Recensione: Feather of Thruth

Di Andrea Bacigalupo - 1 Luglio 2020 - 0:01
Feather of Thruth
Band: Poltergeist
Etichetta: Massacre Records
Genere: Thrash 
Anno: 2020
Nazione:
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77

Tornano i Poltergeist con ‘Feather of Thruth’, nuovo album disponibile dal 3 luglio 2020 via Massacre Records.

Formazione pressoché invariata rispetto a quella del predecente, ‘Back to Haunt’ del 2016, vede solo il nuovo ingresso alla batteria di Reto Crola, al posto di Sven Vormann.

Per il resto troviamo sempre coloro da cui è partito tutto, il chitarrista V.O. Pulver ed il vocalist André Grieder, quest’ultimo noto anche per aver cantato in ‘Cracked Brain’ dei Destruction del 1990, che hanno dato vita ai Poltergeist nel lontano 1985 e li hanno portati avanti fino al 1994, quando hanno subito una battuta d’arresto, nonché la seconda ascia Chasper Wanner, entrato nel 2013 quando la band è rinata, ed il bassista Ralf W. Garcia, assunto nel 2016.

Feather of Thruth’ è la dimostrazione che la riunione del combo non è avvenuta per caso e che non è un fuoco fatuo: le idee ci sono e la tecnica per esprimerle anche.

Rispetto al sopra citato, e già valido, ‘Back to Haunt’ il songwriting del nuovo platter è più maturo e completo, di maggiore corposità ed impatto.

La carica Thrash è ad alta detonazione, con riff granitici che si armonizzano con linee melodiche taglienti e trascinanti. Si sente il valore che i nostri danno alla Old School, in particolare ci sono molti richiami al modo di comporre di Exodus e Testament, ma non manca tanta tecnica personale e voglia di fare qualcosa di nuovo, elementi che tagliano via ogni possibile senso di nostalgia.

In particolare attanaglia il muro sonoro costruito utilizzando ritmiche pesanti e taglienti al posto dei mattoni ed una batteria devastante come malta.

Il termine più semplice che mi viene in mente è ‘compatto’: da qui non si passa!

Il mare in cui i Poltergeist sguazzano meglio è dunque quello del Thrash d’assalto, diretto e senza fronzoli, con cascate di note a scroscio continuo ma non estremizzato al massimo, furioso ma non ferocissimo, con molta importanza per la melodia delle tonalità vocali e per gli assoli importanti e lunghi, con molti scambi e duelli di chitarra.

Questo è messo in chiaro da subito con le esplosive ‘Time at Hand’ e ‘Saturday Night’s Allright for Rockin’, entrambe di matrice vecchia scuola, trascinanti e dirette, due bei colpi di clava assestati nei timpani.

Ma i Poltergeist non sanno solo correre a perdifiato, ce lo provano con il brano che dà il titolo all’album ‘Feather of Truth’ che contrappone la durezza della ritmica alla sofferenza del cantato, invadendo i territori al limite del Power, inserendo qualche enfatica sfumatura Prog di completamento che ne arricchisce l’andatura.

Poi l’album riparte con ‘The Attention Trap’ un Thrash rocambolesco e ficcante, in cui le linee di chitarra tagliano come rasoi e ‘Phantom Army’, molto dinamica e d’effetto, divisa in sezioni in parte cadenzate ed in parte veloci.

La successiva ‘The Godz of the Seven Rays’ è una cavalcata energica e trascinante dove l’anima power del combo ritorna ad emergere, soprattutto quella di Andrè, che in questo pezzo dà un ottima prova vocale.

Poi il passaggio a livello si chiude per fa transitare due treni ad alta velocità, che causano uno violento spostamento d’aria: ‘The Culling’ e ‘Megalomaniac’, sono Thrash d’alta scuola dove gli anni d’esperienza degli artisti si sentono tutti.

Infine, dopo la mazzata data dall’ecletticità di ‘Ambush’, chiude ‘Thin Blue Line’, un Thrash moderno e senza freni che esalta la sofisticata tecnica della band.

Con ‘Feather of Truth’ i Poltergeist si dimostrano una band coesa che non vive del solo passato, ma che guarda con forza e determinazione in avanti.

Le versioni digitali e CD contengono anche le bonus track ‘Unholy Presence’ e ‘Notion’, ulteriore valore aggiunto a questo più che valido lavoro. Ora, attendiamo il prossimo. Bravi Poltergeist!

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