Recensione: Dogface
Questi agguerritissimi Leash Law sono una vera e propria superformazione: infatti militano all’interno del gruppo esponenti di spicco della scena metal americana. A partire dal singer, il carismatico Wade Black già voce di Crimson Glory e Seven Witches, leader indiscusso di questa band, che dopo la dipartita di Barlow dagli Iced Earth può veramente tentare di proporsi come gruppo guida della scena power americana. Alle chitarre ci sono Rick Renstrom (un gran bel disco solista nel 2003 ma anche collaborazioni con Rob Rock e Powergod) e Emo Mowery (già nel progetto di Black, i Tiwanaku, e con i Nocturnus) ed entrambe svolgono egregiamente il loro compito di riffers supportati anche da una più che degna produzione. Il bassista in forza al gruppo è forse il meno conosciuto dei cinque; si tratta di Stephen Elder turnista on-stage per Rob Rock ed in studio per Renstrom. Ma attenzione perchè il mostro che i Leash Law possono contare alla batteria è qualcosa da manuale della tecnica esecutiva: il mastodontico Richard Christy, sul quale sarebbe inutile spendere troppe parole (prendete l’ultimo dei Death, i Control Denied o Horror Show degli Iced Earth e lasciate che sia egli stesso a presentarsi).
La proposta musicale dei Leash Law farà si che saranno in molti ad apprezzarli: è una potente commistione di stili, a partire dal classico power-thrash americano anni ’80, vicino anche agli efferati Judas Priest di Painkiller così come al miglior power-metal teutonico vecchia scuola. In Dogface convivono perfettamente retro-gusti da classico del metal con nuovi sentori e soluzioni musicali.
L’opener Fight è il manifesto di quello che vogliono essere i Leash Law: heavy metal senza compromessi, inglese-americano-tedesco, serrato, ma anche melodico sul ritornello; vocals che ricordano Halford e un grandissimo assolo di chitarra. Una canzone sulla libertà perchè i Leash Law sono proprio questo.
Dogface ricorda molto i Tiwanaku e quella loro amalgama di musica estrema ed heavy metal. Veloce e oppressiva un compendio di quanto tecnicamente il gruppo offre con riff affilati e grandssimi interventi batteristici di un Christy più in forma che mai.
Con Stealing Grace, la canzone più classicamente votata al metal d’annata (Judas Priest epoca Screaming for Vengeance) raggiungiamo uno dei picchi del disco: stupendamente strutturata con belle linee melodiche. Anche in questa è la tematica della guerra, come nella precedente Dogface, a capeggiare con l’aspra critica da parte di Blake nei confronti di tutti i conflitti.
Hail to the Blood è la strada all’epicità che propongono i Leash Law: campionamenti direttamente dall’arena gladiatoria che introducono a una song tipicamente Us Metal costruita su tempi sostenuti e martellanti, con tanto di sintetizzatore nella parte del ritornello che suona come delle trombe che annunciano l’entrata dei combattenti.
Banion è una ballad solo negli intenti perchè ricorda molto di più i passaggi malinconici di Horror Show. E’ una canzone fortemente voluta da Black per celebrare le persone importanti della sua vita.
Better When Betrayed è un pò l’immagine sia dal punto di vista musicale sia da quello delle lyrics di ciò che pensa Black del music-bussiness: fa infatti da riscontro ad un testo ironico ed incazzoso un mood oscuro ed oppressivo che marca la canzone.
Martial Law sembra direttamente uscita da un disco tipo degli Iron Maiden più ispirati, quelli della seconda metà degli anni ’80. Un solo stupendo, assolutamente mesmerizzante.
Hellhole è un pò la Divina Commedia versione Wade Black: è infatti nelle intenzioni del leader dei Leash Law un viaggio all’inferno. La musica naturalmente è trascinante ed evocativa, come da manuale.
A chiudere questo bel disco troviamo Paving the Way, altra canzone stratosferica, modulata su mid tempos con parecchie tastiere.
Compratelo perchè è veramente un disco che un appassionato di metal starebbe aspettando da parecchio tempo. Un vero e proprio colpaccio per la greca Black Lotus Recs. In attesa di vederli on stage i Leash Law vengono promossi comunque con ottimi voti.
Francesco “madcap” Vitale