Recensione: Episode 2: In Search Of The Little Prince

Di Eugenio Giordano - 28 Maggio 2004 - 0:00
Episode 2: In Search Of The Little Prince
Band: Genius
Etichetta:
Genere: Prog Rock 
Anno: 2004
Nazione:
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56

Ero rimasto molto perplesso già al momento dell’uscita del primo episodio discografico targato Genius, questo nuovo “Episode 2: in search of the little prince” non si sposta di una virgola rispetto al suo predecessore dimostrandosi elaborato, ambizioso e spesso prolisso e troppo morbido per i miei gusti.

Daniele Liverani ha un talento sconfinato, non sono io a scoprirlo, ma a mio avviso ha commesso un errore nel concentrarsi contemporaneamente sul nuovo disco degli Empty Tremor, su questo progetto Genius, sui Khymera e trovando ancora il tempo di produrre un disco solista strumentale. Il risultato è che nessuna di queste uscite si avvicina minimamente al valore eccelso espresso dal nostro Liverani su platter come “Eors and Thanatos” che rimangono classici assoluti della sua band madre, gli Empty Tremor. In questo nuovo episodio della rock opera Genius troviamo una discreta prova compositiva incentrata sui canoni classici del rock progressivo ed elaborato che spesso si spinge in soluzioni sinfoniche e corali che danno al disco un taglio sonoro da musical americano. Il nuovo cd dei Genius è veramente troppo lungo, ottanta minuti di musica a cui sono state aggiunte molte parti narrate che non fanno altro se non appesantire il platter in maniera eccessiva. Le canzoni si basano sempre su refrain corali e dal mood crescente, la lista dei cantanti è impressionante ma non deve distogliere l’ascoltatore dal valore effettivo delle composizioni che, mi spiace dirlo, spesso non sono all’altezza di ugole così blasonate. La produzione del cd è avvolgente ma mai particolarmente aggressiva, le soluzioni sonore hanno un mood decisamente teatrale che farà la felicità degli amanti del pomp rock ma che non verranno apprezzate da chi ama il metal nella sua forma più pura come il sottoscritto.

L’incipit “He will die” mi rimanda al prog rock dinamico di band come gli Ayreon e possiede senza dubbio un impatto notevole sull’ascoltatore, il brano è fluido ed elegante nella sua lunga durata, certamente siamo di fronte al miglior pezzo del disco. Già con le successive “Playing in their dreams” e “He won’t escape” devo notare un abbassamento drastico del valore del song writing, si gioca con refrain vocali di facile presa e strofe crescenti dal mood solare. Gli spunti aggressivi che potrebbero portare i Genius a suonare power metal vengono smorzati da soluzioni chitarristiche ariose e il gruppo finisce quasi sempre per ridurre la sua potenza in maniera innegabile. Ne sono prova pezzi come “Beware” e la buona “What he has to say” dove la sezione ritmica sembra essere messa a freno a vantaggio delle solite squillanti melodie vocali di stampo corale che non mi convincono per niente. Del progressive raffinato ed elegante di “The future needs your name” non si trova traccia nè in “All my fault” e “Far away from here” due pezzi molto lunghi e leggermente prolissi. In entrambi i casi il song writing si allontana decisamente dai canoni del metal progressivo puntando su un prog rock pomposo giocato su refrain vocali e sulla esecuzione stellare dei vari interpreti, siamo molto lontani dai parametri artistici amati dal pubblico metal, anzi siamo su un altro pianeta. Gli spunti si “Fight agian” richiamano in causa i canoni sonori dei musical degli anni settanta, come “Hair”, “Jesus Crist Superstar” e “Cats” riletti in chiave rock ma con la stessa attitudine compositiva. La ballad “To be free” è una smielatissima slow tempo agli antipodi del metal.

Sarò retrogrado, imbecille, ma a me questi “All star projects” convincono poco e Genius mi ha veramente lasciato l’amaro in bocca. Chi ama il rock magari lo troverà immenso ma questo disco è troppo morbido per i metallari affamati di metal. Io potrei tollerare un lavoro come questo sei gli Empty Tremor avessero bissato i due dischi precedenti col terzo “The alien inside” ma a conti fatti nemmeno quel disco mi è piaciuto. Il mio consiglio da grandissimo fan di Daniele Liverani è questo: Daniele concentrati sulla tua band e lascia perdere tutto il resto. Mettici più birra nelle chitarre, che serve.

Tracklist
1. He Will Die
2. Playing In Their Dreams
3. He Won’t Escape
4. Valley
5. Beware
6. My Dear Son
7. What He Has To Say
8. All My Fault
9. To Be Free
10. Fight Again
11. Far Away From Here
 
Line-up
Daniele Liverani (g, b, k)
Dario Ciccioni (d)
+
Mark Boals
Daniel Gildenlow
Russel Allen
Edu Falaschi
Jeff Martin
Rob Tyrant
Eric Martin
Johnny Gioeli
Liv Kristine
Philip Bynoe
Oliver Hartmann   

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