Recensione: Down With The Nails
Già il fatto di chiamare una band Old mi pare significativo… se poi anche la copertina risulta essere stra-scontata e minimale il gioco è fatto. Ovviamente, in occasione di uscite come questa, la patria che le può concepire e permettere non può essere che la Germania, l’unica nazione dove un festival per band demodé come il Bang Your Head continua a registrare un incremento dei paganti di anno in anno.
I Nostri si formano nel 2003 e, dopo il demo titolato Blood Skull, giungono alla release del 7” Nocturnal Ritual. E’ di quest’anno l’uscita di Down with the Nails che, secondo le note allegate, viene da loro stessi definito come: “nine tracks of pure fucking old school metal dedicated to the darkness of the thrashing 80s, with the wrath of early 90s black metal”. In effetti il disco ricalca tenacemente i cliché nativi di entrambi i generi, come se per gli Old le evoluzioni del thrash e del black degli ultimi decenni non fossero mai avvenute.
I nove brani del Cd sgorgano lineari nella loro coerenza retrò, mantenendo una velocità media di esecuzione abbastanza alta, senza mai esagerare. I riferimenti a Sodom, Venom, Bulldozer ma soprattutto Celtic Frost –quelli di Into the Pandemonium– si sprecano, vista la somiglianza dell’interpretazione del singer Reaper con Tom Warrior.
La loro proposta sonora si può collocare a metà strada tra il black primitivo e il thrash minimale, il tutto assemblato in una muraglia di riff spesso di matrice punk. Quello che penalizza Down with the Nails è senza ombra di dubbio la ripetitività che prende il sopravvento dopo pochi pezzi e la mancanza di vera malignità. Gli unici brani che svettano sono l’opener Black Jewel Throne (non per niente messa come primo pezzo!) e Lust in Red, il resto può essere apprezzato solamente dagli ultras del genere.
Stefano “Steven Rich” Ricetti