Recensione: Divine Judgement

Di Andrea Bacigalupo - 8 Aprile 2020 - 5:00
Divine Judgement
Band: Gomorra
Etichetta: Noble Demon Records
Genere: Heavy 
Anno: 2020
Nazione:
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68

I Gomorra sorgono in Svizzera dalle ceneri dei Gonoreas, quando il loro chitarrista Damir Eskin, dal 2019 anche nei Destruction (suona su ‘Born To Perish’), decide di riformarli, modificandone però il nome (non ci chiediamo il perchè …) e chiamando a raccolta Jonas Ambúhl (voce), Dominic Blum (chitarra), Nico Ardüser (basso) e Stefan Hösli (batteria).

Divine Judgement’ è il loro album d’esordio, prodotto da V.O. Pulver presso i Little Creek Studio (Destruction, Burning Witches, Nervosa) e disponibile dal 10 aprile 2020 via Noble Demon Records.

La proposta è un robusto Heavy Metal con svampate Thrash per esaltare l’aggressione sonora, ricalcando essenzialmente il lavoro degli Iced Earth, ma prendendo spunto anche da quello dei Fifth Angel e dei Malice.

Per cui tanta forza, riff granitici, toni epici ed assoli sfiammanti in gran quantità, sprigionati con una tecnica ineccepibile.

Di buona estensione è la voce di Jonas, che passa bene da un potente falsetto a modulazioni più robuste. Bisogna però dire che nell’album il cantato abbonda di sovra-incisioni, per cui sarebbe bello testare il cantante un po’ dal vivo, giusto così, come comprova.

Particolarmente buono è il lavoro della sezione ritmica, pesante ed insistente, così come quello delle chitarre, che tessono taglienti linee melodiche, macinano riff dinamici e si lanciano in assoli pirotecnici di grande emozione.

Fin qui tutto bene, ci sono brani ad alta deflagrazione che si stampano in testa e ci rimangono anche se si riceve una raccomandata dal bruttissimo colore verde, ma per altri il songwriting è un po’ debole e, anche se eseguiti con buona perizia, hanno la conseguenza di portare ad un po’ di appiattimento.

Tra i primi troviamo l’iniziale ‘Gomorra’: preceduta da una breve intro fosca e malinconica è potente e veloce, con un cantato che si divide in strofe aggressive e refrain solenni; i riff sono cattivi e gli assoli nevrotici ed incisivi.

La successiva ‘Flames of Death’ è una cavalcata spedita ed orecchiabile parecchio energica mentre il tiro di ‘Hope For The Righteous’ è pestato e massiccio quanto scuro e determinato.

Il combo cambia marcia con ‘Out of Control’, un duro tempo medio nella realtà un po’ scontato, però ci stà.

Da qui ‘Divine Judgement’, che sta rullando sulla pista, invece di dare l’accelerata finale per decollare, rallenta.

Brother We’re Damned’ è un’altra cavalcata con un refrain che sfocia dall’inferno, che però ti lascia poco.

The City Must Fall’ ha una partenza marziale, ma poi si acquieta, e non bastano i picchi vocali, i cambi di tempo e le andature maideniane a sollevarla.

Childrean Of The Land’ potrebbe essere un po’ per tutti, quello che si può chiamare il ‘brano commerciale’ dell’album ma, in definitiva, si salva solo per il bellissimo assolo che contiene.

Il lavoro riprende corpo con la veloce ‘Cleansing Fire’  e torna alla qualità dell’inizio con le ultime ‘Angels Amongst Us’, un buon pestaggio sonoro, e ‘Never Look Back’, tirata, con un refrain epico e granitico.

Alla fine ‘Divine Judgement’ non è un brutto album ed i Gomorra sono una band di tutto rispetto e dal potenziale infinito.

Ci sono ottimi pezzi, però le carenze compositive di altri non fanno uscire l’album dalla grande schiera di prodotti medi, che val sempre la pena di ascoltare ma che poi, per forza di cose, si accantonano.

Poco male. La sufficienza, comunque, è più che piena.

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