Recensione: Doc Holliday Rides Again…

Di Mauro Gelsomini - 24 Dicembre 2005 - 0:00
Doc Holliday Rides Again…
Band: Doc Holliday
Etichetta:
Genere:
Anno: 2005
Nazione:
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80

Per terminare – momentaneamente, si spera – la rassegna di cult-album pubblicati dalla Rock Candy Records, ci occupiamo oggi della sesta uscita dell’etichetta di Dante Bonutto e Derek Oliver, “Doc Hollyday Rides Again”, secondo LP della discografia, uscito nel 1981 sotto A&M Records e ad oggi introvabile, come del resto le altre precedenti reissue della label inglese.

La band, capitanata dal chitarrista/cantante Bruce Brookshire, propone un brillante Southern Rock che si affaccia pindaricamente su lidi tipicamente AOR, grazie al sound patinato e alla ruffianeria di certi arrangiamenti, che trovano nella voce di Bruce un anello di congiunzione tra il melodic rock e il country/blues, base del songwriting della band. Dietro la console, all’epoca, un esperto come Andy DeGahnal (Blackfoot, Axe, Krokus, Pat Traves, Molly Hatchet, China Sky, Petra) in grado di conciliare perfettamente i due generi.

Avevamo già incontrato i Doc Holliday in occasione dell’uscita di Gunfighter, raccolta di brani del periodo ’90, che non presentava, quindi, alcun brano dal disco in questione. In realtà la produzione precedente, con “Doc Holliday Rides Again” in prima fila, è di gran lunga migliore: anche se la band veniva annichilita da mostri come Molly Hatchet, Allman Brothers e Lynyrd Skynyrd, la genuinità del sound di Brookshire e compagni seppe regalare perle di assoluto valore, come il singolo 45 giri “Don’t Stop Loving Me”, il b-side (tutt’altro che tale) “Hot Rod”, l’evocativa “Southern Man”, o la sensazionale “Lonesome Guitar”, nella mia personalissima top ten Southern al fianco di “Fall of the Peacemakers” degli Hatchet e “Free Bird” degli Skynyrd.
Malinconici come tradizione vuole – le due hit citate, “Southern Man” e Lonesome Guitar” faranno “scricchiolare le ginocchia degli uomini più forti”, per citare le liner notes di Dante e Derek – i nostri riescono ad imprimere al loro repertorio un taglio tecnico notevole: la voce di Bruce non concede sbavature alla tipica impostazione da fumatore incallito e/o amante del Jack Daniel’s come ogni bravo South-rocker che si rispetti, e il suo riffing, seppur ruvido nel sound, resta sempre di gusto sopraffino, suadente e mai banale. Aggiungete che il successo avuto da questa release fu determinato in gran parte dallo spiccato carattere commerciale di molti dei brani del platter, che non gettano comunque il disonore sulla “causa” Southern.

La riedizione di Oliver e Bonutto aggiunge alla tracklist originale due bonus track, nella fattispecie due cover: “Whiskey Train” dei Procol Harum, registrata nel 1981 e pubblicata per la prima volta solo nel 2001 nel live “Song For The Outlaw”; “Travelin’ Band” dei Creedence Clearwater Revival, inedita e forse punto debole dell’album. A corredo, il “solito” booklet di 16 pagine a colori, in cui gli stessi Dante e Derek illustrano la storia del Southern Rock in generale e dei Doc Holliday in particolare. Essenziale per i fan del Southern!

Tracklist:

  1. Last Ride
  2. Good Boy Gone Bad
  3. Don’t Go Talkin’
  4. Southern Man
  5. Let Me Be Your Lover
  6. Doin’ It (Again)
  7. Don’t Stop Loving Me
  8. Hot Rod
  9. Lonesome Guitar
  10. Whiskey Train (Bonus Track)
  11. Travelin’ Band (Bonus Track)

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