Recensione: Disciples of the Unseen

Di Daniele D'Adamo - 15 Febbraio 2010 - 0:00
Disciples of the Unseen
Band: Aeternam
Etichetta:
Genere:
Anno: 2010
Nazione:
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71

La variegata scena death ha proposto, in pratica da sempre, un genere in continua evoluzione stilistica, contaminato da elementi spesso estranei all’archetipo di base.
In particolare, una parte di queste contaminazioni (anche se non così rilevante come nel caso del black) arriva dalla musica etnica/popolare (folk), derivante dagli usi e costumi specifici della nazionalità cui appartiene il gruppo oppure dagli studi o inclinazioni dei singoli membri.
Nile (USA), Salem (Isr), Rotting Christ (Gre) e Maleficio (Swe) sono fra i nomi più noti e a essi occorre ora aggiungere i canadesi Aeternam con il loro album d’esordio, “Disciples of the Unseen”.

Non è difficile comprendere il perché della commistione death/folk proposta dal quintetto di Québec City: il cantante e chitarrista Achraf Loudiy è di origine marocchina, con che in “Disciples of the Unseen” sono stati fusi sapori e odori provenienti dalle terre dell’Atlante e dal Medio Oriente.

Comunque sia, l’impatto del suono prodotto dal combo non è niente affatto edulcorato da trasognanti voli sulle sabbie del Sahara: la spinta è decisa, i ritmi veloci, l’aggressività non manca mai e la giusta potenza è garantita dalla produzione di Jef Fortin (Neuraxis).   
La tecnica dei musicisti, appropriata per il livello preteso dal mercato internazionale, non è peraltro esasperata essendo anzi coerente con il songwriting, che per l’appunto è teso a rifinire le parti melodiche delle canzoni in modo canonico piuttosto che a inerpicarsi in territori sconosciuti.

Certo fa un po’ effetto ascoltare il growling profondo di Loudiy intonare linee vocali dal gusto arabeggiante; così come i cori, il riffing e la possente sezione ritmica impegnati, tutti, a farci sprofondare nelle atmosfere de “Le Mille e una notte”!

Tutto quanto sopra si trova già in “Ars Almadel”, incipit strumentale, ma soprattutto nel successivo ”Angel Horned”, poderoso brano dai durissimi accordi stoppati di Loudiy e di Alex Loignon, tempestato dai fulminei blast-beats di Antoine Guertin. La componente etnica permea il groove della canzone; richiamando le tipiche melodie orientali nei cori, nei soli.
Il complesso si dimostra a suo agio anche nell’affrontare le parti in clean (“Esoteric Formulae”), peraltro accattivanti, ma è con “The Coronation of Seth” che si raggiunge il culmine: introduzione acustica, percussioni tribali e quindi un mid-tempo da provocare headbanging sino allo stremo. Completano l’opera le linee vocali complesse e dissonanti e il lavoro semplice, mai invasivo, sia di Jonas Lapointe (basso) che di Samuel Dubois (tastiere).  
“Hamunaptra” (come “Goddess of Masr”) è il classico massacro death. Davvero qui i Nostri non guardano in faccia nessuno e si buttano a testa bassa in un magma infuocato sempre e costantemente bagnato – bisogna rilevarlo – da saracene spruzzate. Che invece costituiscono addirittura il motivo portante in “Iteru”, intermezzo acustico e vocale che potrebbe far da sottofondo musicale in un’oasi nel deserto.
Quando si rallenta (troppo?) come in “Ouroboros”, in “Circle in Flames” oppure in alcuni break di “Through the Eyes of Ea” (che contiene alcuni pregiati intarsi armonici), l’insieme perde di agilità, tendendo a essere ridondante e quindi un po’ monotono.

A dispetto di ciò, non male, non male davvero: la piena sufficienza è garantita.
L’originalità, la professionalità, la tecnica e la produzione ci sono.
A mio parere manca parecchio – e questo é davvero un peccato – il songwriting: le canzoni sono sostanzialmente uniformi fra loro e dopo alcuni ascolti arriva, inesorabile, la noia.
Considerando che “Disciples of the Unseen” è un debut-album, i margini teorici di miglioramento ci sono: starà ai ragazzi del Québec saperli individuare e, soprattutto, trovare il modo di massimizzare il proprio stile con la qualità delle canzoni.

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Track-list:
1. Ars Almadel 1:51
2. Angel Horned 3:15
3. Esoteric Formulae 4:20
4. The Coronation of Seth 5:16
5. Hamunaptra 3:58
6. Iteru 2:42
7. Goddess of Masr 6:01
8. Ouroboros 4:53
9. Circle in Flames 5:17
10. Through the Eyes of Ea 6:31

Line-up:
Achraf Loudiy – Vocals, Guitars
Alex Loignon – Guitars
Jonas Lapointe – Bass, Vocals
Samuel Dubois – Keyboards
Antoine Guertin – Drums
 

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