Recensione: Demon Deceiver… Plus
Al Atkins, cantante, colui che fondò i Judas Priest in quel della grigia Birmingham, nel 1969. Primo demo Good Time Woman/We’ll Stay Together. Nel 1970 si uniscono a lui KK Downing e Ian Hill, nel ’71 esce il 7” Holy Is The Man/Mind Conception. Seguono vari ruoli di supporter con colossi del calibro di Status Quo, Slade e Black Sabbath. La favola di Al con il Sacerdote di Giuda dura fino al 1973, il resto è storia. La leggenda narra che il Nostro co-scrisse classici immortali del livello di Victim Of Changes, Dreamer Deceiver e Rocka Rolla.
Demon Deceiver, in qualità di quinto album solista di Atkins, venne inciso nel 2005, uscì nel 2007 e questa versione marchiata come “Plus” è opera dell’etichetta britannica Angel Air Records, a festeggiare idealmente i quarantennale della nascita dei Priest, essendo appunto targata 2009. A impreziosire la release, oltre a un interessante booklet ricco di note biografiche, vi sono due bonus track degli Holy Rage, nuova band fondata dallo stesso Al e dalla chiara attitudine heavy metal nella sua accezione più dura.
Un intro cupo apre Demon Deceiver, la title track, pezzo che vive di frequenti cambi di tempo e che si risolve in una piacevole strumentale di classe, grazie all’apporto di Simon Lees alla chitarra, già con i Budgie. Cambio di “musica” tramite Money Talks, episodio dove fa capolino – si fa per dire – la versatile e vissuta voce di Al Atkins, personaggio che riesce a tingere di Blues, in virtù di una timbrica d’altri tempi, qualsiasi cosa dura gli capiti sottomano. In questo senso suona fottutamente settantiana la parte centrale del brano, che riporta ai tipici tira e molla tanto utilizzati dai Led Zeppelin. Passaggi tediosi? Dipende esclusivamente dai punti di vista e dalla prospettiva con la quale si ascoltano certe cose. De gustibus, quindi… Come il titolo facilmente potrebbe far presagire Blood, Demons and Whiskey è un “Hardrocckone” da proporre verso fine serata in un fumoso pub, con l’accelerata finale incorporata prima di metter via gli strumenti e riprendere la via di casa. All’ascia tale Brian Tatler dei Diamond Head, tanto per gradire.
Reminiscenze allegre di stampo seventies a due voci – si aggiunge al microfono l’americano Johnny Lokke – accompagnano Drown, prontamente spezzate dalla cupa Sentenced, stentorea quanto basta e ancora una volta ammantata dalla calda voce di Atkins. Da urlo l’arpeggio a metà pezzo. L’attesissima Victim Of Changes si difende fino alla morte ma è destinata fatalmente a soccombere rispetto alla versione che Noi tutti conosciamo a menadito. Bleeding pare eruttata da una qualsiasi cantina inglese durante i primi vagiti della Nwobhm più docile, God Help Me passa inesorabilmente senza lasciarsi ricordare, Cradle To The Grave è un rock’n’roll energetico vecchia scuola che inevitabilmente fa muovere il piedino fino alla fine. Dreamer Deceiver chiude in bellezza l’album ufficiale, stavolta ponendosi su di un piano differente nei confronti della stra-conosciuta versione Halfordiana e conquistandosi gli onori grazie alla particolare e sexy timbrica di Al che farà venire la pelle d’oca ai più stagionati, e non solo. Ottima la prova chitarristica di Simon Lees.
A mo’ di bonus track Demon Deceiver… Plus si congeda con due brani degli Holy Rage, ovvero l’ultima creatura metallica del vecchio Atkins. In entrambi i casi la componente Heavy risulta predominante rispetto a quella “Hard” del disco solista, soprattutto per quanto attiene il suono della chitarra, nella fattispecie quella di Chris Johnson. Il suo HM suona classico, inevitabilmente irrorato da influenze ’70 ma non per questo stantio. A tal proposito A Void To Avoid garantisce heabanging ad libitum per via di un riffing affilatissimo – e stra-abusato – oltre che un finale in crescendo da gustosi brividi. Special guest all’ascia nientepopodimeno che Bernie Tormè, mica l’ultimo dei “cudeghin”.
L’uscita di Demon Deceiver… Plus di sicuro non procurerà sconquassi al mercato ma potrebbe ritagliarsi qualche anelito di gloria nei metallari che gradiscono dei suoni duri – ma non troppo – con una forte anima, peculiarità dove Al Atkins può certo dire la sua in forza a un’ugola non ancora sfibrata, bensì particolare, a tratti sensuale e dalle forti radici antiche.
Stefano “Steven Rich” Ricetti
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Tracklist:
1. Demon Deceiver
2. Money Talks
3. Blood, Demons and Whiskey
4. Drown
5. Sentenced
6. Victim of Changes
7. Bleeding
8. God Help Me
9. Cradle to the Grave
10. Dreamer Deceiver
BONUS TRACKS
11. Give Them Hell
12. A Void To Avoid
Musicians:
Al Atkins
Pete Emms
Simon Lees
Mick Hales
Chris Johnson
Scott Dallow
Bernie Tormé
Brian Tatler
Johnny Lokke