Recensione: Evolution Of JazzRaptor

Di Mauro Gelsomini - 28 Settembre 2004 - 0:00
Evolution Of JazzRaptor
Etichetta:
Genere: Prog Rock 
Anno: 2004
Nazione:
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60

Stravagante esperimento, questo della Muse-Wrapped Records, che decide di non commercializzare il debut discografico di Jack Foster, bensì di distribuirlo gratuitamente via internet (dal sito ufficiale si possono scaricare le singole canzoni o anche l’intero album, in formato mp3): se invece vorrete avere fisicamente il CD tra le vostre mani, non lo troverete nei negozi né presso nessun mailorder, ma a partire dal 5 novembre potrete ordinarlo sul sito stesso, e vi sarà recapitato per posta.

Il progetto vede la luce dopo un periodo in cui Foster ha lavorato a vecchi brani riarrangiandoli in funzione dell’obiettivo consistente nel mescolare diverse influenze (jazz, blues, country, e molti altri generi) al progressive rock di Gentle Giant e Yes, in primis. Per fare questo il cantante/chitarrista californiano si è avvalso del supporto non solo morale di Trent Gardner dei Magellan, che si è occupato della produzione, nonché della stesura di molti arrangiamenti, e di Robert Barry (già con Three, Hush e The December People), autore delle linee di basso e batteria.

Si tratta sicuramente di un disco di difficile catalogazione, ma di non impossibile digeribilità – e ciò e un bene – dal momento che a differenza da quello che suole essere un luogo sempre più comune nel “prog” moderno, tiene in grande considerazione il lato catchy, melodico e romantico.
E’ per questo che la struttura portante di ogni brano si riconduce in un certo senso a canoni ben sperimentati, anche se manca quasi sempre una rigorosa forma canzone, mentre è ben evidente – ma non banale – la presenza di parti ricorrenti come ritornelli e strofe. Nonostante il calderone di generi, che spiazzerebb se ci mettessimo ad analizzare ogni singolo arrangiamento, è innegabile che l’attitudine di fondo del disco sia progressive, nel senso più stretto e primordiale del termine, complice anche il carattere solista delle composizioni, molto intimiste nelle atmosfere e nei contenuti lirici. A fare da deliziosa cornice alle song, che in buona approssimazioni possono considerarsi “cantabili”, tutta la serie di sperimentazioni di cui si accennava, ora più soft e ben celati dal mood generale, ora più esasperati e repentini, secondo l’approccio compositivo già seguito in tempi recenti da Flower Kings, Spock’s Beard e dagli stessi Magellan.
Sebbene il titolo dell’album inganni, non si può certo nascondere l’intermezzo che divide nettamente in due la power ballad che fa da opener, “Bohemian Soul”, né l’intro di piano ai limiti dello swing della conclusiva suite “Nirvana In The Notes”, forse gli unici due episodi veramente jazz del platter, mentre il resto dei brani spazia attraverso molti altri territori, come il country blues di “Cat’s Got Nine”, le sprizzate quasi AOR di “Dream With You” o il rock alternativo di “Feel It When I Sting”, o ancora il flamenco/country rock di “The Shy Ones”.
Come il più classico degli album solisti si mantiene costantemente su atmosfere riflessive e pacate, con la voce non troppo in evidenza, e la delicatezza del timbro di Foster cade giusto a puntino, ma non “esplodendo” mai non riuscirà certo a ritagliarsi il giusto spazio in un mondo che, lo vogliate o no, è fatto di sensazionalismi, ma di cui, viste le premesse, Jack Foster non si è mai preoccupato.

Tracklist:

  1. Bohemian Soul
  2. Cat’s Got Nine
  3. Feel It When I Sting
  4. The Shy Ones
  5. Tiger Bone Wine
  6. Dream With You
  7. Lucifer’s Rat
  8. Every Time You Smile
  9. Nirvana In The Notes

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