Recensione: Echoes of Ego

Talvolta le convivenze tra elementi differenti conferiscono valore ed espressione all’oggetto che si vuole valutare. Novomundo, che si intarsia tra sludge metal, post-hardcore e idee progressive, rappresenta una bella convivenza tra coerenza stilistica e sperimentazione. Questo incarna pienamente lo spirito dell’EP nel quale si vuole raccontare il disorientamento dell’uomo moderno e la forte e tenace tensione verso un “nuovo mondo”, forse ancora da costruire, forse ancora utopico; però ogni pezzo collabora a una narrazione ricca e con forti aperture verso ciò che è possibile.
L’EP, uscito il 12 dicembre del 2024, contiene il perfetto numero di brani per un biglietto da visita con i fiocchi: 4!
‘Antiwar’ è una opener di tutto rispetto, carica e fresca al punto giusto. La grinta della band è palpabile dalle prime note. L’intro strizza l’occhio ai Sepultura, non a caso per l’arrangiamento percussivo e tribale di notevole impatto e che crea una certa aspettativa.
Il chorus è un inno di quelli da cantare a squarciagola sotto il palco. Il guitar riffing è affidato alla coppia Carlo Ridolfi – Fabio “Tremor” Ciccone. Il loro è un sound molto compatto e granitico seppur apparentemente semplice e diretto, che si sposa perfettamente con la sezione ritmica e gli elementi tribali di cui sopra.
‘Echoes of Ego’ è stato registrato nel proprio Baktun Studio a Bassano Romano (Viterbo, Italia), mentre il mixing e mastering sono a cura di Federico “Fed” Telesca dei West Homesick Recording Studio di Sheffield.
La traccia ‘Novomundo’ è acida, violenta e dannatamente accattivante, il groove è viscerale e il chorus melodico dona un’atmosfera riflessiva e cupa. Per chi scrive, questa è la traccia che meritatamente può essere eletta come la migliore tra le quattro. Il lavoro di post produzione delle voci fuori campo è magistrale, come anche il lavoro dietro le pelli di Fausto Idini e di Leonardo Sapio al basso.
Segue ‘Ritual’, che ha un intro un po’ confusa e frammentata. Valerio Cristiani al microfono decide di esordire in questa track quasi in sordina, per poi sprigionare la sua violenza nei break successivi. Il brano in questione forse risulta un po’ anonimo, ma la produzione a dir la verità fa passare questo particolare un po’ in secondo piano: molto cristallina e potente, si possono apprezzare molto le backing vocals e le percussioni utilizzate dalla band per creare quello che è un sound molto personale (elemento, le percussioni, che forse alla lunga risulta un po’ ridondante, non per l’elemento in sé, ma per la sua collocazione negli stessi punti delle song).
Per poter descrivere ancora meglio ciò che stiamo ascoltando serve fare altri nomi, nomi di altre band di riferimento in ambito metal con sonorità che spaziano dal death al groove: vi troviamo Slipknot, Lamb Of God, e persino Gojira (non necessariamente un male, s’intende).
‘Echoes of Ego’ è la traccia che chiude questo mini nonché la title track. Gli ingredienti sonori sono ormai consolidati fin qui, come i giochi di tom e djembe nella parte centrale della song che si intrecciano. Il finale forse avrebbe meritato uno sforzo in più a livello compositivo, ma davanti ad una così tanta professionalità mostrata fino a questo momento dai Novomundo, è sicuramente questo un dettaglio più che trascurabile.