Recensione: Deathcrush

Di Ivo Dell'Orso - 14 Luglio 2004 - 0:00
Deathcrush
Band: Mayhem
Etichetta:
Genere:
Anno: 1987
Nazione:
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83

L’anno è il 1987 e i Mayhem, ormai formatisi da tre anni e con alle spalle
già un primo mini Lp (Pure Fucking Armageddon ’86), decidono di registrare un secondo demo. Un ormai storico mini Lp in cui i nostri fanno ascoltare tutto il loro enorme potenziale: alla voce c’è il mostro che risponde al nome di Maniac; Necro Butcher massacra il suo basso forse come nessuno aveva mai fatto prima; alla batteria c’è Manheim (il primo batterista del gruppo che lasciando i Mayhem nel 1988 consentì ad Mr. Hellhammer di prendere posto dietro i tamburi) e alla chitarra c’è l’indimenticabile Euronymous che con il suo modo di suonare la sua sei corde ha stabilito dei criteri ben precisi ai quali, in seguito, tutti i chitarristi black si sono dovuti attenere.
Il disco si apre con Silvester Anfang, un’intro di batteria che ci porta
dritti al primo vero pezzo: Deathcrush è già leggenda.
Con questi tre minuti di massacrante violenza sonora inizia lo spettacolo offerto da Euronymous e compagni: l’inizio presenta un riff quasi heavy ma dopo qualche secondo la batteria si ferma e quando il ritmo ricomincia è potenza allo stato puro; straordinaria la prova di Maniac che urla come fosse sotto tortura.
Chainsaw Gutsfuck è una traccia speculare alla titletrack, ma presenta un numero maggiore di variazioni di tempo che la rendono meno devastante all’ascolto.
La pazzesca versione di Witching Hour dei Venom (da Welcome To Hell 1981) rende omaggio a uno dei gruppi più importanti del metal estremo in generale; la cover dei Mayhem è di una velocità quasi imbarazzante e se provate ad ascoltare l’originale vi renderete conto di come sembrino due canzoni differenti: il riff è più veloce, la sezione ritmica è molto più pesante e non voglio scrivere di come sia diversa la voce di Maniac dall’originale…
Con le ultime canzoni si entra nella parte più interessante di questo grandissimo mini: Necrolust è forse la canzone più completa del disco, ha un’intro lenta, molto heavy, e poi prosegue sul cammino insanguinato del black più violento e veloce. (Weird) Manheim è l’intro, per altro molto ban riuscita in chiave acustica, della sanguinolenta Pure Fucking Armageddon che alterna momenti veramente infernali ad altri meno infuocati: tutto questo in meno di tre minuti. Deathcrush è diventato anno dopo anno una pietra miliare del Black per vari motivi: il più importante di questi è che è stato registrato nel primo 1987 in un contesto musicale, quello norvegese, in cui si iniziavano a sentire pulsanti i forti stimoli delle nuove Leve Nere; quindi ha avuto la funzione di iniziatore del ciclo del Black storico, quello fatto da Darkthrone, Immortal, Burzum e appunto Mayhem.

Imperdibile il logo sotto la scritta della Deathlike Sound Production (che nel 1993 ha pubblicato questo disco su cd) sul retro del disco e all’interno del “libretto”: c’è un sorridente giovanotto (Scott Burns produttore americano specializzato in Death: ha prodotto tra gli altri i Death e i Sepultura n.d.r.) con la faccia sbarrata da un segnale tipo divieto e intorno quattro tanto brevi quanto efficaci warning che separano il black norvegese dal death americano e da qualsiasi altro tipo di musica che non sia veloce, oscura, maligna, pesante e dannatamente scandinava. A tutti quelli con le magliette dei Sepultura: NON C’E’ SPAZIO PER VOI IN NORVEGIA! NO FUN, NO CORE, NO MOSH, NO TRENDS non è vero Mr. Burns ?

Tracklist:

1 – Silvester Anfang 01:58
2 – Deathcrush 03:32
3 – Chainsaw Gutsfuck 03:32
4 – Witching Hour 01:49
5 – Necrolust 03:37
6 – (Weird) Manheim 02:57
Pure Fucking Armageddon

Total running time: 17:29

Ivano dell’Orco

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