Recensione: Doom Sessions Vol.3

Di Matteo Pedretti - 6 Marzo 2021 - 6:05
Doom Sessions Vol.3
Band: 16/Grime
Etichetta: Heavy Psych Sounds
Genere: Doom  Sludge 
Anno: 2021
Nazione:
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75

L’etichetta Heavy Psych Sounds Records è nata nel 2007 sotto la guida di Gabriele Fiori, leader dei Black Rainbows, che con la sua etica professionale, scevra da mere logiche commerciali e mossa da un’autentica passione per la musica, in poco più di un decennio ne ha fatto un solido punto di riferimento per generi come Heavy Psych, Stoner, Doom, Sludge e Retro Rock. È sufficiente uno sguardo alle release della label passate e presenti per scorgere nomi di primissimo piano. Alcuni, come Bongzilla, Brant Bjork e Nebula, hanno scritto, e continuano a farlo ancora oggi, la storia di questi stili musicali. Altri sono più recenti, ma di indiscusso valore: Black Rainbows, Crypt Trip, Grime, Alunah, Acid Mammoth e Wedge sono solo alcuni dei numerosi gruppi dell’etichetta italiana che contribuiscono a tenere viva la fiamma del Metal e del Rock underground.

A partire dallo scorso anno la Heavy Psych Sound Records ha inaugurato una serie di split album intitolata “Doom Sessions”. La formula è davvero indovinata: ogni uscita affianca una band italiana a una straniera e propone esclusivamente brani inediti (non scontato negli split). “Doom Sessions Vol.1” ha ospitato i Conan, leggende dello Stoner/Doom britannico, e gli Sludgers di Bolzano Deadsmoke, mentre al secondo episodio hanno preso parte i Doomster sardi 1782 e gli ateniesi Acid Mammoth, il cui LP “Under Acid Hoof” dello scorso anno ha fatto un gran parlare di sé negli ambienti underground. Il terzo volume della serie, pubblicato alla fine di febbraio, vede la partecipazione dei 16, pesi massimi dello Sludge a stelle e strisce, e dei triestini Grime.

I 16 di Bobby Ferry, ormai unico componente della formazione originale, hanno alle spalle una storia trentennale. Il loro primo EP “Doorprize” risale al 1992 e da allora hanno pubblicato 8 full lenght (tra cui l’ottimo “Dream Squasher” del 2020) e numerosi EP e split. Con un suono costantemente in bilico tra Doom monolitico e furenti accelerazioni Hardcore, in cui i fangosi riff di chitarra sono protagonisti, i 16 sono da annoverare, insieme a Eyehategod, Buzzov•en, Crowbar e Acid Bath, tra gli esponenti di maggior spessore dello Sludge Metal.

I Grime, con all’attivo un EP (2011) e i due album “Deteriorate” (2013), prodotto dal mitico Billy Anderson, e “Circle of Molesters” (2015), sono una realtà molto più recente. Ciononostante, nell’arco di un decennio si sono imposti come una delle band italiane più apprezzate nella scena Doom/Sludge internazionale e, con il loro sound claustrofobico e nichilista, hanno preso parte ad alcuni importanti festival europei (Roadburn, Desert Fest) e condiviso il palco con band del calibro di Windhand, Cough e Suma, oltre che con gli stessi 16 in una data memorabile del 2018 allo storico Bloom di Mezzago a cui presero parte anche i Today Is The Day.

Le prime 3 tracce di “Doom Sessions Vol.3” sono dei 16. “Tear it Down” è aperta da un riff lento ed epico, con un organo Hammond a conferire un tocco ‘70, e prosegue tra strofe quadrate, cantate in growl, e ritornelli più ariosi che riprendono le melodie iniziali. È un ottimo esempio di fusione tra Traditional Doom e Sludge: esperimento già proposto con successo nel brano “Sadlands” del recente “Dream Squasher”, in questo contesto sembra voler rendere omaggio al titolo dello split. I due pezzi successivi sono decisamente più affini al back catalogue dei californiani: “Death on Repeat” è un monolite la cui andatura sostenuta lascia trasparire più chiaramente la componente Hardcore della band; la più lenta “Nachzehrer” procede su un registro non dissimile ed è arricchita da un assolo di chitarra che si innesca sulla ¾ e conduce al finale fangoso.

Seguono i 2 brani dei Grime. La veloce sezione iniziale di “Piece of Flesh” rallenta in un pezzo pesantissimo, la cui componente strumentale è essenzialmente Heavy Doom, mentre dallo Sludge sono mutuati il growling straziante, i feedback di chitarra e l’atmosfera generale intrisa di negatività. Si prosegue sulle note di “Sick of Life” che con il suo procedere lento e ripetitivo, accostabile ai lavori di band come Graves At Sea, Indian e Cult Of Occult, riesce nel suo intento di annichilire l’ascoltatore. La produzione restituisce un suono pieno e melmoso, come deve essere per questo tipo di proposta. Merita una menzione anche la copertina che, con la parola “Doom” che incombe sulla rappresentazione di un rituale religioso non proprio convenzionale, aderisce perfettamente all’estetica del genere.

“Doom Session Vol.3” è un’ulteriore gradita conferma della lungimirante visione artistica della Heavy Psych Sound Records. Oltre a contenere dell’ottima musica questo format, grazie all’intelligente accostamento di nomi internazionali piuttosto popolari e band nostrane, adempie al pregevole tentativo di veicolare queste ultime a un’audience più ampia. Ora non rimane che attendere il prossimo promettente capitolo: in uscita ad aprile, “Doom Sessions Vol.4” proporrà lo Stoner/Doom cannabinoide dei Bongzilla e l’Heavy Sludge dei torinesi Tons.

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