Recensione: Cursed

Di Stefano Burini - 3 Maggio 2017 - 18:00
Cursed
Etichetta:
Genere: Metalcore 
Anno: 2017
Nazione:
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64

Esiste qualcosa di più sbeffeggiato, da parte dei defender più oltranzisti, del melodic metalcore? Certo: il christian metalcore!

Scherzi a parte e al netto delle convinzioni religiose di chiunque, qui è di musica che si parla ed è pertanto necessario spendere qualche parola per presentare i Righteous Vendetta, combo statunitense proveniente da una piccola cittadina del Wyoming.

La band è composta da cinque membri (Ryan Hayes alla voce, Justin Olmstead e Justin Smith alle chitarre, Riley Haynie al basso e Zack Goggins alla batteria) e dopo un EP intitolato “Defiance” uscito nel 2014 ha raggiunto il traguardo del debutto sulla lunga distanza con un album di ben tredici tracce dal titolo “Cursed”, pubblicato a inizio 2017.

Il genere proposto dai cinque ragazzi del Wyoming è un melodic metalcore di matrice abbastanza “classica”, dotato di un certo impatto ma ancora lievemente acerbo in alcuni frangenti, soprattutto laddove il messaggio «di speranza e ispirazione» veicolato dalle liriche cozza con le distorsioni e la violenza della musica, incanalando le canzoni su lidi forzatamente soft.

La voce di Ryan Hayes è assolutamente appropriata per la musica dei Righteous Vendetta grazie alla buonissima estensione che ne fa brillare i momenti in clean e grazie ad una notevole dose di aggressività in grado di rendere ficcanti al punto giusto le partiture in growl. Altrettanto bene se la cavano d’altronde gli altri musicisti, alle prese con il rifferama teso e perpetuo e il drumming massiccio tipici del metalcore: poche sorprese ma molta proprietà di mezzi.

Le canzoni si dividono tra episodi molto decisi e riusciti ed episodi che finiscono per rifugiarsi in melodie eccessivamente zuccherose denunciando qualche “scoria adolescenziale” di troppo.

Del primo gruppo fanno certamente parte l’energica opener “War Is Killing Us All”, le più anthemiche “Cursed”, “Weight Of The World” e “Defiance” e la pompatissima “A Way Out”, certamente il brano più riuscito e coinvolgente in scaletta. Nel secondo gruppo possono essere viceversa inserite le troppo smielate “Daemons”, “Doomed” e le rivedibili “Burn” e “Halfway”, davvero troppo morbide e prive di mordente per lasciare il segno.

Il finale rialza la testa con la buonissima “Become” e la conclusiva “Strangers”, un ottimo esempio di come i RV, pur non riuscendovi sempre, siano potenzialmente in grado di coniugare melodia e groove senza perdere la bussola e trovando anche qualche soluzione stilistica interessante.

“Cursed”, al tirar delle somme, è un debutto più che discreto, dal quale traspaiono buone potenzialità da parte di una band ancora giovane e quindi in grado di progredire e migliorare sotto il profilo dell’esperienza, della continuità e della chiarezza d’intenti.

Stefano Burini

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