Recensione: Extinct

Di Marco Donè - 9 Marzo 2015 - 23:59
Extinct
Band: Moonspell
Etichetta:
Genere: Gothic 
Anno: 2015
Nazione:
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80

Per poter parlare in maniera corretta di Extinct, undicesimo full length dei portoghesi Moonspell, dobbiamo fare un piccolo passo indietro e, attraverso un flashback, spendere due parole sul precedente Alpha Noir, primo lavoro pubblicato dalla band di Amadora per l’austriaca Napalm Records. Il disco del 2012 figura come il peggior album nella discografia della band portoghese, una discografia composta da ottimi lavori, molti dei quali immortali. Alpha Noir non presentava la “solita” qualità cui i Moonspell ci avevano abituato, il songwriting risultava piatto, a tratti banale. Portava però con sé un segreto, come una sorta di malandato forziere nascondeva un inestimabile tesoro. Nella sua tiratura limitata presentava un bonus disc intitolato Omega White, un disco splendido in cui Fernando Ribeiro dava spazio al suo lato più dark wave/gothic oriented, deliziandoci con canzoni in cui era facile riconoscere influenze Type O Negative, Paradise Lost nel periodo più sperimentale e certe soluzioni già usate dalla band nel seminale Sin/Pecado. Così, conoscendo il Ribeiro pensiero e analizzando la carriera della band portoghese, la discografia, l’incapacità (forse è meglio dire abilità?) di restare imprigionata all’interno di determinati, quanto sicuri schemi, il voler mettersi sempre in gioco, era facile intuire che quel bonus disc potesse significare molto per il futuro dei Moonspell.

 

Partendo da qui, da questo sguardo al recente passato della band lusitana, da questa sorta di iniziazione, possiamo ritenerci pronti all’ascolto di Extinct, un disco che ci riconsegna i Moonspell in quella veste di magniloquente creatura artistica cui, da sempre, ci hanno abituato. Come è facile intuire da queste prime righe, ci troviamo di fronte ad un lavoro che, ad ascolto finito, risulterà essere uno dei migliori fin qui composti da Ribeiro e compagni. Extinct è un album in cui influenze The Sister Of Mercy, Type O Negative, The Mission ed il periodo più sintetico dei Paradise Lost, vengono assimilate e rielaborate con maestria e personalità dal quintetto lusitano, dando vita a dieci tracce in cui il marchio Moonspell splende come non mai.

 

Il disco, in cui va sottolineata la curatissima produzione, conquista già dal primo ascolto grazie a canzoni caratterizzate da struttura e melodie vincenti, che risultano capaci di ipnotizzare e catturare l’ascoltatore. Si parte subito alla grande con l’oscura e atmosferica Breath (Until We Are No More), canzone che abbiamo già potuto ascoltare in rete prima dell’uscita del disco. La traccia presenta elementi che possono essere ricondotti ad album come Sin/Pecado e Darkness And Hope, oltre che presentare le già citate influenze Paradise Lost. Ribeiro ne è l’assoluto mattatore. La scelta di puntare maggiormente sull’utilizzo della voce pulita, con quella sua personalissima e profonda timbrica – un basso perfetto direbbe qualcuno -, risulta vincente, creando una sorta di ammaliante aura oscura. Anche il ritornello, con la linea vocale principale in growl e le armonizzazioni in pulito, va nella stessa direzione. Da segnalare l’ottimo lavoro di Paixão alle tastiere, il suo operato si potrà ammirare in tutta la durata del disco. Un lavoro al servizio di ogni singola canzone, capace di enfatizzarne gli aspetti più atmosferici e teatrali. Tocca poi alla title track che risulta essere il pezzo più violento del disco, in particolare nella strofa in cui rivivono le soluzioni più ispirate di Alpha Noir. A fare però la differenza è il ritornello con le sue aperture goth rock, in cui la bella linea vocale di Ribero viene valorizzata da un ottimo lavoro di Paixão e Amorim. Con Medusalem, a detta di chi scrive il punto più elevato del disco, lo spettro dei The Sister Of Mercy è più vivo che mai ed il vampirico Fernando sembra un novello Andrew Eldritch. Dire che la canzone sembra una versione all’ennesima potenza della leggendaria Temple Of Love è tutto fuorchè eresia. Sempre in questa visione dark oriented va sicuramente citata Funeral Bloom in cui si possono riassaporare certe soluzioni à la Darkness And Hope. Ancora una volta è Ribeiro a fare la differenza alternando parti in clean voice ad uno spietato growl. Anche in A Dying Breed e The Future Is Dark, l’attuale incarnazione musicale della band lusitana si mescola alla perfezione a certi passaggi riconducibili nuovamente a Darkness And Hope. Proseguendo l’ascolto del disco ci imbattiamo in The Last Of Us che, assieme alla già citata Medusalem, risulta il punto più alto del platter. La canzone, in cui affiora un approccio HIM oriented, presenta evidenti capacità radiofoniche che possono portare ai Moonspell grandi soddisfazioni e quel ritornello che si apre con My curse is to love you, until we see the last of us centra l’obiettivo come meglio non si potrebbe fare. La canzone, quasi a farne da contraltare, è seguita dalla nera ed introspettiva Malignia, traccia che non avrà il potenziale radiofonico sottolineato in precedenza ma che, qualitativamente parlando, raggiunge livelli altrettanto elevati. Il disco non presenta cali di tensione e così Domina, che riporta alla mente una certa Scorpion Flower, è un altra canzone capace di ammaliare l’ascoltatore. Extinct si chiude con La Baphomette canzone dal flavour ottocentesco, una sorta di perfetta colonna sonora per un salotto frequentato da poeti maledetti.

 

I Moonspell sono una band che non sbaglia mai il colpo. Così, se Alpha Noir ha rappresentato l’eccezione che conferma la regola, Extinct doveva per forza essere un lavoro di qualità eccelsa. Il quintetto lusitano si dimostra – o meglio, si conferma – un entità artistica in continua evoluzione. Partendo dal seminale Wolfheart non si è mai chiusa in schemi prestabiliti. Ha sperimentato, ha battuto un sentiero in cui le sonorità gothic la facevano da padrone per poi appesantire la propria proposta arrivando ai confini del black di chiara derivazione mediterranea. Nonostante questa continua evoluzione, in ogni disco, l’identità, il marchio Moonspell era sempre ben riconoscibile. Con Extinct il quintetto di Amadora continua il suo percorso evolutivo recuperando un certo gothic sound, arricchendolo però con delle sonorità di chiara derivazione dark. Tutto questo riesce nuovamente a farlo senza snaturare la propria identità, ottenendo come risultato un disco che rispecchia fedelmente quella definizione di dark metal che da sempre accompagna la band. Un disco di qualità superiore dotato di un songwritng ispiratissimo in cui ogni singolo musicista dà il meglio di sé, non per risultare superiore rispetto agli altri ma per far risaltare al meglio ogni sfumatura espressa in ogni singola traccia. Nota di merito a Fernando Ribeiro che finalmente sfrutta a pieno la propria voce pulita. Secondo chi scrive queste righe, proprio nel clean voice Fernando dà il meglio di sé. Purtroppo, nonostante gli oltre vent’anni di carriera, fino ad ora non aveva mai curato questo aspetto. In Extinct invece realizza la propria miglior prestazione e le parti in pulito (tecnicamente parlando) non risultano mai forzate, riuscendo ad interpretare al meglio i colori che vivono nelle canzoni, ricorrendo al growl solo quando ce n’è realmente bisogno. Extinct è un lavoro che ritroveremo nelle classifiche dei top album di fine anno, ora non rimane che farlo vostro…

 

Marco Donè

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