Recensione: Encyclia

Di Giuseppe Casafina - 3 Gennaio 2018 - 13:21
Encyclia
Band: LaCasta
Etichetta:
Genere: Hardcore 
Anno: 2015
Nazione:
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70

I laCasta vengono da Monopoli, provincia di Bari.

I ragazzi propongono una tostissima miscela di hardcore e black metal ed infatti “Encyclia” suona esattamente come un mix tra gli Hellhammer, certi deliri ‘rumoristi’ in puro stile Sonic Youth ed anche tipici di un certo hardcore più estremo, finendo per unire il tutto ad una strosciante attitudine black metal che, lungo tutta la durata del breve platter (un EP di poco più di 17 minuti), viene proposto in tutte le sue sfumature.

Il colore di cui si tingono le sonorità dell’act blackened hardcore barese è rigorosamente il nero più cupo, come un inchiostro di seppia che ti avvolge i padiglioni e ti esplode dentro con la stessa ferocia che avrebbe un demone intento a massacrare la persona di cui ha deciso di trarne possesso.

I temi dei nostri, di stampo pienamente di protesta come si evince da titoli quali ‘No Hope’ oppure ‘The Reaction Will Never Come’ riescono, nonostante la loro indubbia natura ‘sociale’ a mostrare il lato più sinistro e nichilista delle emozioni umane: la miscela di hardcore e black metal dei laCasta si rivela efficace anche se non priva di difetti, di cui il più evidente appare una certa similitudine tra i pezzi, difetto che comunque non pregiudica in alcun modo la perfetta godibilità del platter. Se la citata ‘No Hope’ vanta sfumature doom miscelata ad una furiosissima attitudine crust, in ‘The Reaction Will Never Come’ i riff diventano gelidi, nella più classica tradizione del black metal anni ’90 di stampo scandinavo, senza però mai lasciare di parte quell’impianto vocale in stile ‘gola strozzata’, di stampo puramente grind/crust, che è un po’ il marchio di fabbrica della formazione barese.

‘You Are Nothing’ puzza di punk vecchia scuola, nonostante una certa attitudine black metal ‘hardcorizzato’ sia comunque presente ed è un bene: la brevità dell’episodio conferma la natura puramente punk del brano anche nel suo corposo rallentamento presente a metà pezzo, per poi ritornare a viaggiare spediti e malvagi verso un finale di pura matrice blackened crust. ‘Rejection Of Life’ ci porta in territori più variegati, mostrandoci quello che lungo tutto il breve ma intenso platter è il lato più sperimentale e curioso dei laCasta, una sfumatura che se sviluppata ancor meglio, potrà certamente portare interessanti sviluppi sonori in grado di rendere il combo ancora più personale, con un brano dalle ampie sfumature che a tratti si fa davvero velenoso e spietato e che, nei momenti più ‘puri’ riesce nonostante tutto a ricordare un certo black metal lo-fi pregno di zolfo. 

La conlusiva ‘Goddess (Outro)’ è un’interessante crescendo acustico in chiave puramente post-black metal che colpisce soprattutto per la sua inusualità e che ci mostra un altro lato davvero interessante dei laCasta, che avvolgono il tutto nelle loro ormai consuete tonalità estreme e fumose verso il finale.

Una volta arrivati nel finale, parlando puramente da ascoltatore, si capiscono bene pregi e difetti di ‘Encyclia‘, vale a dire un’opera prima ancora grezza che mostra comunque delle basi di partenza solidissime che, se verranno ovviamente sviluppate in futuro, riusciranno a regalarci una delle formazioni più particolari sull’entroterra tricolore. A discolpa di quanto detto finora, ci sarebbe anche da dire che la data di (auto)pubblicazione di questo EP risale comunque a fine 2015 e che la formazione è intenta a suonare (ed avendoli visti dal vivo posso confemare che la formazione tiene egregiamente il palco anche con una certa personalità) in lungo e in largo attorno allo Stivale con tanto di nuovo platter alle porte, dimostrazione che vi è comunque una certa volontà di credere in quanto proposto e pertanto mi fa sinceramente pensare ad intersesantissimi risvolti futuri e, da musicista quale sono, francamente non riesco a non tener conto anche di questo aspetto nel giudizio finale. Così com’é, “Encyclia” rimane comunque un godibilissimo EP a metà tra il crust più estremo e il black metal, certamente solo per appassionati di sonorità così particolari e pur sempre ‘ibride’: nonostante ciò, non è detto che quest’opera non possa comunque risultare godibile ai fanatici del black metal più ortodosso così come a quelli del crust più pesante e con ampie sfumature doom: per ora promossi, in attesa di vedere come si evolverà la loro già notevole situazione.

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