Recensione: Deadly Lullabies Live

Di Abbadon - 17 Ottobre 2004 - 0:00
Deadly Lullabies Live
Band: King Diamond
Etichetta:
Genere:
Anno: 2004
Nazione:
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88

Fantastico. Il nuovo e secondo live di King Diamond, che segue l’ormai ultraquindicennale  “In Concert 1987 Abigail”, è semplicemente fantastico. La recensione potrebbe chiudersi così, ma alla fin fine è giusto dare qualche informazione e dritta in più. “Deadly Lullabies Live”, questo il nome, è figlio del tour americano fatto per l’album “The Puppet Master”, a detta della band uno dei tour più riusciti e divertenti mai fatti da singer danese e compagni. Il gruppo, immutato dall’ultimo, grande, lavoro in studio del Re Diamante, riesce nelle 20 tracce (che poi sono 18, tenendo conto che una è la classicissima intro “Funeral”, mentre “Introductions” è uno spezzone di dialogo King-pubblico, dove vengono presentati i membri della band) a dimostrarsi fenomenale anche dal vivo, in tutti i frangenti. Avendo il lavoro fra le nostre mani (le versioni esistenti sono : doppio Cd, triplo LP e digipack, NON esistono limited edition come qualcuno vociferava in giro), non si può non rimanere colpiti dall’oscurità della cover, che incute quantomeno inquietitudine. Carino anche il booklet, che mostra quanto per King non conti solo l’esecuzione sonora in sè, ma sia parte integrante anche l’aspetto visivo, tutto ciò che circonda lo show, le atmosfere che vengono a crearsi. Uno sguardo anche alla tracklist, per vedere come il singer (e LaRocque, altro pilastro storico, unico che abbia suonato con Diamond in tutti i dischi) abbia spaziato in lungo e in largo nella sua carriera solista, partendo dal singolo “No Presents for Christmas” per arrivare ovviamente a “The Puppet Master”. Notiamo diverse mancanze, sono stati esclusi infatti i brani dei Mercyful Fate e tutti i dischi da “The Spider’s Lullabie” a “House of God”. Questo potrebbe magari deludere i fan, ma da un parco ormai così ricco di canzoni se ne sarebbero dovute estrarre almeno altre 15, cosa, ovviamente, impossibile. A scanso di equivoci la scaletta è secondo me eccellente, non resta dunque che inserire il primo disco (per chi, come me, ha il doppio Cd), e immergersi subito nel suo surreale contesto. Veniamo subito accolti da un caloroso pubblico, che acclama il Re e i suoi compagni. La produzione (ottima per davvero, potente e precisa) fa forse sì che esso sia meno esplosivo di quello presente su “In concert…”, ma altrettanto certamente dà una idea di vastità per nulla paragonabile a quella del già citato live uscito nel ’91. Dopo l’immancabile e già citata “Funeral” veniamo catapultati nella bilogia di “Abigail”, con una sequenza di 7 brani tratti dal primo o dal secondo capitolo della serie. L’esecuzione strumentale, vista la lineup presente (Wead, Thompson, Patino, Diamond, Larocque), è impressionante, carica e violenta come in pochi lavori. La successione di classici è spaziale, da “A Mansion in Darkness”, a “The Family ghost”, fino alle perle di Abigail 2, “Mansion in Sorrow” su tutte. A impreziosire il lavoro dei 4 musicisti ci pensano in primis il pubblico, che canta davvero tutto (in primo piano un magistrale coro “It really came alive!”) e in seconda battuta, ovviamente, il vocalist, che interpreta da Dio le varie song e sembra davvero vivere una seconda giovinezza in tutti i frangenti vocali, falsetto e risate diaboliche su tutto (mi cospargo il capo di cenere visto che in altre recensioni dissi che il Re era un po’ logorato col passare degli anni). Devo dire che non condivido proprio “tuttissime”  le sue scelte (per esempio, nel secondo Cd, su “The Invisible Guests”, avrei preferito che dicesse “the invisible guests” non in growl bensì col gutturale tono usato su “Them”) ma sono sottigliezze assolute, visto che pagherei oro per sentire sempre King così ispirato.  Due notevolissime tracce esterne alla saga di Abigail (ovvero “Eye of the Witch” tratta da “The Eye” e “Sleepless Nights” da “Conspiracy”) chiudono in maniera affascinante e dura questo primo Cd, che si spegne sull’introduzione di “The Puppet Master” e fra gli applausi del pubblico. Non ci resta dunque che passare alla “parte 2”, per me superiore alla già favolosa uno. Aperto in fade in, il secondo disco riprende come detto la chiusura del primo cd, entrando dunque nel recente mondo del “signore delle marionette”. Il quartetto di “The Puppet Master”, prevede la titletrack, “Blood to Walk”, “So Sad” e “Living Dead”, e cattura immediatamente. Mai mi sarei aspettato “So Sad”, reinterpretata davvero in maniera commovente e cantata magistralmente anche da Livia Zita (si c’è anche lei), che si dimostra più che positiva anche su palco. Il clou però arriva coi pezzi tratti da Them, che vedono i fans esaltati come non mai (anche perché le tracks succedono al primo encore, che si ha appunto fra l’outro di “Living Dead” e “Welcome Home”). In particolare su “The Invisible Guests” la folla pare impazzire, con mia somma gioia (visto che si tratta di uno dei miei brani perferiti di King). Anche “Burn”, del troppo dimenticato “The Eye”, è estremamente “infuocata”, e precedete il secondo encore. La band dunque sale ancora sul palco, col Re che si diletta nel presentare i “suoi” ragazzi, in ordine Wead, Patino, Thompson, Zita. Il momento è molto bello da sentire, e il picco massimo si ha quando King dice in sostanza “credo di aver finito”. La gente inizia quindi ad intonare uno spontaneo e sentito coro (accompagnati da una marcetta di Hal Patino) per il mancante all’appello Andy. L’annuncio “The One and Only Mr. Andy Larocque” fa scatenare l’axeman nel terrificante riff di “Halloween”, che precede i ringraziamenti e l’ultimissimo encore, che vede il definitivo saluto con l’ormai immancabile closer “No present for Christmas”. La song del primissimo Ep solista di King pone veramente fine a quello che secondo me è senza dubbio e il live dell’anno, e uno dei migliori dischi dal vivo usciti nei tempi recenti (se la gioca forse con Sodom e Kreator ma credo con nessun’altro) e, in sostanza, su uno dei più belli dischi di Metal targati 2004, disco tra l’altro accessibile a tutti (ho visto i prezzi variare dai 16 ai 19 euro, più che buono per un doppio). In attesa dell’album del 2005 grazie di esistere King.

Riccardo “Abbadon” Mezzera

Tracklist  :
1) Funeral
2) A Mansion In Darkness
3) The Family Ghost
4) Black Horsemen
5) Spare This Life
6) Mansion In Sorrow
7) Spirits
8) Sorry Dear
9) Eye Of The Witch
10) Sleepless Nights
11) The Puppet Master
12) Blood To Walk
13) So Sad
14) Living Dead “Outro”
15) Welcome Home
16) The Invisible Guests
17) Burn
18) “Introductions”
19) Halloween
20) No Presents For Christmas

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