Recensione: Renegade

Di Vito Ruta - 14 Settembre 2021 - 22:27
Renegade
Band: Nitrate
Etichetta: AOR Heaven
Genere: AOR  Hard Rock 
Anno: 2021
Nazione:
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71

Ad un anno esatto dall’inizio della mia avventura con Truemetal, in qualità di apprendista recensore, l’ascolto di “Renegade”, terzo album della band inglese Nitrate, ha portato i miei due neuroni superstiti, sfiancati da temperature torride, a fare alcune brevi riflessioni che voglio condividere.

La produzione alla quale ho avuto accesso in questi dodici mesi mi ha impressionato non solo per la estrema varietà di proposte, ma anche per l’elevato standard qualitativo di resa musicale, composizioni, capacità e preparazione dei musicisti.
La creatività non si è fatta fermare da alcuna restrizione e il rock, nelle sue varie declinazioni, risulta più attivo che mai, capace di trovare nuove vie e modalità di aggregazione, nonché di sapersi rinnovare, pur avendo, comunemente, quale imprescindibile punto di riferimento il periodo d’oro costituito dal ventennio 70-80, che resta, per nostra fortuna, gettonatissimo.
I Nitrate sono paradigmatici in tal senso: una band dal suono attuale e curatissimo, con il cuore rivolto a quel glorioso passato in cui gruppi come Def Leppard e Journey la facevano da padroni e le cui sonorità ritroviamo in questa ultima fatica.

Line-up nuova di zecca per la band fondata dal bassista Nick Hogg che vede accanto allo stesso i fratelli Tom e James Martin (Vega), rispettivamente alla chitarra ritmica e alle tastiere, Dario Nikzad (Hell to Pay) alla chitarra solista, Mikey Wilson alla batteria, Alexander Strandell (Art Nation) alla voce, coadiuvato dai cori dell’oramai onnipresente Alessandro Del Vecchio.
Renegade” ripropone la ricetta già comprovata nelle precedenti uscite “Real World” del 2018 e “Open Wide” dell’anno successivo: buoni arrangiamenti, chorus accattivanti, tastiere briose, assoli corposi ma equilibrati e melodie a tonnellate, supportate, questa volta, dalla voce considerevole di Strandell.

Non tutte le tracce hanno però la medesima presa.
Circa la metà dei brani dell’album, per lo più localizzati nella prima parte, risulta fresca e coinvolgente…dell’altra metà possiamo dire che ha più che discrete possibilità di piacere allo zoccolo duro degli appassionati del genere AOR.
Da segnalare vi sono il pezzo di apertura “Danger Zone” e la successiva titletrack “Renegade”, in cui Nikzard si produce in uno dei migliori soli dell’album, entrambi dalle atmosfere decisamente catchy, che, se solo il lavoro fosse uscito negli anni ‘80, avrebbero sicuramente costituito due hit con tanto di video a rotazione massiva su MTV.
Altrettanto si può dire dei brani tre e quattro in scaletta “You Think You’ve Got” e “Big City Lights” che presentano una più che riuscita commistione tra le sonorità dei Journey e dei Def Leppard e riescono a risultare trascinanti.
La settima traccia “Addicted”, pezzo in cui lo stile degli eroi di Sheffield campeggia, rappresenta una vera e propria chicca e avrebbe fatto la sua porca figura nell’album “Hysteria”.
I restanti episodi, eccezion fatta forse per “Children Of The Lost Brigade”, che si apre con un riff dal piglio deciso e nasconde un chorus al miele e “Take Me Back” – che conclude il lavoro – dalla chiara impronta Journey, sono, a mio giudizio, un po’ sotto le righe.
Sebbene pur sempre orecchiabili e eseguiti con perizia, esercitano un fascino decisamente inferiore a quelli citati.

Nonostante un percepibile divario tra i momenti più azzeccati (quando i Nitrate fanno centro lo fanno alla grande) e quelli un po’ meno riusciti, l’album merita, comunque, di essere ascoltato.

 

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