Recensione: Feel The Heat

Di Manuel Gregorin - 12 Ottobre 2023 - 8:30
Fell The Heat
Band: Nitrate
Etichetta: Frontiers Music
Genere: AOR  Hard Rock 
Anno: 2023
Nazione:
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80

Torna Nick Hogg con i suoi Nitrate, che con il nuovo Feel The Heat giungono al quarto album in studio. Formatisi nel 2015 a Nottingham, esordiscono nel 2018 con Real World, un concentrato di melodic hard rock/AOR che trae spunto da artisti quali Europe, Def Leppard, e Bon Jovi. Con il tempo i Nitrare hanno effettuato alcuni cambi di formazione, gli ultimi dei quali riguardano i neo acquisti Alex Cooper (batteria) e Richard Jacques (chitarra), che vanno a sostituire Mikey Wilson e Dario Nikzad. Troviamo ancora al loro posto invece , altre ad Hogg al basso, lo svedese Alexander Strandell alla voce (Art Nation, Crowne), ed i fratelli Tom e James Martin, che dopo essersi distinti con i Vega sono approdati ai Nitrate per occuparsi rispettivamente di chitarra e tastiere. Oltre ad assumere il determinante ruolo di principali compositori del gruppo.

Edito da Frontiers, Fell The Heat è stato prodotto e mixato proprio dai fratelli Martin e annovera una nutrita schiera di ospiti come Leon Robert Winteringham (LRW Project), Alan Clark (Change of Heart), Issa e Rob Wylde (Midnite City / Tigertailz). Non meno importante poi la presenza in fase compositiva di Bob Mitchell, già autore di The Flame, successo di classifica degli storici Cheap Trick.
Senza dubbio una formazione di prim’ordine, con la quale Hogg e soci puntano a bissare, se non superare il successo del precedente Renegade, con il quale hanno registrato oltre 1 milione di stream su Spotify.

Rumori da giungla urbana ci introducono all’opening track Fell The Heat, un brano vivace con ritmo e melodie che si mescolano in un accattivante cocktail musicale. Una partenza con cui i Nitrate centrano già da subito il primo strike. Presente anche un buon assolo di chitarra, che fa da preludio ad un breack più soft di alcuni secondi, prima che il pezzo torni a decollare con il ritornello. I Nitrate emanano ancora calore con la seguente All The Right Moves, dove il combo britannico, stando in tema con il titolo, piazza un’altra mossa giusta. Di seguito Wild In The City, un elegante hard rock/AOR con buone rifiniture.

Pare proprio che dopo le soddisfazioni del precedente Renegade, Nick Hogg si sia messo sotto per mantenere i Nitrate su buoni standard. Infatti, forte della collaborazione dei fratelli Martin nella fase di songwriting, anche questa volta sembra aver trovato la giusta ispirazione.
Le atmosfere si fanno più sognanti con il rock pacato di Need No Little Love e la ballad One Kiss (To Save My Heart), dove vediamo (o meglio sentiamo) Strandell duettare con Issa, celebre vocalist nota anche per essere la moglie di James Martin oltre alla lunga e proficua carriera discografica.

Con il rock/AOR di Live Fast Die Young, i Nitrate omaggiano i Journey:  la cosa non stupisce, essendo la storica formazione statunitense una delle band mentori per il combo capitanato da Hogg.
La prova dei singoli musicisti è di buon livello ed anche i due nuovi arrivati sono decisamente al passo con i veterani della band. Non passa inosservata inoltre, una certa “manina pesante” del batterista Alex Cooper. Infatti le parti di batteria sono più corpose rispetto alla media degli album melodic rock. Particolarità che comunque non stona affatto, dando quel tocco di durezza che potrebbe accontentare anche i palati con i gusti più decisi.
La produzione del disco come intuibile, guarda a sonorità in voga negli anni 80, anche se c’è da dire che le soluzioni vintage in certi punti paiono essere un po’ forzate. Ciò non crea particolari problemi, ma forse un lavoro al mixer un po’ più contemporaneo non avrebbe stonato, se non addirittura dato una resa ancora migliore ai pezzi. Come detto, è solo un dettaglio che non intacca la qualità di Feel The Heat.

Procedendo, arriva il turno di Haven’t Got Time For Heartche, un pezzo che presenta un piglio più duro rispetto alla media del disco, con Cooper che può sbizzarrirsi picchiando diabolicamente i suoi tamburi. Dopo l’assolo di chitarra infine, si ritaglia uno spazio anche il boss Hogg (Ovviamente riferito al bassista fondatore e non l’intrallazzone con la Cadilac bianca del telefilm Hazzard).
Di seguito Satellite, che pare quasi voglia far da contraltare al pezzo precedente muovendosi su territori molto vicini al pop rock.
Altro momento notevole è Strike Like A Hurricane, un hard rock anthemico di quelli che, se fossimo ancora negli anni 80, avrebbe potuto lanciare i Nitrate nei palinsesti di MTV per qualche mese. Ancora melodie canticchiabili per il rock di Big Time, prima di giungere alla conclusiva Stay, un’altra ballata dai toni distesi e dal sapore retrò.

Un buon lavoro questo Feel The Heat, in cui trovare ben bilanciate melodia e la giusta dose di energia tipica del rock. Un prodotto che può abbracciare un ampia fetta di pubblico anche al di fuori del filone AOR.
Sicuramente una conferma per i Nitrate, che ormai possono definirsi ben inseriti tra le realtà più solide del panorama melodic-rock.

https://www.facebook.com/Nitrateofficial

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