Recensione: Cursed Be Thy Kingdom

Di Stefano Ricetti - 24 Aprile 2021 - 0:30
Cursed Be Thy Kingdom
Band: Bewitcher
Genere: Speed 
Anno: 2021
Nazione:
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71

Beata l’ignoranza! Potrebbe finire con questo adagio la recensione del terzo full length dei Bewitcher .

Dopo la sensuale strumentale “Ashe” scatenate l’inferno.  Pare che qualcuno, dalle più profonde viscere dell’Ade abbia ordinato ai tre yankee di non andare tanto per il sottile e sparare in faccia a chi si ponesse all’ascolto di Cursed Be Thy Kingdom mezz’ora abbondante di Metallo infuocato senza mezze misure. Copertina a cura dell’italianissimo Paolo Girardi.

La ricetta del combo di stanza a Portland, Oregon è la stessa degli esordi, con poche variazioni di sorta: voce catarrosa da parte di M. Von Bewitcher (alle prese anche con la chitarra), sezione ritmica a la Motörhead fornita dalla premiata ditta A. Magus & A. Hunter , dosi massicce di Sodom, W.A.S.P. e Destruction, un rigoroso sguardo al grande passato incarnato dalla Nwobhm, la doverosa spruzzata di sano spirito rock’n’roll  e poi via di Speed Heavy Metal sino al termine delle ostilità.

Gli inguaribili nostalgici del tempo che fu andranno in brodo di giuggiole per due pezzi tutti d’un pezzo (gioco di parole voluto)  come “Satanic Magick Attack” e “Sign Of The Wolf”. Attenzione alla capoccia lungo l’headbanging provocato da “Electric Phantoms” e dalla title track. Non mancano episodi in grado di soddisfare chi della pesantezza fa il proprio must, ecco servita su di un piatto d’argento la luciferina “Valley Of The Ravens”. Accontentati pure i motörheadbanger per il tramite di “Death Curse”.

Cursed Be Thy Kingdom suona fresco, possente e per nulla stantio, nonostante non proponga nulla di innovativo, grazie alle cure in fase di realizzazione operate da Armand John Anthony (Night Demon) presso i The Captain’s Quarters di Ventura, in California e le fasi di missaggio curate da Cameron Webb (Motörhead, Megadeth).

Ma quello che fa letteralmente esplodere l’album fra le mani è l’entusiasmo sprigionato dai tre americaner  che, per sfornare cotanto lavoro, immagino debbano essere in possesso di una buona dose di “credo”.

Bewitcher: ignoranza ottimamente confezionata condita da tonnellate di autoironia.

Consigliato!

 

Stefano “Steven Rich” Ricetti

 

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