Recensione: Eastern Blood – Hail To Poland

Di Matteo Bovio - 21 Agosto 2004 - 0:00
Eastern Blood – Hail To Poland
Band: Unleashed
Etichetta:
Genere:
Anno: 1996
Nazione:
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65

Chi non è mai sazio di Swedish Death prima maniera capita proprio bene… Pur non essendo un capitolo fondamentale, questo Eastern Blood – Hail To Poland è una buona testimonianza del passato di una gloria della Svezia dei primi anni ’90. Come il titolo potrebbe lasciare intendere, si tratta di due live registrati in Germania e in Polonia, rispettivamente datati 1995 e 1992. La qualità è quella di due buoni bootleg, non certo di live album professionali, ma questo non dovrebbe disturbare chi è soggetto al fascino di certe registrazioni sporche; insomma, con un po’ di pacchianeria posso affermare che questo album è fondamentalmente un oggettino di culto, dedicato quasi esclusivamente ai fan del gruppo.

E’ infatti molto più consigliato un approccio agli Unleashed tramite gli album in studio, perle ben più degne di nota. Ma per chi già ha familiarità con un certo capolavoro intitolato Where No Life Dwells, qui c’è di che godere: infatti nella registrazione del ’92 troverete ben otto delle undici tracce originali riproposte dal vivo.
Ma le perle non mancano neanche nella registrazione cronologicamente successiva: splendida ad esempio l’opener “Execute Them All“, una canzone che ogni amante delle sonorità alla Dismember non può non apprezzare. O un brano tirato come “Revenge“, smorzato solo da una registrazione non proprio all’altezza. Potenza non ai massimi livelli dunque; ma nonostante questo non scarterei del tutto il suono, ben equilibrato a livello di volumi, e più che sufficiente per sostenere l’incedere cadenzato di una carichissima “Revenge“.

Nella registrazione più datata, nonostante le chitarre più smorzate, il suono regala qualche punto all’atmosfera. Complici anche il riverbero sul cantato e l’impatto generale, che donano alle canzoni un certo fascino; insomma, lo splendido esordio non viene rievocato solo con una track-list quasi tributaria, ma anche con un contorno sonoro e attitudinale impeccabile. Non sono un ingenuo, e so che questa registrazione è uscita così più perchè era ciò che i mezzi tecnici permettevano che per precisa volontà del gruppo; ma sta di fatto che l’effetto è molto gradevole e affascinante, dunque raccattiamo quel che c’è senza porci troppe domande.
Un po’ meno caratteristica invece la registrazione in Polonia, segnata da un’esecuzione più mirata alla potenza e un cantato meno incisivo; il fascino che questo tipo di Death Metal ha sempre avuto ne risente, ritrovandosi parzialmente appiattito su una trama piuttosto banale.

Ma queste considerazioni sono forse troppo personali. Mi sembrava giusto riportarle in quanto questo Cd, come già evidenziato, è dedicato principalmente a chi ha già preso una buona confidenza con questo gruppo. Andare qui alla ricerca di un documento di quel che fu il loro Death Metal è giusto se siete in fase di ‘approfondimento’, sbagliato se siete ai primi approcci. Credo sia dunque naturale lasciarsi trascinare in qualche appunto sulle sensazioni che da fan ci si aspetta. Evitate pure di tenere in considerazione il voto a fondo pagina: per lavori come questo le categorie “bello / brutto” saltano, meglio essere banali e pensare in termini di “lo voglio / non lo voglio”.
Matteo Bovio

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