Recensione: DECLAPIDE

Di Free Bird -
DECLAPIDE

I DECLAPIDE nel 2017 si sono riproposti con un secondo album, “Declapideath“, in toni decisamente più alti e determinati del precedente (l’Ep “Declapidation” del 2016 – ndr). 
Un album che fin dalla copertina fa passare il messaggio: duri e crudi.
Nel libretto interno un artwork che fa perdere ogni speranza: fuori di qui nessuno uscirà vivo (cit.). 
Sono 7 tracce in inglese e in aggiunta una ghost che riprende la chiusura di alcuni loro concerti live che sorprenderà i più devoti.

Le basi sonore arrivano con prepotenza, non si è perso il loro stile ispirato da Black Label Society, Helmet,  Gurd. C’è anche spazio per una ironica track, “Pennywise”, in cui la musica diventa quasi psichedelica, anzi ipnotica, in cui si racconta del pagliaccio killer beffato dalla vittima, che lo trattiene fumando insieme erba in attesa della fine.
I testi, sempre cupi e pessimisti, hanno per fortuna quella punta di dileggio che irride la vita, spesso beffarda.
Questo album non nasconde imprecisioni ma, in un’epoca di post-produzione selvaggia e ingannatrice, c’è solo da ammirare il fatto di avere registrato quasi tutto il lavoro one take. Proprio come nel loro primo Ep. Proprio come i Black Sabbath. 
Il featuring con il frontman dei John Palmute aggiunge quella punta di freschezza nell’ultima traccia, “Krakatoa”, proponendo un rappato italiano sopra il muro sonoro che, specialmente sentito dal vivo, fa crollare i muri.
 
Dimenticatevi termini di genere per inquadrare questo tipo di gruppo: i Declapide suonano il puro e semplice metal, senza sotterfugi per placare le crisi di certi critici che non riescono a inserire la band sotto alcuna etichetta specifica. Si ritorna alle basi primitive di quello che una volta era un genere puro e fine a sé stesso. Nessuno stratagemma per sfondare, come è oggi una pratica consueta – cioè pagando le Booking pur di suonare e farsi una piazza – qui si fa metal, punto e basta.

Prossimi live: 
giovedì 7 dicembre: The One, Cassano d’Adda (MI)

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