’80 ed i Cold Slither non fanno altro che riproporre a memoria la lezione che i vari maestri hanno impartito nel corso del tempo (a voi la scelta dei nomi, personalmente propenderei per Black Sabbath e lo US-Metal).

Le canzoni scorrono via e si lasciano ascoltare piacevolmente, anche se bisogna dire che ne manca una che spicchi particolarmente sulle altre, non c’è insomma quella hit che ti faccia saltare dalla sedia e da sola valga l’acquisto del cd. Il disco è ben fatto, suonato bene, cantato decentemente, ma sembra il frutto dei tempi attuali: un prodotto studiato e confezionato ad hoc, ma privo di quell’anima ribelle che, invece, l’heavy metal ha sempre avuto nella sua storia. E finisce quindi per non dispiacere, ma nemmeno è in grado di colpire e spiccare dalla massa. Ci sono alcuni brani che funzionano meglio di altri, soprattutto quando il ritmo diventa più frizzante (“Knock ‘Em Dread”, lo speed di “Torched” e “Zartan’s Revenge” ne possono essere degli esempi);

non entusiasmano invece alcuni pezzi più fiacchi, che sembra soffrano di una composizione non proprio ispiratissima (ad esempio “Snakes On The Bayou” o “Under The Dreadnok’s Spell”). Ne viene dunque fuori una sorta di mezzo disco, in cui qualcosa funziona decentemente ed altro invece è qualitativamente di livello inferiore. E’ quindi consigliato un ascolto preventivo, prima di investire la propria pecunia in questo debutto omonimo dei Cold Slither, dato che in giro c’è sicuramente di meglio…

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